Le Pagine di Storia

Artisti, uomini di cultura e scienziati di tutta l'Italia trovarono nel Regno Siculo-Partenopeo le migliori condizioni per affermarsi, realizzando opere e scoperte

Giuseppe Piazzi

a cura di Guido Masotto

Cenni biografici

Giuseppe Piazzi nacque a Ponte di Valtellina il 16 Luglio 1746, morì a Napoli il 22 Luglio 1826. Si sa poco sui suoi studi e sulla sua formazione scientifica, altrettanto poche, spesso vaghe e talora contraddittorie, notizie si hanno sulla sua carriera di docente. Nel 1757 (a 11 anni) iniziò a studiare presso il seminario di Como. Dal 1763 studiò nel Collegio dei Gesuiti di Brera a Milano, dove Ruggero Boscovich vi aveva fondato l'Osservatorio Astronomico e vi insegnava G. Tiraboschi,  e là prese l'abito di monaco Teatino a 18 o 19 anni. Finì il suo noviziato nel convento di Sant'Antonio [1] e continuò a studiare presso i collegi dell'Ordine a Torino dove insegnava fisica G.B. Beccaria (che tra il 1760 e il 1774 fece ricerche per la misura del grado di meridiano). Fra il 1768 ed il 1770 abitò a Roma, nel Collegio dei Teatini di Sant'Andrea della Valle dove studiò teologia ed ebbe tra i vari insegnanti i Padri Thomas Le Seur e François Jacquier (che facevano osservazioni astronomiche dalle specola del monastero di Trinità dei Monti, ambedue rinomati matematici, noti anche come curatori e commentatori dell'edizione ginevrina dei Principia Mathematica di I. Newton). [1], [2], [3], [4], [5].

Fu per merito di questi insegnanti che nacque il suo interesse per la matematica e l'astronomia, nonché la sua riconosciuta e celebrata padronanza delle lingue italiana e latina. Si sa che insegnò filosofia a Genova [3] e matematica alla nuova Università di Malta finché questa durò. In particolare, si sa dalle carte di Piazzi conservate nell'Archivio dell'Osservatorio di Palermo, che fu chiamato ad occupare la cattedra di matematica a Malta nel Luglio 1770 [2], [6].

Tavola tratta dalla "Specola Astronomica"

Professore a Malta

Il maltese A.P. Vella, professore di storia all'Università di Malta, nella sua storia di quella Università [7], fornisce alcuni dettagli tratti dagli archivi maltesi, in particolare dell'Ordine Militare di Malta che deteneva il potere politico e amministrativo sull'isola, ma per talune materie dipendeva - formalmente - dal papa, anche se nella sostanza era autonomo e teneva ad esserlo.

Malta, come del resto tante altre nazioni, dopo la cacciata dei Gesuiti, era rimasta priva di scuole, soprattutto di alto grado come il Collegio, quindi il Gran Maestro Pinto che aveva fondato l'Università con proprio decreto il 22 Novembre 1769 in seguito ad una Breve papale di consenso, il 26 Gennaio 1771 ebbe dal Pontefice l'autorizzazione a nominare le cariche dell'Università, conseguentemente poco dopo nominò il Rettore ed il Vice-Rettore.

Nel frattempo molti dei professori invitati, quelli non maltesi, avevano già cominciato ad abitare nell'ex Collegio dei Gesuiti, questi furono tutti nominati nelle rispettive cattedre nel Giugno 1771 ed avevano iniziato le lezioni nell'anno accademico 1771-72 (l'anno accademico iniziava il 3 Novembre e finiva il 24 Giugno) [8]. Vella fa anche i nomi di alcuni professori e dei rispettivi insegnamenti, da notare fra questi, Cavalli per la Fisica, Archinto per Matematica e Navigazione e Piazzi per la Fisica:  qua, forse, c'è una svista di Vella [9]. Morto Pinto, il nuovo Gran Maestro Ximenes chiuse l'università il 16 Settembre 1773 per motivi economici e i professori non maltesi furono mandati via [10] e Piazzi, nel Dicembre di quell'anno va ad insegnare a Ravenna. Nel 1779 insegnò  a Cremona e poi, dal Marzo 1780, teologia dogmatica  a Roma [6].

