L'archivio è
stato ed è per gli architetti Lapadula soprattutto uno studio
quindi, non solo un deposito dove oggi vengono conservati documenti
e progetti ma anche un luogo di vita e lavoro dove si sono
accumulati libri e riviste, attrezzi del mestiere e oggetti
bizzarri, plastici di opere e bozzetti di quadri o sculture, insieme
alle tracce di tanti personaggi che vi hanno lavorato o lo hanno
solo attraversato.
Quella dei Lapadula è una
famiglia di architetti, urbanisti e docenti universitari che, con i
suoi vari imparentamenti, ha cominciato a operare sin dalla
seconda metà dell'Ottocento e che ha saputo creare una rete di
rapporti di lavoro o amicizia stretti con tanti protagonisti della
cultura del secolo scorso. Uno studio che esiste fisicamente da
ottantuno anni. Un archivio che è stato vincolato da quasi venti
anni dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio perché sono
stati dichiarati di notevole interesse storico
i materiali, che vi vengono conservati, relativi alle attività dei
fratelli (figura 1) Ernesto (detto Bruno o Bruno di
Lucania) Lapadula (Pisticci 1902 - Roma 1968) e Attilio Lapadula
(Pisticci 1917 - Roma 1981).
Un luogo dove
si accumulata un’impressionante quantità di lavoro e dove Attilio
passava le sue giornate e buona parte delle notti a tirare linee
su fogli di carta che sovrapponeva uno sull’altro nella continua
ricerca della soluzione migliore.
Tra le opere più importanti dello
studio
,
nel campo dell'architettura civile, vi sono: casina nautica
per i cavalieri di Colombo (Roma, 1934); camera di commercio
(Potenza, 1935); padiglioni della mostra d'Oltremare (Napoli, 1936);
poste centrali (Matera, 1938); palazzo della Civiltà del Lavoro
(Roma EUR, 1939); stabilimento balneare Kursaal (Ostia, 1950); villa
Angiolillo (Roma, 1955); villino in via dei Decii (Roma, 1957);
ministero della Sanità (Roma EUR, 1958); albergo Residence Garden
(Roma EUR, 1959); complesso residenziale in via di Donna Olimpia
(Roma, 1960); complesso residenziale Villa Lontana (Roma, 1963);
albergo Leonardo da Vinci (Roma, 1963); sede del ENEL (Roma, 1964);
sede dell'IMI (Roma EUR, 1965); sede della regione Lazio (Roma,
1971); complesso di palazzi per uffici in via Paolo di Dono (Roma,
1973); sede della Siemens (Roma EUR, 1975); sede della Procter &
Gamble (Roma EUR, 1980). Tra le più importanti architetture
religiose vi sono: concorso per nuove Chiese (Messina, 1931);
chiesa di san Rocco (Pisticci MT, 1935); cappella del centro
studentesco (Roma, 1957); restauro della chiesa di san Michele e
Magno (Roma, 1961); cappella del cimitero (Quero BL, 1962); chiesa e
casa generalizia della Società delle missioni africane (Roma, 1963);
chiesa e casa generalizia della congregazione dei missionari di
Scheut (Roma, 1964); chiesa e casa generalizia delle suore di Nostra
Signora Madre di Misericordia (Roma, 1964); chiesa e collegio san
Lorenzo da Brindisi (Roma, 1967); progetto di chiesa e collegio
Scalabrinianum (Roma, 1967) poi sede della Regione Lazio; concorso
per nuove chiese (Roma, 1967); allestimenti per il XV centenario
della nascita di san Benedetto (Subiaco RM, 1980). Tra i più noti
arredamenti di locali, mostre e navi vi sono: bar Berardo (Roma,
1948); bar Aragno (Roma, 1951); agenzia Il Tempo (Roma, 1948);
esposizione agricola (Roma EUR, 1953); arredamento della turbonave
Andrea Doria (1953); arredamento della turbonave Cristoforo Colombo
(1960); arredamento della turbonave Raffaello (1964). Tra i
principali piani urbanistici vi sono: piano di ricostruzione
e piano regolatore generale di Rimini (1945); piano regolatore
generale di Bracciano (RM, 1947); piano regolatore generale di
Oriolo Romano (RM, 1949); progetto della borgata Cerro (FG, 1952);
piano urbanistico di Cordoba (Argentina, 1952); progetto della
borgata san Cesario (SA, 1954); programma di fabbricazione di
Greccio (RI, 1957); piano regolatore generale di Fano (1958); piano
urbanistico di Catamarca (Argentina, 1960); piano regolatore
generale di Andria (BA, 1979). Andrebbero poi elencati almeno i
concorsi vinti: città universitaria e piazza dei mistteri a
Bratislava (Slovacchia, 1941); fiera di Catania (1951); palazzo
della regione Sicilia (Palermo, 1955).
