“[…] Matteo Frattaruolo, nativo a
Monte S. Angelo (FG) dove vive e lavora nello studio sito in via Benedetto
XIII 31/A, tel 0884/56 22 02, è pittore e scultore; sin dal 1968, ha esposto
i suoi lavori in mostre personali e collettive con riconoscimenti nazionali
ed internazionali. La sua produzione artistica è ricca e di alta
espressività.
Il progressivo mutare della sua
pittura ripercorre, da un punto di vista tecnico e tematico, il lungo
doloroso viaggio che l'uomo-artista ha intrapreso, ancora abbastanza
giovane, nella profondità del suo animo e del suo inconscio alla spasmodica
ricerca di se stesso: tutta la sua esistenza è stata vissuta nel drammatico
conflitto tra il vissuto e il sognato. La solitaria, esasperata
peregrinazione alla ricerca di se stesso gli ha fatto vivere molti momenti
esistenziali difficili e dolorosi. Nella pittura egli si ritrovava e si
perdeva in un alternarsi tra esaltazione e depressione. Il primo periodo è
caratterizzato da paesaggi fatti di materia densa, di toni scuri e opachi,
per lo più di contorni indefiniti. Un grande sole nero di solito campeggia
nel cielo schiacciando le figure umane, piccole, senza viso, racchiuse in se
stesse, sempre in cammino.
Con il passare degli anni l’artista
recupera una luminosità più diffusa nell’uso di colori più chiari, di una
maggiore determinatezza cromatica. La figura umana diventa sempre più
presente, più viva, più fisica, più protagonista. L'autore avvia una serie
di studi sulla figura umana e soprattutto sul viso. La linea diventa più
rapida, più netta, più essenziale; il colore diventa sfondo. Espressioni
leggiadre, serene, a volte malinconiche e a volte leziose prendono il posto
della cupezza, del dolore, della disperazione. Negli ultimi anni l'artista,
nella sua solitaria peregrinazione interiore, incontra "l'altro" anzi "gli
altri". L'incontro segna l'inizio del cammino alla scoperta del senso
dell'esistenza dell'uomo. Nasce la serie dei "Sogni" del 1998: "Il solo"
diventa "gruppo", "il finito" diventa "infinito", "l'uomo" si trasfigura in
"umanità", "la disperazione" si trasfigura in "speranza".
L'espressione più alta di questa
difficile conquista dell'uomo e dell'artista sono le opere dedicate alla
tragedia di "il popolo balcanico", come è, appunto, intitolata la serie: 22
opere di studio della figura umana nello spazio e 24 di vita vissuta. In
esse l'artista "traccia" una possibile via di riscatto di questo Popolo
dalla tragedia della guerra e della morte. Solo il senso della "Maternità"
può riuscire a far riconquistare quell’"Umanità" offesa, tradita,
calpestata, a far riaccendere la luce della "Speranza" e a far "guardare
oltre" la brutalità della realtà del presente, oltre le "Barriere" dell'odio
e della vendetta. E alla donna balcanica, al suo coraggio e alla sua grande
forza interiore, l'autore affida il peso di questo riscatto, di questa
speranza nel futuro. Ella, infatti, assurge, per l'artista, a "simbolo della
donna del 3° Millennio". Ma non manca, però, la consapevolezza che il
percorso è arduo, tutto in salita perché gli spettri delle "Città vuote" e
sventrate, "La Rabbia" degli animi dilaniati dalle violenze subite, sono un
presente ancora troppo doloroso. (Michela Potenza)
Le sue opere fanno parte di importanti
collezioni private sia in Italia sia all'Estero.”
Tratto dalla presentazione della
personale
“L'esodo del popolo balcanico”,
a Castel Sant'Elia. 12-22 dicembre 2009. |