Poesia scritta per non
dimenticare L'Aquila, il terribile terremoto, i genitori dei ragazzi
morti nel crollo della Casa dello Studente: una tragedia che
condizionerà per sempre la vita dei familiari delle vittime.
L’inizio della
fine
Siamo qui ad aspettare un semplice sì,
un qualsiasi segnale che smuova la nostra testa,
che sposti le lancette annodate del nostro tempo,
immobili,
eppure in un impercettibile movimento continuo teso a ricordare il
passato,
a consumare quell’attimo in cui un alito di vento ha soffiato più
forte portando via il tutto
e lasciando qui soltanto, l’inutile resto.
Tutto è immobile, fermo, impassibile,
eppure lì fuori c’è un rumore assordante, un gran chiacchiericcio.
La gente sorride, ci parla, ci abbraccia,
ma niente ci smuove.
Tutto inesorabilmente tace e scorre senza un presente. Figuriamoci
un futuro.
E’ solo un brutto incubo - ripeto fra me e me - passerà, niente di
tutto questo è vero!
Provo a svegliarmi da questo atavico torpore ma nulla ci appartiene,
nemmeno la nostra vita.
Mi sento soffocare, manca l’aria, si stringe la gola, duole il
cuore, soffoca lo stomaco, tremo fino ai piedi, piango e il tempo
non passa mai.
Ma è già sera e tutto muta e riporta sempre a quell’istante in cui
il vento ha soffiato più forte,
tutto si è fermato e la vita ha smesso di sorridere e il nostro
cuore di sognare.
Aspettiamo un altro domani e speriamo nella vita che verrà.
Pensiero estratto dalla
scatola di latta |