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Figura 2.
Quadro dipinto a olio su tavola da Ernesto Lapadula nel 1937 e
presentato al concorso per il Palazzo della Civiltà Italiana a Roma
(EUR). L’originale si trova oggi al Museum of Modern Art (MOMA) di
New York (USA). Foto di proprietà dell’Archivio Lapadula. |
Tra le tante
opere ve ne sono almeno due che hanno assunto, già al momento della
loro costruzione e poi con maggior forza negli anni successivi, il
valore di icone di Roma e della sua architettura. Si tratta
del Palazzo della Civiltà italiana all’EUR progettato da Ernesto
insieme agli architetti Giovanni Guerrini e Mario Romano nel 1937 (figura
2) e dello stabilimento balneare Kursaal di Ostia progettato da
Attilio nel 1950 (figura 3) con la collaborazione
dell’ingegnere Pierluigi Nervi che fu il direttore dei lavori.
Lo studio era
stato aperto a Roma nel 1930. Vi ha operato per primo Ernesto che è
stato docente presso l'Accademia di belle arti e l'Università di
Roma, professore straordinario di Architettura e poi di Urbanistica
presso l'Università di Cordoba (Argentina), membro effettivo
dell'Istituto nazionale di urbanistica (INU). Ernesto ha svolto la
sua attività professionale in Italia, Libia, Slovacchia e Argentina.
Per la sua intensa opera di docente e urbanista, la città di Cordoba
gli ha dedicato una strada e anche Roma ha in programma di fare
altrettanto.
Ha proseguito
l'attività Attilio - prima come principale collaboratore di Ernesto
e poi da titolare dello studio - che è stato professore di
Urbanistica presso l'Università di Roma, membro della Commissione
urbanistica del comune di Roma, membro effettivo dell'INU, membre
associé de l'Association internationale des urbanistes ed è noto,
oltre che come progettista e urbanista, anche come storico
dell'Urbanistica per gli studi compiuti su Roma e il suo territorio
tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento. Ricerche che,
insieme alla sua attività di progettista e di docente, hanno indotto
il comune di Roma a dedicargli una strada.
Ernesto e
Attilio erano figli di Donato che aveva una falegnameria a Pisticci,
in provincia di Matera, loro paese d’origine. Importanti per la
formazione dei due architetti furono certamente le copie della
rivista tedesca Jugend (Monaco, 1896-1933) che mastro Donato
aveva in laboratorio e dalle quali ricavava modelli per i mobili.
Purtroppo nessuno pensò di salvare le riviste, che erano state dei
riferimenti per la cultura mitteleuropea, portandole nello
studio di Roma.
Lo studio è
sempre stato un luogo dove la gente stava per lavorare, passava per
chiedere consigli e consultare libri e riviste o si fermava a
scambiare idee. Così sono rimasti a studio: gli originali, del
progetto dell'architetto Mario Ridolfi per due negozi di fiori
(Roma, piazza di Monte d'Oro) e della prospettiva a tempera
dell'architetto Alfio Fallica per il villino Fegarotti (Roma, via P.
Frisi), esposti entrambi alla prima mostra del Movimento italiano di
architettura razionale (MIAR) tenutasi a Roma nel 1928; una tavola
del progetto del’architetto Carlo Scarpa per casa Veritti (Udine)
del 1955, insieme a tanti altri suoi scritti, schizzi e alla piccola
cartella rossa con i sei disegni eseguiti dal professore
veneziano per la Banca popolare di Gemona (Udine), la notte prima
dell'incidente che nel 1978 gli costò la vita a Sendai in Giappone.
Ma più
importanti dei documenti sono i rapporti umani dei quali resta il
ricordo. Purtroppo è impossibile ricostruire le frequentazioni di
Ernesto che certamente comprendevano, oltre a tanti architetti suoi
contemporanei, gran parte dei pittori della Scuola Romana.
L'attività dello
studio è sempre avvenuta con la collaborazione di molti. Tra quelli
che hanno lavorato con Ernesto non è possibile trascurare gli
architetti od ingegneri: Adalberto Libera, Vittorio Cafiero,
Giovanni Guerrini, Plinio Marconi, Giuseppe Marletta, Pier Luigi
Nervi, Mario Ridolfi e Mario Romano. Tra i riferimenti certi vi sono
il MIAR che ebbe la sua prima sede proprio presso lo studio Lapadula
e l’Art Club di via Margutta che ebbe Ernesto tra i suoi fondatori e
primo presidente.