L'arrivo a Palermo

Nel Marzo 1781, Piazzi fu chiamato alla cattedra di matematica all'Accademia dei Regj Studi di Palermo e il 19 Gennaio 1787 ebbe la nomina di professore di astronomia nella stessa Accademia. Poco dopo ottenne un finanziamento dal Principe di Caramanico, Vicerè di Sicilia, per costruire un osservatorio astronomico.

Nella qualità di direttore di questo fu incaricato di procurarsi gli strumenti necessari. A questo scopo e anche per acquisire le conoscenze scientifiche necessarie a svolgere la sua nuova attività di astronomo, si fece finanziare un viaggio di circa  tre anni (quasi un anno in Francia e due in Inghilterra).

Il 13 Marzo 1787 partì per Parigi allo scopo di visitare i numerosi osservatori che vi erano e i loro strumenti, là fece un periodo di apprendistato con Messier, astronomo dell'Osservatorio della Marina all'Hotel de Cluny, conobbe Delambre e studiò con Lalande presso il suo osservatorio al College de France. Questi, il 10 Agosto 1787, scrisse in suo favore una lettera di presentazione al direttore dell'Osservatorio Reale di Greenwich Nevil Maskelyne [11]; Piazzi, quindi, il 16 Settembre di quell'anno, si recò a Londra a lavorare con Maskelyne e, tramite lui, fra gli altri eccellenti tecnici incontrati, conobbe il famoso costruttore di strumenti Jesse Ramsden e, con molte insistenze, lo incoraggiò a riprendere il lavoro per la costruzione di un telescopio di precisione (un grande cerchio verticale e altazimutale da 5 piedi) che questi aveva abbandonato a causa delle grandi difficoltà nella suddivisione degli archi per via della grandezza del cerchio.

Tavola tratta dalla "Specola Astronomica"

Piazzi ne seguì il lavoro molto da vicino (mentre era a Londra, ne scrisse a Lalande con ammirazione e stima per il tecnico [12]) e quando, finalmente, il telescopio fu costruito, il 17 agosto 1789 partì per Parigi e, ad una seduta dell'Académie des Sciences, ne fece la descrizione e illustrò anche lo strumento di precisione che ne aveva consentito la costruzione. Lalande fece la traduzione [13] degli scritti pubblicati da Ramsden, quello sulla sua macchina per dividere gli "strumenti matematici" (cioè quella per dividere gli archi di cerchio) e l'altro sulla macchina per dividere le linee rette, ambedue illustrati con molti disegni  [14].

Va detto che la fama di questo ingegnere era oltremodo ben meritata: era stato il primo ad usare nuovi metodi e a costruire la prima macchina, per dividere con precisione gli archi di un cerchio, nonché quella per le rette, utilizzabile per la produzione a scala industriale di strumenti scientifici [15], [16].

Ciò gli permetteva di fornire alle istituzioni scientifiche strumenti di prim'ordine, per questo il Board of Longitude di Londra fece un accordo con l'inventore per l'utilizzazione delle sue macchine e per la pubblicazione della loro descrizione [17], [18]. Si comprende, dunque, perchè Lalande in persona ne abbia fatto la traduzione, Piazzi ne abbia scritto ed, inoltre, fatto una relazione all' Academie des Sciences: per gli astronomi, i geodeti  e i cartografi disporre di strumenti di grande precisione era di vitale importanza, il personale contributo di Ramsden all'avanzamento di queste scienze è stato di enorme importanza. Non a caso il ritratto ad olio di Ramsden, esposto nella sede della Royal Society di Londra, lo mostra seduto accanto alla sua macchina per dividere e dietro a lui si vede il grande cerchio altazimutale costruito per Piazzi: cioè lo raffigura assieme agli strumenti più importanti da lui inventati e costruiti.

