Prima di
affrontare la lettura di questo libro, mi sono predisposto nel giusto
ordine d’idee: Disorder. Unkonwn pleasures sono scivolati sul mio
giradischi. Joy Division, ala dura e pura, esoterico primordiale,
possibile rituale pagano del punk più rivoluzionario, quello fulminante
ed immolato. Sono gli ultimi eroi della terra consumati in angosciosa
fretta, quelli del nulla. Frammentazione, cupa polverizzazione di un
mondo. Danza Shiva, il rockettaro pure, Iside implode e si rivela alla
luce: suicidio. Gli anni Settanta stavano per terminare, tre papi si
succedevano sul trono di Pietro e Gianfranco, finalmente assemblato,
veniva alla luce. Protagonista è Guido Orsini, alter ego dell’autore in
una serie di racconti brevi con trama e stile volutamente debordante;
tra reale, onirico e cosciente delirio. Guido è figlio di un borghesia
colta, mitteleuropea, giunta all’apice della sua decadenza. Perduto nei
meandri del frenetico niente del suo tempo, si ritrova, nauseato, a
scavare dentro il suo nulla; lì cerca radici, elementi primigeni,
selvaggi ed istintivi per rigenerare vita nel tempo. Non stenterà, il
buon Guido, a sperimentare molestie sul suo gatto o contendere spazio al
pacifico geco, ma mai ad armi impari. Il libro inizia con apparente
quiete e linearità descrittiva per poi osare valicando le strutture
narrative. Continua nell’ibridazione del testo, associandosi spesso a
suoni e parole delle canzoni, finanche ad erompere dalle strutture
sintattiche. E’ l’universo femminile che innesca questa iperbole
creativa e distruttiva al tempo stesso e che, non a caso, prende forma
già dal terzo episodio intitolato Complemento oggetto.
Prende quota,
contemporaneamente, una buona dose di poesia visionaria, percettività
che Gianfranco, al pari del suo personaggio Guido, sembrerebbe comunque
non perdere mai di vista. E allora ecco “un prato di Marlboro rosse
accendersi” e “un esercito di fiammiferi tinti d’inchiostro scrivere
sulle nuvole”, ecco comparire Mascheri che, oltre a scrivere la
prefazione del libro, si sdoppia in quanto narrato dell’autore sino a
prendere forme polivalenti. Cecì n’est pas le paradis: “niente
ninfette ninfomani e imbecilli che fondano gruppi rock”. Volontà
d’amicizia, quella vera e più classicheggiante, e tanta tragedia amorosa
di stampo cavalleresco. Tristano e Isotta, tra i suoi possibili
modelli. Al mare Orsini resta con “un vecchio televisore ed una vecchia
radio”, al rock e a Radio Rock non saprà rinunciare. E con l’eccezione
di David Bowie, quello di Rock’n roll suicide, la colonna sonora
è perlopiù nineteen: Radiohead, Massive attack, Blur, Verve.
Nevermind e Kurt fanno qua e là capolino, consistenti alla stregua
di un sottotitolo. I Cocteau Twins sono la magia che non poteva mancare
nel suo ricorrente rifugio, ritrovo e ricordo del Gianicolo. Un
protagonista che non elude le tematiche sociali e politiche, che si fa
portavoce di un’originale forma di antiberlusconismo, quella più
etimologica e ai più poco evidente. Quella che Claudio Lolli, proprio
mentre Gianfranco nasceva, non esitava a cantare in queste tinte: “la
socialdemocrazia è un mostro senza testa”. Di fatto questo paese resta
senza liberismo, senza comunismo e senza lavoro. Questo è lo scotto
della generazione di Guido Orsini ed oltre, arrangiati e denigrati nella
precarietà di una concreta indipendenza che vede i patriarchi ostinati
nel continuare ad arraffare qualcosa che ha già toccato il suo fondo:
“tutto è acqua corretta con qualche medicina”. “Mi chiamo Guido Orsini e
non ho senso; sono un ruolo che non c’è in un mondo che mi sta
disintegrando.” “Sono la compassione della povertà e l’empatia della
fragilità, sono la zavorra borghese e la decadenza delle arti.” Libro,
anche questo, dotato di “un biglietto di ritorno” nella postilla, dove
il narratore diviene personaggio insieme a Guido scorrazzando in auto,
con “abbastanza benzina per arrivare fin dove volevi tu.” Un piccolo,
grande libro…
Nota di
Enrico Pietrangeli (postata al Portale del sud il 24 aprile
2007)
Abbiamo letto
di concerti, vespe e colli bolognesi, ninfette ninfomani e imbecilli che
fondano gruppi rock. Disorder è altro. È una voce
multireferenziale e personalissima. È una prosa originale, partorita in
anni di studio, silenzio, ricerca e sperimentazione.
Non sta a me
dire se Disorder, se questo altro, è migliore o peggiore di
quello che abbiamo già letto. Né a me né a una generazione tanto
omologata quanto vacua. Starà al singolo lettore. Perché Disorder
parla ai singoli individui, alle anime salve. E solo dopo un corpo a
corpo tra autore e lettore ognuno di noi potrà emettere la propria
personale sentenza. Una sentenza che Franchi non può che attendere
sereno e imperturbabile. Consapevole di essere un autore in grado di far
saltare per aria sia il plot che le aspettative del lettore. Un autore
spiazzante, capace di rischiare, renitente sia ai compromessi editoriali
che a quelli stilistici.
Paolo Mascheri
Gianfranco
Franchi (Trieste, 1978), detto Lankelot, ha pubblicato due “laboratori”
di poesia: L’imperfezione – Opera III (2002) e Ombra della fontana.
(2003). È stato coordinatore di due riviste letterarie indipendenti,
Ouverture e Der Wunderwagen, tra 1997 e 2003, e anima del portale di
comunicazione e critica letteraria e dello spettacolo Lankelot.com, dove
ha scritto recensioni di libri, film e dischi e pubblicato racconti,
coordinando 160 collaboratori. Quindi, ha rifondato un sito
collettivizzato: Lankelot.eu. È redattore del mensile di moda “Vetrine”.
“Disorder” è la sua prima raccolta di racconti.
Gianfranco
Franchi Disorder Edizioni Il Foglio, Piombino, 2006
Collana:
Autori Contemporanei Narrativa - Euro 10,00 - pag. 140 ISBN 8876061363
Come
ordinare:
|