Le interviste di Brigantino e don Virgilio

Francesco II

Re del Regno delle due Sicilie

(Napoli 1836 - Arco, Trento 1894)

Viva 'o Rre!

E questa sorte, che par giù cotanto,

però n' è data, perché fur negletti

li vostri vóti, e vòti in alcun canto

Brigantino: Maestà, scusatemi…io non ho mai parlato ad un Re…come mi devo rivolgere?

Francesco: Come vuoi tu, ragazzo mio: in questo luogo le formalità non contano più.

Brigantino: Ho un desidero, Maestà, vorrei baciarvi la mano!

Quell’esile figura in uniforme, che mi era parsa distratta, mi lanciò allora uno sguardo intenso di sorpresa, e di regale accondiscendenza. Su quella minuta mano fredda caddero così, irrefrenabili, le mie lacrime per il mio Re, per la mia Terra, per me stesso. Per ciò che fu e che mai tornerà.

Brigantino: Perché, Maestà, perché non riusciste a difendere il Regno? Perché non ricorreste a noi del popolo?

Francesco: Tu hai letto dei libri, e vivi in un’altra epoca: ti è difficile capire. Tutto il mondo che contava decretò la fine del Reame. Certo se io avessi…

Brigantino: Se aveste?

Francesco: Se avessi agito con risolutezza, aprendo un’odiosa stagione di sangue, avrei salvato il Regno, ma per quanto ancora? A quante altre invasioni, tradimenti e usurpazioni avrei dovuto resistere?

Brigantino: Dunque non avete rimpianti?

Francesco: Oh, sì! Lasciare la mia Patria a Liborio Romano…quello non avrei dovuto permetterlo!

Brigantino: Scusate se insisto, ma dal punto di vista militare non si poteva, perdonatemi, far di meglio?

Francesco: Sul nascere sì, fermare subito Garibaldi! Ma ci pensarono gli Inglesi ed i traditori, da mio zio Luigi, ai generali Lanza e Landi, e così si finì con l’incredibile presa di Palermo.

Brigantino: Come mai tanti traditori?

Francesco: Noi li chiamiamo traditori, altri eroi dell’unità d’Italia. L’atmosfera era quella: io rappresentavo il vecchio, il desueto, l’antiliberale, il clericale … chi tradiva era invece liberale, per il progresso, moderno. I valori e gli ideali stavano rapidamente cambiando: l’ateismo, la prevaricazione tra gli Stati, lo sfruttamento delle persone, mascherati di fulgidi lustrini, si andavano imponendo ...

Brigantino: Ma il popolo era borbonico!

Francesco: Tu sei Napoletano?

Brigantino: ‘Gnorsì, Maestà, Luciano del Pallonetto!

Francesco: I Luciani ... li amavo tanto! Ma quanti si ricordano ancora di me? Di fronte a quell’ingiusta invasione, non sorretta da alcuna democratica volontà, dovetti allontanarmi dalla mia Napoli. Ero in pace con tutte le potenze europee. Avevo dato la costituzione e la mia adesione ai grandi principi nazionali e italiani; acconsentii anche a ritirarmi dalla Sicilia, come mi disse Napoleone III, ma tutto fu vano: gli approfittatori volteggiavano sulle Due Sicilie come avvoltoi pronti al pasto.

Brigantino: Voi speraste fino all’ultimo in un aiuto esterno.

Francesco: Il corpo diplomatico presente a Napoli fu testimone dei miei onesti propositi e dei sentimenti del popolo, ma nessuno si mosse! Sicché lasciai la mia città, per non coinvolgere nella guerra gli abitanti, i luoghi di culto e d'arte, i monumenti, e tutto quello che forma il patrimonio della sua grandezza, e che, appartenendo alle generazioni future, è superiore alla passione di un tempo.

Brigantino: Invece accusarono Voi e Vostra moglie di aver finanziato disordini e brigantaggi dopo l’unità.

Francesco: Discendo da una dinastia che regnò per 126 anni, risollevando le Due Sicilie dopo il lungo governo vicereale. Io sono napoletano e, partendo, raccomandai la concordia e la pace, e di evitare che un eccessivo zelo per la mia Corona diventasse fonte di turbolenze. Tutto il tesoro rimase a Napoli, ivi inclusa la mia dote personale: anche se avessi voluto, non avrei avuto risorse per fomentare rivoluzioni.

Brigantino: Maestà, dove sono ora i briganti?

Francesco: Le mogli uccise e i bambini, i contadini, i popolani massacrati son qui, o anche più su, come tantissimi veri briganti. Altri sono finiti giù, altri ancora stanno facendo penitenza.

Brigantino: E … gli emigranti?

Francesco: Son tutti qui, Brigantino.

Brigantino: C’è qualche politico meridionale qui su?

Francesco: Mio padre…

Brigantino: Scusate, Maestà, intendevo dire politico meridionale del dopo unità!

Francesco: Non mi pare che siano stati in tanti che potessero ambire a tale qualifica …

Brigantino: Adesso capite che guaio è stata ‘stà unità! … Ma Voi già immaginaste tutto! Basta leggere il Vostro proclama da Gaeta…

Francesco: Palermo e Napoli sono sempre due decentrate prefetture?

Brigantino: Sono … che sono? Mò ci vorrebbe un libro per rispondere, Maestà: sono due città offese, umiliate, disprezzate, derise, sfruttate, abbandonate, erette a simbolo della malavita organizzata. È questa l’immagine che lo Stato colluso e corrotto espande in tutto il mondo! Maestà, mandateci un Uomo, Vi scongiuro!

Francesco: Ma che dici! Allora anche tu aspetti il panariello dal cielo!

Brigantino: Scusate, Maestà, è stato un momento di debolezza … Riprendiamo il discorso: chi è il vero erede Vostro, il Carlo francese o quello spagnolo?

Francesco: Io non ebbi eredi, quindi non c’è nessun erede diretto: quei lontani parenti di adesso discutono per il privilegio di un titolo, ma sanno che esso implica anche e soprattutto doveri nei confronti dei miei popoli? Non lo so.

Brigantino: E i Savoia? Non so se da qui avete potuto seguire le vicende del rientro … in fondo sono Vostri parenti stretti.

Francesco: I Savoia cui sono imparentato si estinsero nel 1831 con Carlo Felice, zio di mia madre. Questi attuali sono un ramo collaterale che dista 13 generazioni da quello autentico. Tu vai a cercare i tuoi parenti di tante generazioni fa?

Brigantino: No! Però io non sono un …

Francesco: Nemmeno io lo sono, o meglio, non lo sono più, quindi…

Brigantino: Va bè, ma scusate se insisto, Maestà: dobbiamo proprio rassegnarci al rientro di quella letale Casa, Savoia o Carignano si chiami?

Francesco: Come dite adesso, mi stai ponendo un falso problema. So che hai intervistato un paio dei loro avi, giù. In effetti ci sono tutti, sicché dai tempo al tempo ..!

Brigantino: Vostra moglie, la Regina Maria Sofia, rilasciando un’intervista ad un collega, ha detto che il nostro Regno era ‘na "Repubblica", insomma ‘na ammuina.… Maestà, ma cumm’era ‘o Regno nuosto?

Francesco: Era bello assaje, Brigantì, ‘a fine d’o munno: Era ‘o nuosto!

V’era lì una vecchina, e l’abbracciai commosso: mi sembrò per un attimo di vedere…

l'Amor che move il sole e l'altre stelle

Viva 'o Rre!

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