Piazzi ebbe notevoli difficoltà con le autorità inglesi per ottenere il permesso di esportazione del telescopio [19], ebbe anche un processo [20],  difficoltà che però riuscì a superare.

Alla fine del 1789, arrivato a Palermo, iniziò la ricerca della sede più opportuna per installare un osservatorio, in breve tempo coll'aiuto dell'architetto Venanzio Marvuglia, questa fu individuata e ottenuto il permesso del Re, tra Luglio 1790 e Settembre 1791 realizzò la specola sulla torre di S. Ninfa al Palazzo Reale e installò gli strumenti acquistati (il cerchio verticale di Ramsden, lo strumento dei passaggi, un sestante, un riflettore di Herschel ed altri...).

La Specola di Palermo

Immagine tratta da http://www.alinari.com/

Situato nella prestigiosa sede della Torre Pisana, che svetta a fianco del Palazzo Reale, il Museo della Specola ha il pregio di illustrare l'evoluzione della ricerca astronomica a Palermo nell'arco di oltre due secoli. Già dalla sua fondazione nel 1790, dotato della migliore strumentazione allora disponibile, grazie al contributo del primo direttore, Giuseppe Piazzi, che diede inizio e impulso a un programma moderno ed ambizioso di osservazioni astronomiche.

Le osservazioni cominciarono nel Maggio 1791 e i primi rapporti furono pubblicati nel 1792. Con gli strumenti di cui disponeva, nel giro di pochi anni, Piazzi fu in grado di correggere i dati noti nella valutazione dell'obliquità dell'eclittica (1804), dell'aberrazione della luce, della lunghezza dell'anno tropicale e della parallasse delle stelle fisse (1805).

Avendo appreso da Lalande l'importanza dell'astronomia di precisione, si rese conto della necessità di una revisione dei cataloghi stellari esistenti al tempo e di determinare esattamente le loro posizioni. Nel 1803 pubblicò il suo primo catalogo contenente 6784 stelle, a questo ne seguì un secondo di 7646 stelle (quelle aggiunte erano 898) nel 1814. Entrambi i cataloghi ricevettero il premio attribuito dall'Istituto di Francia (Lalande aveva fatto una donazione per istituire un premio annuale a chi avesse dato il miglior contributo all'avanzamento dell'astronomia).

La scoperta di Cerere

Come dirà in seguito, mentre la sera del 1° Gennaio 1801 osservava una piccola stella vicina alla costellazione di Taurus, che figurava nel catalogo di La Caille, Piazzi notò che questa era preceduta da un'altra di luce debole, che classificò come stella di ottava grandezza, ma  avendo ripetuto le osservazioni nei giorni successivi, si accorse che variava la sua posizione rispetto alle altre stelle.

Averne fatto la scoperta il 1° Gennaio del 1801: cioè il primo giorno del primo mese del primo anno del nuovo secolo, appare una sconcertante coincidenza:  chi non si chiederebbe infatti se in realtà non si sia trattato di un ben calcolato colpo di teatro dell'accorto astronomo?

In realtà, la prima osservazione avvenne proprio la sera del 1° Gennaio, come egli stesso attesta ripetutamente in vari scritti [e], [f], e lettere, e nessuno lo ha mai messo in dubbio. Come scrisse, gli fu necessario ripetere le osservazioni 14 volte per capire la natura del nuovo oggetto e Piazzi, parecchio perplesso, pur sospettando che potesse essere "un nuovo astro", prese tempo e, infine, scelse di scrivere il 24 Gennaio ad Oriani confidandogli il suo sospetto che non fosse una cometa per la mancanza di alcuna nebulosità e per il suo movimento lento e uniforme, ma "qualcosa di meglio", invece a Bode scrisse prudentemente di una cometa, suscitando le sue critiche.

