Pensiero Meridiano

 

Editoriale de Il Portale del Sud

Quattro SÌ per il Sud

I referendum [1] del 12-13 giugno, di rilevante interesse nazionale, sono per noi del Sud di importanza specifica. È noto infatti che il piano governativo per le centrali nucleari e lo stoccaggio delle scorie ci riguarda molto da vicino. Così per l’acqua, vista la situazione non di certo brillante in cui versano molti dei nostri acquedotti.

Vi chiediamo perciò di andare a votare, e di votare quattro volte SÌ.

Nucleare e scorie radioattive

Avete mai sentito, a vostra memoria, di un terremoto in Germania? Di un maremoto in Francia? Di uno tsunami in Svizzera? Mi pare di no. Infatti non sono zone sismiche, perciò quando vi dicono che nei Paesi che ci circondano le centrali nucleari ci sono, omettono di informarvi sul piccolo particolare che in Italia i terremoti sono (purtroppo) frequenti e disastrosi. Le uniche zone a basso rischio tellurico sono le pianure alluvionali della Lombardia e del Veneto, dove però la Lega Nord e il ciellino Formigoni hanno messo “il veto” su gli insediamenti nucleari.

Questo è il motivo per cui la Lega invita i propri “adepti” a non andare a votare. L’importante è non far raggiungere il quorum che renderebbe valida la consultazione referendaria: il nucleare non li riguarda. Già questo dovrebbe bastare a farci capire che riguarderà noi, Noi italiani al sud del Rubicone, e che è nel nostro interesse andare a votare e sperare (pregare per chi ci crede) che il quorum sia raggiunto.

Il piano governativo, ancorché non divulgato da Berlusconi e soci per ovvi motivi di convenienza elettorale, prevede infatti una centrale nel Sud continentale (due, se il basso Lazio si chiamasse, come una volta, Terra di Lavoro) più il centro nazionale di stoccaggio delle scorie radioattive sul Garigliano. Un’altra centrale, quella da assegnare alle isole, sarà ospitata dalla Sicilia, visto che la Sardegna ha già espresso con il suo voto di non volerla.

Si dirà che sono ipotesi… che poi non ci sarà alcuna realizzazione …che ci vorranno anni ed anni… Ci volevano confondere le idee con un decreto che, però, non ha retto al vaglio della Cassazione!

La verità, gentili signori, è che il referendum ci da una grande opportunità e, se lo disertassimo, agiremmo soprattutto contro gli interessi del Sud e contro i nostri figli. Lo diciamo non per un pregiudizio di natura politica (noi non abbiamo tessere) né per preconcetto antinucleare. Semplicemente, il Sud è zona ad altissimo rischio tellurico, vulcanico ed i maremoti, anche se meno frequenti, costellano la storia delle nostre coste. In più, il Sud e la Sicilia sono più esposti, per posizione geografica, ad attentati terroristici aerei: basta un qualsiasi squilibrato che si butti con un aereo da diporto imbottito di esplosivo su di una centrale nucleare, per provocare un disastro capace di far scomparire la vita per millenni.

In questo contesto già di estremo pericolo, Sicilia e Campania si trovano in situazione politica, se possibile, più critica. La Campania per la presenza di Caldoro alla timone della regione, vera nullità, nuclearista a prescindere, ripetitore acritico (acefalo?) delle politiche governative dell’asse Bossi-Berlusconi. La Sicilia, per l’assoluta inutilità di avere una centrale nel proprio territorio, in quanto (potrebbe essere) energeticamente indipendente.

Acqua

Non è vero che al Sud l’acqua è stata sempre pubblica, anzi… Perciò, fino alla costruzione dell’acquedotto del Sele, Puglia e Basilicata erano in gran parte in sofferenza, i raccolti dipendevano dagli eventi atmosferici, l’acqua si andava a prendere con i muli alle fonti e trasportata in barilotti di legno. Non sono storie dell’Ottocento… così andava finché con l’avvento della Repubblica e dei primi governi di centrosinistra, l’acqua (come luce e telefono) fu portata in tutte le case.

Quel progresso fu forse opera dei c.d. “privati”? Figuratevi! I privati italiani… Fu lo Stato. L’unico che può permettersi, anzi è obbligato a farlo, a prendersi cura dei cittadini anche se antieconomico. Non è infatti redditizio installare tubi, valvole, vasche di decantazione, fare i controlli di potabilità ecc. per una piccola comunità della Sila, o dell’Irpinia, oppure dell’Ennese… ma è necessario per definirsi civili!

Con il credito che avanza il Sud, fatto da acquedotti ormai da rifare e condotte logore da rimpiazzare, non è assolutamente interesse del Sud la privatizzazione voluta dal governo Bossi-Berlusconi, che fa parte, in tutta evidenza, delle porcate perpetrate da questo governo al Paese ed al Sud in particolare, considerato da loro, in altrettanta evidenza, un popolazione di fessi che comunque li vota lo stesso.

