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Dal
libro di Pina Catino “Misteri dell’Antichità: Culti dell’acqua e
mito del Sole”
2a
edizione, tradotta in Inglese, Francese e Spagnolo
Il
Gurgo: Culto dell’acqua mito del Sole |
Andria, Grotta di San Michele e
Grotta di Santa Maria di Trimoggia o “Signora” dell’abbondanza
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Andria, Gurgo - grotta dell’antico culto
dell’acqua, dedicata a san Michele nei primi secoli del
Cristianesimo |
Le grotte
fin dal Paleolitico furono utilizzate come luoghi di sosta; è nel
Neolitico che alcune di esse furono sede di riti cultuali per il
loro potere evocativo. Oggi rappresentano uno straordinario archivio
geologico, fornendo informazioni sulla evoluzione climatica e quindi
geologica avvenute nel corso dei millenni.
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Andria, Gurgo - grotta di san Michele, area
sacra |
Nel Gurgo,
selvaggia e magnifica dolina carsica epigea fra le più grandi in
Puglia, la brezza soffia dove vuole, e tu ne senti la voce ...
[Giovanni 3,8]. Arrivandovi al tramonto, si scoprirà che la luce
darà alla grotta dedicata alla Madonna di Trimoggia, un fascino
particolare. Misurazioni e calcoli astronomici che coincidono con i
periodi di plenilunio, fanno pensare che sia stato il luogo di
osservazione legato al culto della Luna e dell’acqua. Anche da un
punto di vista teologico la Vergine nelle parole di scrittori
ecclesiastici come sant’Ambrogio, viene spesso associata alla Luna
come il pianeta che ruota intorno a noi, ella riflette la luce
del Sole, che è Cristo. Così la luce divina si diffonde nel
nostro mondo. Per quanto ci riguarda, non potremmo in nessun
modo fruire direttamente di questa luce, troppo intensa, troppo
calda, per cui la mitezza e la calma della “Donna” ne costituiscono
il tramite. Attraverso questa mediazione, rapporto tra il Sole e la
Luna in generale, è possibile arrivare alla comprensione del mistero
di Cristo [1].
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Andria, Gurgo - grotta di San Michele,
coppelle sacre presenti nella roccia che servivano per la
raccolta delle acque |
L’esigenza di un saldo punto di riferimento nei vari tempi e nei
vari luoghi, indusse l’uomo a creare l’archetipo dello spazio sacro.
Delle nove grotte presenti nel Gurgo, (dal lat. gurges,
vortice) due di esse furono utilizzate nell’antichità, una legata al
culto dell’acqua - grotta di san Michele Arcangelo, l’altra alla
fertilità con l’adorazione della Madonna di Trimoggia - la “Signora
dei Luoghi”, del rinnovamento della vita, mediatrice tra l’umano e
il divino. Trimoggia significa appunto abbondanza, termine
derivante da due etimi latini, tri con l’accezione di “molto,
moltissimo” e moggio (lat. modium) - unità di misura
[2]. E, proprio ai
piedi della grotta dedicata alla madonna puoi ascoltare la voce di
un improvviso soffio di “brezza” che ti avvolge, ti chiama, ti
sospinge verso la caverna. In latino brezza si dice spiritus,
in greco pneuma e in ebraico r’uah: queste parole, nelle tre
lingue, sono le stesse usate per indicare uno spirito. Nelle
vicinanze della grotta si avverte il mana, quella potenza, energia,
che i contadini hanno forse avvertito nei secoli, sempre, e scelsero
quella grotta, non le altre, per il culto alla Madonna di Trimoggia.
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Andria, Il Gurgo, grotta della “Signora” dei
luoghi, dedicata alla Madonna di Trimoggia. Ubicata nei
pressi del Santuario del SS. Salvatore, a 2 km dal centro
abitato, la dolina ha una superficie di 43.000 mq, un
perimetro di 800 m ed è profonda circa 38 m |
La
grotta, la magna dea mater, che rappresenta il carattere ctonio
della divinità, ossia l’appartenenza all’abisso, alla profondità, è
considerata la grande generatrice, la rappresentazione dell’utero
femminile e quindi sede della creazione. Elemento importante del
rito cultuale è l’acqua, il mistico liquido e le sue sorgenti.