Attraverso
Attilio avreste potuto incontrare architetti stranieri o italiani e
moltissimi artisti che avevano collaborato con lui in lavori di
arredamento o che erano soltanto amici. Ugualmente avreste potuto
conoscere, magari scendendo a prendere l'aperitivo al bar Rosati di
piazza del Popolo, scrittori, flosofi, poeti, personaggi del cinema
e tante altre figure di rilevo dell'ambiente culturale romano.
È difficile
ricordarli tutti. Certamente architetti stranieri come Richard
Neutra, Olli Paviainen, Monica Pidgeon, Werner Schafer, Hans
Scharoun e colleghi italiani come Stanislao Ceschi, Enrico Del
Debbio, Aldo Della Rocca, Italo Insolera, Pietro Lugli, Plinio
Marconi, Luciano Puntuale, Giuseppe Perugini, Luigi Piccinato, Mario
Romano, Ludovico Quaroni, Maurizio Sacripanti, Gastone Schiavina e
Gabriele Scimemi. Tantissimi artisti come gli scultori Franco
Cannilla, Andrea e Pietro Cascella, Giorgio Celiberti, Lidia
Duchini, Pericle Fazzini, Vincenzo Gaetaniello, Luigi Gheno, Lorenzo
Guerrini, Edgardo Mannucci, Antonino Virduzzo e Amerigo Tot, i
pittori Carla Accardi, Afro e Mirko Basaldella, Corrado Cagli,
Michelangelo Conte, Mario De Luigi, Franco Gentilini, Edoardo
Giordano, Bice Lazzari, Sebastian Matta, Sante Monachesi, Luigi
Montanarini, Achille Pace, Pupino Samonà, Antonio Sanfilippo, Angelo
e Carmelo Savelli, Antonio Scordia, Orfeo Tamburi, Francesco
Trombadori, Giulio Turcato, Ugolino da Belluno e Giuseppe Uncini.
Scrittori e poeti come Elsa Morante, Michele Parrella, Sandro Penna,
Francesco Serrao, Antonello Trombadori e Carla Vasio. Personaggi del
cinema come il costumista Elio Costanzi, il regista Federico Fellini
e il maestro Alessandro Cicognini. Altre figure della cultura
italiana come il filosofo Nicola Ciarletta, lo storico Annibale
Ilari e lo storico dell’arte Ennio Francia.
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Figura 3. Plastico in cartoncino del trampolino progettato da
Attilio Lapadula nel 1950 per lo stabilimento balneare Kursaal di
Ostia (RM). Foto di proprietà dell’Archivio Lapadula. |
Personaggi
che condividevano gli stessi interessi e frequentavano gli stessi
luoghi in un’area molto ristretta di Roma, oltre al bar Rosati già
ricordato, il bar Canova di piazza del Popolo, le gallerie d'arte di
via del Babuino, i laboratori artigiani e l'Art Club di via Margutta,
la trattoria Menghi di via Flaminia, la fiaschetteria Beltrame di
via della Croce, la trattoria da Carlino di via Canova e pochi
altri.
Il lavoro
nello studio Lapadula continua ancora oggi anche se specialmente in
settori del tutto nuovi come lo studio e la pianificazione
dell’ambiente e la grafica.
L'archivio è tra
quei pochi che si sono, in buona parte, salvati ma, come queste note
lasciano intuire, c’è qualcosa in più di disegni su carta lucida,
copie, lettere d'incarico, relazioni tecniche e capitolati
d'appalto. Sono rimaste tracce di una rete di rapporti, creatisi nel
tempo, al suo interno o intorno a esso e di un insieme di ricordi,
collaborazioni di lavoro o solo affinità culturali, conoscenze
antiche o invenzioni originali, tecniche e magisteri, modi di fare o
di vedere e, perché no, aneddoti. Quasi mai queste tracce si trovano
in documenti (o solo in essi), il più delle volte sono nella memoria
delle persone, che lavorarono a studio o che ancora lo frequentano,
di amici, vecchi collaboratori, artisti, artigiani e committenti.
Per localizzare le opere romane dei Lapadula si veda:
Irene de Guttry,
Guida di Roma moderna, dal 1870 ad oggi, Roma, De
Luca ed., 2001.
Testo ed immagini inviati
da Bruno Filippo Lapadula, che ringraziamo, nel mese di
giugno 2011.
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