Vincenzo Gemito in mostra a Napoli
Dal 29 marzo al 5 luglio 2009 presso il museo
Pignatelli a Napoli finalmente si è tenuta una grande retrospettiva rende
giustizia a Vincenzo Gemito, uno dei protagonisti della scultura
europea tra Ottocento e Novecento. Saranno esposti settanta lavori
ed ottanta opere su carta, dalle terracotte giovanili alle figurette
di mendicanti fino ai superbi bronzi della maturità, nei quali
l’artista percorreva una personale rilettura della statuaria antica
senza cadere come molti contemporanei nella retorica.
Numerosi i disegni (fig. 01), realizzati con tecniche
diverse quali penna, matita, carboncino, seppia e acquerello,
provenienti da raccolte pubbliche e private, italiane e straniere.
Particolare attenzione è riservata alla selezione di opere
appartenenti alla celebre raccolta di Achille Minozzi, (oggi
Cosenza), che quest'ultimo, in stretti rapporti con Gemito, assemblò
con passione e competenza, tra fine Ottocento e inizio Novecento.
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Fig. 01
- Volto di adolescente |
L’esposizione documenta anche aspetti poco noti della
sua attività, come le piccole sculture cesellate, con ossessiva
precisione, in metalli preziosi (oro in particolare), secondo metodi
originali di grande modernità ma, al tempo stesso, eredi di una
lunga e fortunata tradizione locale che affondava le sue radici fin
nell'età ellenistico romana.
Si può affermare senza ombra di dubbio che se Napoli
ai tempi della Belle Epoque fu la Parigi d’Italia, Gemito fu il suo
Rodin.
Imbevuto di spirito verista egli seppe evocare nei
suoi scugnizzi nudi e sornioni dalla pelle combusta dal sole un
mondo arcadico e pagano, sensuale e mediterraneo.
Si sa che Gemito allo scopo di ottenere la migliore
ispirazione possibile teneva a lungo il modello in piedi su di un
sasso cosparso di sapone per cogliere meglio l’energia potenziale e
poterla poi immortalare nel bronzo (fig. 02); anche nelle repliche
lavorava a lungo di cesello per creare una continua vibrazione della
luce sulla superficie bronzea. Si rifiutò sempre di lavorare il
marmo, mentre fu abile orafo, avendo come cliente la stessa casa
reale con opere ancora inedite.
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Fig. 02
- Pescatorello |
Studiò in varie botteghe, prima lo scultore Caggiano, poi Mastro Ciccio, immortalato in numerosi disegni ed
infine da Lista. Quindi insofferente delle eccessive esercitazioni
scolastiche e dei convenzionalismi accademici si rifugiò nei
sotterranei di S. Andrea delle Dame in uno studio dove nacquero le
famose testine di terracotta ed altre famose opere come il
Malatiello ed il Giocatore.
Durante questi anni si dedicò all’acquerello ritraendo
più volte Matilde Duffaud, sua modella ed amante. Si trasferì poi a
Parigi per un periodo e morta la sua compagna si ritirò a Capri, ove
plasmò numerose famose opere come il Filosofo e la Zingara (fig. in
testa pagina).
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Fig. 03
- Anna Gemito (Cosarella) |
Sposò poi Anna Cutolo (fig. 03), donna bellissima,
esaltata anche nelle rime di Salvatore Di Giacomo, la quale in
passato era stata modella ed amante di famosi artisti, che ne
avevano dipinto con estrema poesia e realismo le splendide forme.
Ciò scatenò in Gemito un’accesa gelosia ed un feroce rancore verso
tutti i colleghi che l’avevano ritratta nature, tra cui anche
Domenico Morelli . Da allora la sua vita fu a lungo segnata dalla
follia, fu ricoverato in una casa di cura, da cui fuggì per
ritirarsi a vivere come un eremita nella sua casa di via Tasso,
alternando momenti di crisi a giornate di lucidità. Alla fine riuscì
a guarire ed a ritornare con accresciuta lena a forgiare piccole
sculture in materiali preziosi ed opere anche di un certo impegno.
Visse fino al 1929 apprezzato da una clientela vasta
che faceva a gara per avere nel proprio salotto almeno una statuetta
da esporre con orgoglio.
Achille della Ragione - marzo 2009 |