Infatti, nonostante il Cristianesimo, gli abitanti dei luoghi non
avevano dimenticato il mitico mondo apotropaico al quale apparteneva
e dal quale veniva. Nel corso dei secoli i riti religiosi
continuarono. Ancora oggi, l’acqua raccolta in piccole pozze
carsiche, ha notevoli poteri curativi, in tempi remoti era simbolo
religioso ma anche materiale dato che l’elemento per eccellenza
della vita, accumulata, poteva garantire la sopravvivenza della
famiglia o del raccolto.
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Stabilire l’età delle rocce della Terra e dei
fossili è fondamentale per ricostruire la storia del nostro
pianeta. Il metodo usato è quello della datazione con gli
atomi radioattivi che, in piccola parte, sono contenuti in
tutte le rocce del sistema solare. Questi elementi
radioattivi sono dei veri orologi naturali, quando una
roccia si forma, solidificandosi, congela al suo interno una
piccola quantità di tali elementi radioattivi. La roccia più
antica che si conosce è lo gneis di Acasta scoperto nei
territori del nord-ovest del Canada. |
L’acqua
quindi rimane non solo elemento primordiale, ma elemento ultimo alla
nostra sopravvivenza. I taoisti dicevano: “l’uomo che inquina la
propria acqua, è un uomo morto”. Ed è forse la fine che spetta
alle nazioni se non rieducheremo il nostro spirito alla sacralità
delle acque di Madre terra.
Note
[1] Questo
concetto è incisivamente reso in una preghiera dei
flagellanti francesi medievali: “Ave Regina, pura e
amabile, / Nobilissima, ave stella del mare, / Ave, cara
Vergine, / Luna dove Dio si celava. / Se non fosse per la
Vergine Maria / il mondo sarebbe perduto”.
[2] In
archeologia il termine riporta al copricapo della divinità
sotterranea, denominato modeo, genericamente è la
superficie di terra occorrente alla semina di un moggio di
grano. (Lat. modius). Per i Romani è l’antica unità
di misura di capacità per aridi equivalente a litri 8,733,
come misura agraria corrisponde a 1/3 di iugero.
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Notizie sul Gurgo di Andria
Nel
1919 il prof. Colamonico inizia le prime osservazioni degli
aspetti morfologici e geologici nel Gurgo di Andria. Negli anni
’70 sarà il prof. Orofino a redigere un attento rilievo
topografico su due grotte sino ad allora conosciute: grotta di
san Michele e grotta della Madonna di Trimoggia, avvolte nel
mistero, fino alle ricerche svelate e pubblicate nel mio libro
“Misteri dell’antichità: culti dell’acqua e mito del Sole”.
Venti
anni fa il Gruppo Speleologico Dauno di Foggia e anni più tardi,
nel gennaio 1992, il Gruppo Speleologico Ruvese, riprendono gli
studi speleologici e esplorano altre sette grotte.
La
struttura carsica è individuata nelle tavole dell’Istituto
Geografico Militare, col toponimo “Gorgo”, (foglio 176,
quadrante NE), coordinate geografiche 41° 12’ 30” di latitudine
nord e 3° 49’ 24” di longitudine est.
