In questi giorni sono stato
particolarmente attratto da un libro che, a dire il vero,
inizialmente avevo un po’ sottovalutato. Trattasi di una edizione
anastatica degli scritti di Giuseppe Candido (Lecce, 1837 – Ischia,
1907) curata da Alfredo Calabrese, Alessandro La Porta e Livio
Ruggiero. Inizialmente, di fronte a questo inatteso dono, son
rimasto un po’ perplesso, e solo dopo aver sfogliato qualche pagina
mi sono reso conto di trovarmi di fronte ad un bel pezzo di storia
della nostra piccola ma splendida città. Un personaggio il Candido,
che attraverso gli studi sull’elettricità, aveva conseguito dei
significativi riconoscimenti internazionali. Si era dedicato con
fervore e spiccato acume alla realizzazione dei primi orologi
elettrici. Furono propri gli studi sull’applicazione
dell’elettricità al movimento ed alla suoneria dei pubblici orologi,
sino ad allora frutto di insuccessi da parte di tanti illustri
fisici, che fecero di lui un apprezzato scienziato. Il suo geniale
intuito lo portò a capire la motivazione degli insuccessi dei suoi
predecessori, che dipendevano dalla mancanza di una pila che
emettesse energia costante. Giuseppe Candido volle presentare la sua
Pila denominata “a diaframma regolatore”, all’Esposizione
Internazionale di Parigi nel 1867.
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Giuseppe Candido |
La sua invenzione fu premiata con
la prima delle menzioni d’onore accordata ad un espositore italiano
di “Elettricità”. Dopo la pila costruisce il pendolo
Elettromagnetico Sessagesimale. Trattasi di un pendolo elettrico che
oscillando mediante attrazione e ripulsione elettromagnetica, batte
esattamente i secondi, motivo per cui fu chiamato sessagesimale. Il
9 ottobre 1868 a Lecce, primo in tutta Italia, iniziò a funzionare
il suo orologio elettrico sessagesimale. Successivamente furono
messi in azione quelli del Liceo Palmieri il 12 giugno 1870, quello
della Prefettura il 19 ottobre dello stesso anno e quello
dell’Ospedale Civile il 7 settembre del 1878. Questa autorevole
figura di scienziato, assume una peculiare valenza nel constatare
che egli nel 1881 viene nominato Vescovo di Nicastro e dopo sette
anni viene mandato nella diocesi di Ischia dove nel 1906 dopo una
lunga malattia morì. Le sue spoglie riposano tutt’ora ad Ischia. C’è
da sottolineare che, anche la sua attività pastorale è stata un
successo, risultando particolarmente stimato ed amato dai suoi
fedeli. Si ritiene che se Giuseppe Candido non avesse avuto il peso
dell’attività pastorale, grazie proprio alla sue grandi doti
intellettive, i suoi studi e le sue ricerche avrebbero ulteriormente
lasciato un segno indelebile nella storia dell’Elettricità.
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Piazza del Duomo a Lecce. Foto di Pompeo
Maritati |
Infine, con orgoglio salentino,
desidero riportare un piccolo stralcio del discorso del Cav. Prof.
Cosimo De Giorgi
in occasione dell’inaugurazione del medaglione di bronzo che il
sindaco di Lecce, Giuseppe Pellegrino, volle fosse realizzato in
onore dell’opera svolta dal Candido. La manifestazione si tenne l’11
maggio del 1899 presso l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico di Lecce.
E’ una testimonianza storica dello stato evolutivo della nostra
città, che in quei decenni, nella seconda metà del XIX secolo, nulla
aveva a che invidiare per modernità alle altre cittadine italiane.
“Signori, questa tarda ma giusta
rivendicazione giunge nel momento più opportuno, oggi che la nostra
città mostra di non voler essere seconda a nessun’altra del Bel
Paese nelle feconde applicazioni dell’elettricità. Osservatelo. Nel
1859 Lecce vide il primo esperimento pubblico della luce elettrica.
Nel 1861 i telegrafi elettrici dello Stato sostituirono gli antichi
telegrafi ad asta. Nel 1868, auspice il Candido, l’elettricità fu
destinata alla divisione ed alla trasmissione di quel tempo che per
gli inglesi, più che per noi, è sinonimo di moneta. Ventuno anni
dopo alla stessa forza fu affidata la parola all’interno e nei
dintorni di questa città; ed il servizio telefonico fu inaugurato il
1° agosto 1889 pochi giorni prima dell’arrivo tra noi del nostro re
Umberto I. Dopo nove anni una vasta officina elettrica sorse presso
la nostra Villa Garibaldi e nel giugno del 1898 partirono da Lecce i
primi Tramways elettrici che percorsero la strada ferrata, lunga
dodici chilometri e mezzo dalla nostra città alla rada di San
Cataldo sull’Adriatico.”
Pompeo Maritati
Giugno 2010
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