Gennaro Esca è nato a Napoli, vive a
Gubbio (Perugia) dove è titolare della cattedra di Educazione visiva presso
l’Istituto Statale d’Arte. Ha studiato all’Istituto d’Arte di Napoli,
all’Accademia di Belle Arti della stessa città con Augusto Perez e Grafica
Pubblicitaria all’Università per stranieri di Perugia, risultando il primo
degli ammessi al corso di studi.
Alcune mostre
collettive: Quadriennale Nazionale d’Arte Palazzo delle
Esposizioni (Roma), Sala Alicata (Napoli), Maschio Angioino (Napoli), Castel
Dell’Ovo (Napoli) Chiostro di S. Chiara (Napoli), Mostra D’Oltremare
(Napoli), Astoria Karolyi (Budapest), Malargalleriet (Stoccolma), Arte Fiera
(Bologna), Trevi Flash Art Museum (Trevi), Ville De Thann (France), Ermitage
Du Riou (France), Galerie Peugeot Avenue de la Grande Armée (France), Caffè
Letterario (Roma).
Alcune mostre
personali: "Il silenzio tra due pensieri" Castel dell'Ovo, Sala
delle Terrazze, Napoli, a cura dell'Assessorato alla Cultura e con
l'Adesione del Presidente della Repubblica, dicembre 2009-gennaio 2010
(mostra reperibile sul sito del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, oltre che su Google); Galleria La Spelonca (Napoli), Galleria La Sirenella
(Sorrento), Galleria G59 (Napoli), Il Leopardo (Roma), Le Scalette Rosse
(Roma), Palazzo del Bargello (Gubbio), Palazzo dei Consoli (Gubbio),
Art-Arte (Pistoia), La Spadarina (Piacenza).
Hanno scritto di
lui: Lidia Menapace, Duccio Trombadori, Libero Galdo, Gianni
Guarino, Eugenio D’Acunti, Pasquale Palma, Ettore Sannipoli, Barbara
Monacelli, Domiziana Moncrieff, Giulia Besson, Umberto Ajò, Elena Orlando.
"Uno spazio aggredito ed eroso
Gennaro Esca non rinuncia alla tela, alla trementina e ai pennelli, alla
tradizione del dipingere, insomma; non può fare a meno della pittura
«olfattiva e retinica», puramente «visiva», che tanto insoddisfaceva
Duchamp. Non può fare a meno neppure (come vedremo) della figurazione,
sebbene le sue immagini antropomorfe si confrontino di continuo con pulsioni
tese verso l’astrazione, che rimangono sempre fortissime nell’arte del
nostro.
L’‘ontogenesi’ stilistica di Esca ripercorre alcune delle fasi salienti,
facilmente riconoscibili, di una ‘filogenesi’ evolutiva di più ampia
portata, quella delle avanguardie storiche del Novecento. Egli si pone con
decisione sul versante dell’espressionismo, dal Picasso blu alla Brücke, dal
colore chagalliano ai CoBrA e oltre, non disdegnando riferimenti ad aspetti
‘emozionali’ del surrealismo e perfino agli ‘stati d’animo’ di Boccioni.
Un
espressionismo, quello di Esca, fatto essenzialmente di sostanza cromatica,
con una predisposizione verso accordi che privilegiano l’intensità e la
luminosità dei colori, i quali risaltano su fondi grigi o scuri creando dei
fascinosi «contrasti di qualità» (Itten), caratterizzati da note pure e
sature poste opportunamente a confronto con campiture offuscate, ovvero
spente.
Riconoscibile, quasi sempre, risulta la figura umana, specie quella
femminile. È una pittura fatta di persone, attraverso la rappresentazione di
corpi che non sono studiati con intenti d’accademia, ma trasformati – a
volte direi anzi deformati – entro un campo dalle intense linee di forza,
quello dell’interiorità e delle emozioni, che si fa spazio reale, intriso di
colore e di luce, continuamente aggredito ed eroso dal buio della
solitudine, del silenzio, della vita che passa. Così i corpi manifestano,
sopra tutto, stati d’animo che ambirebbero a rimanere asconditi, ma che
invece trapelano inarrestabilmente, per assurgere a vera e propria epifania
dell’immagine." [Ettore A. Sannipoli, nota critica in occasione della
personale di Gennaro Esca "Il silenzio tra due pensieri", Napoli Castel
dell'Ovo 23 dicembre 2009-10 gennaio 2010]
e-mail:
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