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Ischia Porto

 

Centocinquant'anni fa, il 17 settembre 1854, Ferdinando II di Borbone festeggiò la trasformazione del lago di Villa de' Bagni nel Porto d'Ischia.

Un'opera tecnicamente pregevole per le attrezzature dell'epoca, lungimirante sotto il profilo socio economico, pensata per incrementare i traffici con questa piccola parte del Regno. Oggi si festeggia quell'evento, e la mia speranza è che la festa per i 150 anni del Porto Borbonico non sia archiviata con la botta finale dei fuochi pirotecnici, ma ci faccia consapevolmente prendere atto delle grandi colpe che la Comunità nel suo insieme ha nei confronti di questa struttura, e ci spinga a comprendere che la portualità non inizia e non finisce sulle banchine attrezzate per le barche da diporto.

Il porto che vedeva la luce 150 anni fa, grazie alla lungimiranza di un monarca che una storiografia marchettara ha demonizzato e ridicolizzato. E' stato manomesso, stravolto, inquinato, scassato, supercaricato di traffici, nonostante che la sua conformazione fosse incompatibile con certe dimensioni ed attività. Ma è stato necessario fare di necessità virtù, perché Ischia ha dovuto sostenerne il suo sviluppo economico legato al turismo e le persone e le derrate dovevano pur sbarcare da qualche parte.

Oggi il porto d'Ischia scoppia. Il suo retroterra non è più in grado di sopportare il carico autoveicolare cui è sottoposto. Prima o poi il palazzo adiacente il Palazzo D'Ambra crollerà. Nonostante l'evidenza della emergenza, i nostri sei beneamati sindaci continuano a disinteressarsi della portualità commerciale, che è bene ricordarlo, è un problema di tutte le comunità isolane. L'isola d'Ischia ha bisogno di un nuovo approdo commerciale.

Se non vogliamo continuare ad arrabbattarci con quel che abbiamo a Ischia e Casamicciola, che è obiettivamente poco e mal organizzato, e rischiare di restare isolati, dobbiamo cominciare a ragionare su questa necessità.

 

I nostri sei sindaci, festeggiato l'evento voluto da Ferdinando II di Borbone, dovrebbero cercare d'imitare quel sovrano e la sua corte nei fatti e non solo indossandone gli abiti per la sfilata.

La spiaggia degli Inglesi (Fotografia di Roberto Massimelli)

Quel re capì l'importanza di un porto in un'isola. Questi sindaci - che grazie alla Bassanini, pensano d'essere dei re nei loro confini municipali - capiranno che senza un porto commerciale, diventa inutile anche la marina per i diportisti? Il tema del porto commerciale divenga centrale nelle agende e, tutti insieme, andiamo a porre il problema alla Regione e, perché no!, al Governo, sollecitando l'intervento della "legge obiettivo", perché si tratta di una infrastruttura di cui l'isola non può più fare a meno.

Ci sono amici che ricordano con troppa nostalgia i tempi in cui nel porto c'erano quattro barconi per caricare le botti ed in una San Montano selvaggia s'andava con la barca... Forse era suggestivo, ma quei tempi erano anche quelli della fame, dell'emigrazione, degli studi negati, della mortalità infantile...

Non dimentichiamolo...


Liberamente tratto da: Domenico Di Meglio, 17-9-2004

immagini a cura del sig. Aldo Monti

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