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Andria, il Gurgo, roccia di calcarenite
pleistocenica. La Puglia fu sommersa durante il Pleistocene
antico, da una trasgressione marina, invece nel corso del
Pleistocene medio si susseguirono alternativamente fasi di
erosione e accumulo che generarono abbassamenti e
innalzamenti del territorio |
Gurgo
ha forma ellittica avente l’asse maggiore di 275 m e l’asse
minore, perpendicolare al primo, di circa 200 m. Il perimetro è
di circa 800 m e racchiude una superficie di 43.000 m₂. Il fondo
è posto ad una profondità di circa -38 m. Lungo le pareti
affiorano le rocce del calcare di Bari. Gli strati di calcare
presentano delle cavità carsiche e il Gurgo di Andria risulta
come una delle più grandi strutture carsiche epigee della
Puglia. Il termine carsismo sta ad indicare il complesso di
fenomeni quali la formazione di depressioni, cavità e di grotte,
dovuti all’azione erosiva e chimica dell’acqua su rocce solubili
quali i calcari. Questo termine proviene dalla regione del Carso
triestino e goriziano dove i suddetti fenomeni sono famosi da
secoli. La
dolina carsica è situata a sud-ovest del centro abitato di
Andria, adiacente al Santuario del SS. Salvatore.
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Andria, il Gurgo, cumuli lapìdei, definiti
“specchie” avevano un ruolo importantissimo nel culto della
dea delle acque, infatti per un semplice fenomeno di
condensa la brina che durante la notte si accumulava tra le
pietre condensava di giorno garantendo la vita e la
fertilità. Ancora oggi questa è la funzione dei muretti a
secco o “fontane di rugiada”. L’acqua è fondamentale per le
reazioni chimiche con cui funzionano gli organismi
biologici, essendo un ottimo solvente, è un’abbondante fonte
di idrogeno per molte reazioni biochimiche fondamentali come
la fotosintesi. Per queste reazioni l’acqua serve allo stato
liquido. |
La
caratteristica conformazione della struttura carsica, favorisce
la presenza di particolari microclimi; la vegetazione presente
nel Gurgo assume l’aspetto di una boscaglia irregolare, tra
maestosi esemplari di noce, noccioli e piante sparse di ulivi,
pero e gelso bianco, meravigliose piante di cappero, fichodindia,
piselli, asparagi, ligustro, borragine, ciclamini, orchidee,
camomilla, cardi, tarassaco, aglio, cipollaccio, inula pulciaia,
e tante altre meravigliose piante dalle preziose proprietà.
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Andria, Santuario del Santissimo Salvatore,
Madonna di Trimoggia - affresco XVI sec. |
Naturalmente l’habitat è una nicchia coloratissima, grazie alla
varietà delle farfalle, ottimi indicatori ecologici e agli
uccelli instancabili cantori. Il rigogolo, dal tipico canto
flautato, tordi e sulle pareti più ripide troviamo il passero
solitario. Fra le fessure praticate nei tronchi e buchi nei
muretti a secco, fa capolino l’upupa, inconfondibile per la sua
cresta e il volo a farfalla, mi lascia incantata quando la vedo
volare … ma ci sono anche i predatori come la civetta e il
barbagianni, oramai adattati alle campagne antropizzate, fanno
tenerezza quando li guardi. E poi il verzellino, il rampichino
dal lungo becco, la capinera, il classico falchetto e il
gheppio. Il Gurgo è anche un habitat eccezionale per gli uccelli
migratori (primavera e autunno). Troviamo la passera scopaiola,
l’averla capirossa e il codirosso spazzacamino. Insomma … un
meraviglioso mondo, nato da una goccia d’acqua.
Pina
Catino
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La Fotoreporter Pina
Catino
madrina dell'inaugurazione della sede forestale di Gurgo,
Andria nel 178° anniversario Corpo Forestale dello
Stato, ottobre 2009
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Da sinistra: il capo del Corpo Forestale
dello Stato, ing. Cesare Patrone, il presidente 6ª
Provincia BAT (Puglia), avv. Francesco Ventola,
il presidente Parco dell'Alta Murgia, avv. Michele
Dilorenzo, la Fotoreporter Pina Catino |
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Testi ed immagini di Pina Catino
Pubblicazione
Internet a cura de Il Portale del Sud, aprile
2009, su gentile concessione dell'autrice. Vietata la
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