In Italia, i processi di privatizzazione sono iniziati con l'approvazione della legge n. 36/94, che, pur avendo positivamente deciso l'accorpamento delle gestioni in Ambiti territoriali ottimali, ha trasformato le precedenti aziende municipalizzate, che per oltre 60 anni avevano gestito il servizio idrico, in società per azioni (Spa), cioè enti di diritto privato il cui unico scopo è la produzione di dividendi per gli azionisti. L’acqua è stata considerata non più come bene comune ma come bene economico da mercificare.

Con la privatizzazione del servizio idrico, non solo le popolazioni perdono tutte le possibilità di controllo del ciclo dell'acqua, ma anche gli stessi organismi elettivi come i consigli comunali vengono espropriati di tutte le decisioni che vengono affidate ai consigli di amministrazione delle Spa.

Nonostante questo quadro, l’attuale governo ha tentato con l'approvazione dell'art. 15 D.L. 135/09 ("Decreto Ronchi"), che ha modificato l'art. 23bis della L. 133/08, l’accelerazione della consegna al mercato di tutte le gestioni dei servizi idrici.

Votare SI ai due quesiti sulla gestione dell’acqua, uno sull’affidamento del servizio idrico a soggetti privati e l’altro che consente loro di realizzare profitti garantiti sulla tariffa, significa dire no alla privatizzazione di un bene essenziale. Per bere, per cucinare, per mangiare, per provvedere all’igiene, per difendere la salute, per vivere insomma.

La vittoria dei "SI" ai referendum porrebbe il nostro paese sulla stessa linea di Parigi, Berlino, Olanda e di molti paesi sud-americani che hanno scelto, dopo la negativa esperienza della privatizzazione, di riappropriarsi dell'acqua riaffermando l'indisponibilità dei diritti universali e la difesa dei beni comuni.

Legalità

Il principio della Legge uguale per tutti, messo in discussione dal premier eversivo ce ci ritroviamo (mai votato dal 51% degli elettori, ma lui il quorum se lo è fatto per legge, cioè con il c.d. premio di maggioranza inventato da Calderoli…) è meglio che rimanga. È di specifico interesse del Sud che resti in piedi un principio posto in difesa dei deboli contro la prepotenza dei forti, degli onesti contro i prevaricatori, delle brave persone contro i malavitosi…

Votare Sì nel referendum sul legittimo impedimento, significa dire no al tentativo del presidente del consiglio più inquisito del mondo di sottrarsi al giudizio della magistratura. Un abuso di potere che consegnerebbe al presidente del Consiglio un salvacondotto personale, che gli consentirebbe di sfuggire al legittimo controllo della giustizia su ipotesi di reato che non hanno nulla a che fare con l’esercizio delle funzioni di governo.

Per concludere

C’è ancora un motivo più che valido e sufficiente, per andare alle urne, per non disertare il referendum, per dire SÍ (o anche NO se proprio non siete convinti) ai quesiti referendari: riappropriarsi di un diritto costituzionale ed esercitarlo liberamente. Per non sprecare del tutto i trecento milioni (300.000.000,00) di denaro pubblico che il governo Berlusconi ha deciso di buttare al vento, soldi di tutti noi cittadini e contribuenti, di destra, di centro o di sinistra, pur di separare il referendum dal voto delle ultime elezioni amministrative.

E’ chiaro a tutti che Il presidente del Consiglio ha voluto bruciare ‘sti 300 milioni di Euro proprio per boicottare il quorum del 51% degli elettori, senza il quale la consultazione non sarebbe valida. Perché ormai teme il responso popolare. Ha paura di essere sconfitto sul nucleare, sulla privatizzazione dell’acqua e, soprattutto, teme di essere sconfitto sul legittimo impedimento che consente a lui di non essere uguale a noi di fronte alla legge.

Di solito la partecipazione al voto del Sud è inferiore a quella delle altre regioni. La nostra gente non crede molto nello Stato, che tante volte è mancato, né segue molto l’informazione, perché l’esperienza atavica suggerisce di non aspettarsi niente di buono dalle novità… Facciamo un’eccezione, stavolta, rechiamoci tutti a dire la nostra su temi tanto cruciali come legalità, acqua e nucleare. Se no, poi è inutile protestare per le discariche, per il territorio devastato e… riempirsi la bocca dicendo che ci teniamo ai nostri figli. E' inutile cantare…

se non voti... poi inutile a cantare!

Fara Misuraca e Alfonso Grasso

Giugno 2011


Nota

[1] Correttamente: referenda


Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso

Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino- il Portale del Sud" - Napoli e Palermo

admin@ilportaledelsud.org ®copyright 2011: tutti i diritti riservati. Webmaster: Brigantino.

Sito derattizzato e debossizzato