Pensiero Meridiano

 

Il perché del nostro silenzio

Editoriale de Il Portale del Sud

I nostri lettori più attenti avranno forse notato che da tempo Il Portale del Sud  non pubblica commenti politici. Ci teniamo a farvi sapere che la nostra intervenuta repulsione per la  politica non è dovuta a vecchiaia! Noi non siamo diventati vecchi, anzi abbiamo la presunzione di essere maturati e di saper pensare.

I "giovani rottamatori” ed i rampanti grillini, che mostrano le facce vuote ed intanto hanno trovato, furbamente, un lavoro (deputato o senatore), sono invece i veri vecchi. Ragionano e pensano con il cervello di un vecchio di 70 anni fa. E tutto questo grazie trent'anni di televisione e incultura berlusconiana. Le TV del pregiudicato di stato più riverito nel mondo incivile italiano. Televisioni che hanno fatto crescere le nuove generazioni con una mentalità vecchia di 70 anni.

Non ci sottraiamo alla responsabilità collettiva di una generazione, quella di chi scrive, che avrebbe voluto cambiare il mondo, ma che poi si è adagiata nell’edonismo. Ma ci ribelliamo, con lo “sciopero della penna” al conformismo, dilagante anche al Sud, dove invece ci sarebbe stato bisogno di una spinta rivoluzionaria per generare coraggiosi cambiamenti.

Invece i meridionali ed i siciliani alle elezioni del febbraio 2013 si sono generalmente comportati in maniera masochistica. Ancora una volta. Come per sempre?

Tutti gli impegni, dalla fiscalità all’economia, che attualmente ci stringono come in una morsa, furono sottoscritti da Berlusconi e dal suo fido Tremonti. Le tasse sulla casa, l’europeo fiscal compact, l’acquisto degli F-35… Da quel “duo” cioè che vent’anni fa consegnò l’Italia alla lega nord, frantumando la solidarietà territoriale a danno del Sud e moltiplicando a dismisura, con il localismo, i centri di spesa (di stipendi, bustarelle, soldi a disposizione di famelici consiglieri regionali). Poi ce la prendiamo con l’Europa, la Germania e l’Euro!

Berlusconi ed i suoi elettori hanno lasciato arricchire i parassiti e gli incapaci intrallazzati, impoverendo  irreversibilmente uno dei Paesi più ricchi del mondo. La sinistra nel frattempo  non è stata certamente brillante ed all’altezza della situazione, ma la responsabilità dello sfascio provocato dal ventennio resta principalmente in capo agli italiani che hanno seguito acriticamente il vecchio rattoso di Arcore.

Con la modestia dei nostri mezzi e possibilità, abbiamo continuato per 10 anni a cercare di mettere in guardia da tutto ciò. Ad un tratto ci è apparso fatica sprecata, ecco la verità: chi è consapevole e responsabile non ha infatti bisogno dei nostri scritti, mentre chi non lo è tale resterà, senza speranza di redenzione.

Fara Misuraca

Alfonso Grasso

Aprile 2014


Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso


Il commento di Antonio Casolaro

Il fondo di questo mese del “Portale”, al di là delle considerazioni contenute, tutte condivisibili perché oggettive, alla fine a ben vedere diventa una dichiarazione di resa, una sorta di rassegnazione alla politica degenerata in atto. L’occasione è utile però per ricordare che le sovrastrutture, a cominciare appunto dalla politica e dai suoi supporti ancor più invadenti e convincenti nell’era dell’on line, dei droni, d’internet e delle TV senza controllo, costituiscono i filtri attraverso i quali la struttura impone e conferma il suo modo di operare e la sua continuità. Ma attenzione proprio per la velocità con la quale si è in grado d’intervenire e d’informare, i due momenti, quelli che definivano la struttura e la sovrastruttura, si sono quasi del tutto annullati per cui l’uno e l’altro si completano e s’intersecano vicendevolmente dando origine ad una nuova unità che potrebbe definirsi la totalizzazione del rapporto di capitale. Oggi il profitto viene estorto anche dal tempo libero. In questa realtà diventa sempre più difficile “liberare” le coscienze acquisite dall’egemonia dominante. In un contesto poi dove la morale, la religione, la metafisica e ogni altra ideologia nonché le forme di coscienza che ad esse corrispondono, non conservano oltre la parvenza dell’autonomia. Esse non hanno storia, non hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la loro produzione materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero ed i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza (K. Marx “L’ideologia tedesca”). Se è vero, come è vero, quello che affermava il vecchio di Treviri, la coscienza di classe in questi ultimi vent’anni ha subito forse il più violento attacco della sua storia proprio perché la classe stessa è stata distrutta. "La classe operaia diventa Stato" affermò Ingrao formulando unas proposizione gradualista e quindi riformista, tuttavia fu positiva. Con l’avvento del teatcherismo e poi del reaganismo ed ancora del blayrismo, del veltronismo, del dalemismo, del bertinottismo, del vendolismo fino al renzismo, la classe operaia è stata via via ridimensionata fino alla sconfitta quasi totale: oggi secondo me la classe operaia è una figura storica: sul piano materiale, che poi è quello che conta, forse non esiste più. Di sicuro è da ricostruire. Bisogna continuare ad intervenire senza arrendersi mai. Antonio


L'idea della resa individuale non ci appartiene, ma è grande l'incavolatura nei confronti di chi ha votato di nuovo per l'abietto pregiudicato di Arcore... (ilportaledelsud.org)

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