Tavola tratta dalla "Specola Astronomica"

Nel corso del 1801 si alternarono discussioni  e polemiche sia sulla natura del nuovo oggetto, sia sul nome da attribuirgli, sia sulla sua stessa esistenza, nonché sulle omissioni, sui ritardi e su talune inesattezze nei dati forniti da Piazzi nel dare comunicazione della scoperta. Per questo, in seguito fu criticato da Nevil Maskelyne, direttore dell'Osservatorio Reale di Greenwich, per non aver rivelato la scoperta per sei settimane [21]. Maskelyne non fu il solo, anche Von Zach fece simili critiche. Sugli avvenimenti accennati, riguardanti la scoperta di Cerere, si veda  [22], molto dettagliato.

Il matematico e astronomo Gauss ne calcolò la traiettoria e trovò che si trattava di un nuovo pianeta orbitante tra Marte e Giove. Piazzi aveva fatto la scoperta del primo "asteroide", come successivamente gli astronomi, seguendo Herschel,  avrebbero chiamato i corpi celesti di quel genere, una tipologia fino allora mai conosciuta nella storia dell'astronomia.

Già in passato Keplero e Bode avevano richiamato l'attenzione sul vuoto apparente tra le orbite di questi pianeti, ciò secondo una legge empirica escogitata da Titius e Bode; più che altro una legge numerica che assegna determinate distanze dal Sole alle orbite dei pianeti, senza, peraltro, alcuna giustificazione, se non quella che, di fatto, è verificata per alcuni pianeti, ma non tutti.

La collocazione del nuovo corpo in questo spazio, che confermava la legge di Bode, suscitò perciò grande interesse e dette luogo a numerose ricerche che, col tempo, condussero alla scoperta di centinaia di asteroidi nella fascia tra Marte e Giove. Cerere è stato il primo ad essere scoperto ed è risultato il più grande, tanto che secondo recenti convenzioni internazionali può, insieme ad alcuni altri, essere chiamato un pianeta nano [23].

Piazzi propose il nome di Cerere Ferdinandea, ma la comunità internazionale degli astronomi accettò solo il nome di Cerere; il re, Ferdinando III di Sicilia, riconoscente e lusingato,voleva commemorare l'evento emettendo una medaglia con l'effigie di Piazzi, ma questi, con lo spirito pratico che lo distinse anche in seguito (nella costruzione dell'Osservatorio di Capodimonte) preferì che il denaro fosse usato per l'acquisto di un telescopio equatoriale del quale aveva bisogno.

In Aprile del 1801 si dedicò alla realizzazione della meridiana nella cattedrale di Palermo, da lui progettata negli anni precedenti, che fu inaugurata nel Giugno dello stesso anno.

Nel 1812 ricevette un incarico importante: quello di riformare il complicato e farraginoso sistema di pesi e misure locali vigente sino allora in Sicilia per sostituirlo col sistema metrico decimale.

L'Osservatorio di Capodimonte

Nel 1817, nella sua nuova qualità di Direttore Generale degli osservatori dei Regni di Napoli e di Sicilia (poi, nel 1816, denominati Regno delle Due Sicilie), fu incaricato di dare - decisamente - un seguito ai, sino allora languenti, lavori per la costruzione di un nuovo osservatorio che si voleva realizzare a Napoli, quello, appunto di Capodimonte, poi inaugurato nel 1819.

Edificio della Specola dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte

Va notato che l'edificio è stato il primo in Italia ad esser costruito appositamente per un osservatorio, tutti gli altri essendo stati ricavati da adattamenti sulle sommità di edifici preesistenti, come è stato, infatti, il caso della Specola palermitana.

