Note sull'artista
La sfera e la spirale nell’opera di
Claudio Infante (da L’Avanti, 17/02/2011)
Nella celebre
Allegoria di Alfonso d’Avalos, Tiziano attribuiva alla sfera di
cristallo il significato di un’armonia superiore, universale, idealmente
conclusa nella sua forma perfetta e senza spigoli. L’artista cilentano
Claudio Infante, classe 1961, in mostra dal primo al 16 marzo al Maschio
Angioino di Napoli, ripropone il valore simbolico della sfera nelle sue
monumentali sculture ed installazioni, concepite come corpi senza peso,
liberi di ruotare nello spazio, lasciandosi attraversare dalla luce che
gioca un ruolo fondamentale nella percezione dei corpi in movimento.
Nella ideale, ma potenzialmente reale, rotazione della sfera si realizza
la fusione dei contrasti: opacità e trasparenza, leggerezza e
monumentalità, pieno e vuoto, che acquistano valore soltanto in una
visione statica e materialistica.
Alla finitezza
della sfera, però, l’artista contrappone l’incompiutezza di una forma
spiralica, che comunica l’ansia di ascendere e di trascendere
l’esperienza dei sensi, per conquistare quella pienezza dello spirito
che rappresenta il fine ultimo dell’esistenza umana. Nel motivo della
spirale possiamo individuare un richiamo al costruttivismo russo e in
particolare al Monumento alla Terza Internazionale di Tatlin, che
però si colloca in un orizzonte materialista, aspirando alla costruzione
‘dal basso’ del socialismo, mentre l’opera di Claudio Infante si colloca
in una dimensione trascendente, ormai affrancata da ogni legame con la
corporeità.
Inoltre,
nell’opera di Infante, l’utilizzo di materiali riflettenti e
specchianti, unitamente alla presenza di varchi, fessure e fenditure, ci
offre la sensazione di entrare nell’opera e di abitarla, partecipando
all’armonia superiore della sfera.
La scelta di
materiali di recupero come reti metalliche, lamiere, frammenti di legno
e plastica assume una valenza etica, in opposizione alla ridondanza di
segni rumorosi e squillanti di cui si serve la società dei consumi per
veicolare futili messaggi. La scelta dell’artista cilentano, in tal
senso, è in piena consonanza con la poetica dell’arte povera, e in
particolare con l’opera di Mario Merz, che pure elevò la sfera e la
spirale a simboli archetipici.
Un’ultima
considerazione va fatta sul valore della manualità nell’opera di
Infante, il quale, avversando i teorici dell’«arte fredda», intende
l’arte come una creazione congiunta delle mani e della mente.
Marco di Mauro
Testo ed immagini (foto jo mangone) tratti dalla
presentazione della personale di Claudio Infante “Gabbie in MOvimenTO” a
cura di Marco di Mauro con allestimento di Gianfranco Erbani. Napoli,
Maschio Angioino 01-16 marzo 2011. |