Brigantino: Perché, Maestà, perché non riusciste a difendere il Regno? Perché non ricorreste a noi del popolo?
Francesco: Tu hai letto dei libri, e vivi in un’altra epoca: ti è difficile capire. Tutto il mondo che contava decretò la fine del Reame. Certo se io avessi…
Brigantino: Se aveste?
Francesco: Se avessi agito con risolutezza, aprendo un’odiosa stagione di sangue, avrei salvato il Regno, ma per quanto ancora? A quante altre invasioni, tradimenti e usurpazioni avrei dovuto resistere?
Brigantino: Dunque non avete rimpianti?
Francesco: Oh, sì! Lasciare la mia Patria a Liborio Romano…quello non avrei dovuto permetterlo!
Brigantino: Scusate se insisto, ma dal punto di vista militare non si poteva, perdonatemi, far di meglio?
Francesco: Sul nascere sì, fermare subito Garibaldi! Ma ci pensarono gli Inglesi ed i traditori, da mio zio Luigi, ai generali Lanza e Landi, e così si finì con l’incredibile presa di Palermo.
Brigantino: Come mai tanti traditori?
Francesco: Noi li chiamiamo traditori, altri eroi dell’unità d’Italia. L’atmosfera era quella: io rappresentavo il vecchio, il desueto, l’antiliberale, il clericale … chi tradiva era invece liberale, per il progresso, moderno. I valori e gli ideali stavano rapidamente cambiando: l’ateismo, la prevaricazione tra gli Stati, lo sfruttamento delle persone, mascherati di fulgidi lustrini, si andavano imponendo ...
Brigantino: Ma il popolo era borbonico!
Francesco: Tu sei Napoletano?
Brigantino: ‘Gnorsì, Maestà, Luciano del Pallonetto!
Francesco: I Luciani ... li amavo tanto! Ma quanti si ricordano ancora di me? Di fronte a quell’ingiusta invasione, non sorretta da alcuna democratica volontà, dovetti allontanarmi dalla mia Napoli. Ero in pace con tutte le potenze europee. Avevo dato la costituzione e la mia adesione ai grandi principi nazionali e italiani; acconsentii anche a ritirarmi dalla Sicilia, come mi disse Napoleone III, ma tutto fu vano: gli approfittatori volteggiavano sulle Due Sicilie come avvoltoi pronti al pasto.
Brigantino: Voi speraste fino all’ultimo in un aiuto esterno.
Francesco: Il corpo diplomatico presente a Napoli fu testimone dei miei onesti propositi e dei sentimenti del popolo, ma nessuno si mosse! Sicché lasciai la mia città, per non coinvolgere nella guerra gli abitanti, i luoghi di culto e d'arte, i monumenti, e tutto quello che forma il patrimonio della sua grandezza, e che, appartenendo alle generazioni future, è superiore alla passione di un tempo.
Brigantino: Invece accusarono Voi e Vostra moglie di aver finanziato disordini e brigantaggi dopo l’unità.
Francesco: Discendo da una dinastia che regnò per 126 anni, risollevando le Due Sicilie dopo il lungo governo vicereale. Io sono napoletano e, partendo, raccomandai la concordia e la pace, e di evitare che un eccessivo zelo per la mia Corona diventasse fonte di turbolenze. Tutto il tesoro rimase a Napoli, ivi inclusa la mia dote personale: anche se avessi voluto, non avrei avuto risorse per fomentare rivoluzioni.
Brigantino: Maestà, dove sono ora i briganti?
Francesco: Le mogli uccise e i bambini, i contadini, i popolani massacrati son qui, o anche più su, come tantissimi veri briganti. Altri sono finiti giù, altri ancora stanno facendo penitenza.
Brigantino: E … gli emigranti?
Francesco: Son tutti qui, Brigantino.
Brigantino: C’è qualche politico meridionale qui su?
Francesco: Mio padre…
Brigantino: Scusate, Maestà, intendevo dire politico meridionale del dopo unità!
Francesco: Non mi pare che siano stati in tanti che potessero ambire a tale qualifica …
Brigantino: Adesso capite che guaio è stata ‘stà unità! … Ma Voi già immaginaste tutto! Basta leggere il Vostro proclama da Gaeta…
Francesco: Palermo e Napoli sono sempre due decentrate prefetture?
Brigantino: Sono … che sono? Mò ci vorrebbe un libro per rispondere, Maestà: sono due città offese, umiliate, disprezzate, derise, sfruttate, abbandonate, erette a simbolo della malavita organizzata. È questa l’immagine che lo Stato colluso e corrotto espande in tutto il mondo! Maestà, mandateci un Uomo, Vi scongiuro!
Francesco: Ma che dici! Allora anche tu aspetti il panariello dal cielo!
Brigantino: Scusate, Maestà, è stato un momento di debolezza … Riprendiamo il discorso: chi è il vero erede Vostro, il Carlo francese o quello spagnolo?
Francesco: Io non ebbi eredi, quindi non c’è nessun erede diretto: quei lontani parenti di adesso discutono per il privilegio di un titolo, ma sanno che esso implica anche e soprattutto doveri nei confronti dei miei popoli? Non lo so.
Brigantino: E i Savoia? Non so se da qui avete potuto seguire le vicende del rientro … in fondo sono Vostri parenti stretti.
Francesco: I Savoia cui sono imparentato si estinsero nel 1831 con Carlo Felice, zio di mia madre. Questi attuali sono un ramo collaterale che dista 13 generazioni da quello autentico. Tu vai a cercare i tuoi parenti di tante generazioni fa?
Brigantino: No! Però io non sono un …
Francesco: Nemmeno io lo sono, o meglio, non lo sono più, quindi…
Brigantino: Va bè, ma scusate se insisto, Maestà: dobbiamo proprio rassegnarci al rientro di quella letale Casa, Savoia o Carignano si chiami?
Francesco: Come dite adesso, mi stai ponendo un falso problema. So che hai intervistato un paio dei loro avi, giù. In effetti ci sono tutti, sicché dai tempo al tempo ..! |