Guido Masotto

Ottobre 2007

Medaglia 1812 in bronzo coniataa a Napoli per la posa della prima pietra dell’Osservatorio Astronomico di Napoli. Clicca sull'immagine per ingrandire. (chr. Il medagliere storico dei Borbone, Collezione Francesco di Rauso, Caserta)

Opere principali di Piazzi

[a] Della Specola Astronomica de' Regj Studj di Palermo, Libri Quattro.

In Palermo, Dalla Reale Stamperia, 1792. 1 Vol. in folio, xxxii + 240 pp.+ 4 Tav. incise, disegnate dall'architetto Domenico Marabitti.

[b] Della Specola... un Quinto Libro fu aggiunto nel 1794, Reale Stamperia, Palermo. In folio, viii + 232 pp.

[c] un Sesto Libro del Reale Osservatorio di Palermo, semisconosciuto, fu pubblicato nel 1806, Reale Stamperia, Palermo, in folio iv + 80 pp., contenente le osservazioni fatte sino a quell'anno.

[d] Sull'Orologio Italiano, ed Europeo: Riflessioni di Giuseppe Piazzi Direttore della Specola, Dalla Reale Stamperia, Palermo 1798. In 8 vo, 79 pp. + 1 Tav.

Qui viene, tra l'altro, descritta e commentata l'iscrizione trilingue che è ancor oggi nel Palazzo Reale di Palermo, su una parete adiacente alla Cappella Palatina e relativa ad un orologio che vi si trovava.

[e] Risultati Delle Osservazioni Della Nuova Stella Scoperta il Dì 1. Gennajo 1801 all'Osservatorio Reale di Palermo. Nella Reale Stamperia, Palermo 1801. In 4to, 25 p.

[f] Della scoperta del nuovo pianeta Cerere Ferdinandea ottavo tra i primarj del nostro sistema solare. Nella Stamperia Reale, Palermo 1802. 65pp.

[g] Praecipuarum Stellarum Inerrantium positiones mediae ineunte seculo XIX: ex observationibus habitis in Specula Panormitana ab anno 1792 ad annum 1802, Typis Regiis, Palermo 1803. In folio, xl+[4]+76 pp.

[h] Precipuarum Stellarum... ad annum 1813,  seconda edizione, aggiornata, del precedente, ex Regia Typographia Militari, Palermo 1814. Folio, [8]+178+[9] pp.

[i] Della Cometa del 1811: Osservata nella Specola di Palermo dai 9. Settembre ai 11. Gennaro, Dalla Reale Stamperia, Palermo [1812]. 45 pp.+ 7 Tav.

[l] Lezioni Elementari di Astronomia ad Uso del Real Osservatorio di Palermo, Dalla Stamperia Reale, Palermo 1817. Libri 7 in 2 Vol. In 4to. Traduzione tedesca, Berlin 1822.

Un' "opera che per la sua eleganza e chiarezza, divenne persino testo di lingua per la quinta edizione del vocabolario della Crusca", si veda Manara e Invernizzi [15], p.9.

[m] Storia Celeste del Reale Osservatorio di Palermo dal 1792 al 1813, Piazzi's Beobachtungen in Den Jahren 1792 - 1793 - 1811 Bis 1813, in Annalen Der K.k. Sternwarke in Wien,Herausgeben von C.L.Littrow, Neuer Folge, IV -XII Band, Strauss, Wien 1845-49. 9 Vol., In 4to. Opera molto vasta, fu stampata dopo la morte: a quanto pare, Piazzi non riuscì a pubblicarla per motivi economici.

Bibliografia e note

[1] Voce "Piazzi" in The Catholic Encyclopedia, Vol.12, New York 1911.

[2] Biografia di G. Piazzi, Osservatorio Astronomico di Palermo Giuseppe S. Vaiana. Da http://www.astropa.unipa.it/museo/biopiazzi.htm.

[3] La Fondazione della Specola e Giuseppe Piazzi. Da http://www.astropa.unipa.it/mu-seo/piazzi.htm.

[4] Si tratta della grande edizione, considerata da taluni "definitiva", commentata da quei due padri minori francescani, "Matheseos Professorum", dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, Auctore Isaaco Newtonio, perpetuis commentariis Illustrata, Geneva 1739-42. I  due, peraltro, erano autori di un rinomato testo "Elements de Calcul intégral", Parma 1768.

[5] Voce "François Jacquier", The Catholic Encyclopedia, Vol.VIII, New York 1910.

[6] G. Foderà Serio, L. Indorato, Giuseppe Piazzi e la fondazione dell'Osservatorio Astronomico di Palermo, in Atti del III Congresso Nazionale di Storia della Fisica, Palermo 1982, vol.I p.17.

[7] Vella, A.P., The University of Malta, National Press, Malta 1969. 165 pp.

[8] Vella, ibidem, p.40-43.

[9] Vella, ibidem, p.48.

[10] Vella, ibidem, p.49.

[11] Lettera di J. de Lalande a N. Maskelyne, 10 Agosto 1787, Cambridge University Library, Royal Greenwich Observatory Archives, RGO35/19.

[12] G. Piazzi, Lettre sur les ouvrages de M. Ramsden, de la Société Royale de Londres, adressé à M. de La Lande, par le R. P. Piazzi, Londres 1788. In 4to, 9pp. Di questa ve ne è un'altra edizione, anch'essa in francese con lo stesso titolo, stampata " A Palerme, De l'Imprimerie Royale, 1788.

[13] J. Ramsden, Description d'une machine pour diviser les instruments de mathématiques..., traduite de l'anglois, augmentée de la description d'une machine à diviser les lignes droites, et de la notice de divers ouvrages de Mr  Ramsden, par M. de Lalande, in 4to, 46 pp. con tavole, F. Didot, Paris 1790.

[14] J. Ramsden, Description of an engine for the division of mathematical instruments, sold by John Nourse, London 1777. [2] + 14 pp. con tavole. Seguito poi da: Description of an engine for dividing strait lines on mathematical instruments, J. Nourse, London 1779, in 4to, 16 pp. con tavole.

[15] M. Daumas, Scientific Instruments of Seventeenth and Eighteenth Centuries and their Makers, 1a ed. inglese, London 1972, p.200-202. Ma l'edizione originale è in francese con lo stesso titolo, Paris 1953.

[16] Derek J. Price, The manifacture of scientific instruments from c1500 to c1700, pp. 641-42 e Fig. 378, in Ch. Singer et al. (Eds.), A History of Technology, Vol. III, pp. 620-647, Oxford 1957.

[17] M. Daumas, Scientific Instruments..., p. 202.

[18] M. Daumas, Precision mechanics, p. 392, in Ch. Singer et al. (eds.), A History of Technology, Vol. IV,  pp. 379-416, Oxford 1958.

[19] M. Daumas, Scientific Instruments..., p. 125.

[20] A. Manara, L. Invernizzi, Giuseppe Piazzi: aspetti poco noti della vita e dei suoi lavori in campo scientifico, p.4, in Atti del XXI Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell'Astronomia, Università della Calabria, Arcavacata di Rende, 2001.

[21] Cambridge University Library, Royal Greenwich Observatory Archives, RGO35/35. Lettera incompleta e non datata di N. Maskelyne ad ignoto corrispondente, presumibilmente degli inizi del 1802, perchè cita le informazioni inviatagli dall'astronomo Olbers sul suo ritrovamento di Cerere il 2 Gennaio 1802 e la regione dove è visibile in estate ed autunno.

[22] G. Foderà Serio, A. Manara, P. Sicoli, Giuseppe Piazzi and the Discovery of Ceres, in W.F. Bottke et al. (eds), Asteroids III, University of Arizona Press, Tucson 2002, pp.17-24.

[23] International Astronomical Union (IAU), Resolution 5A: "Definition of Planet", 24 Agosto 2006.

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