Pensiero Meridiano

 

Milano e Napoli, due facce di una stessa battaglia

Editoriale de Il Portale del Sud

Chi, meridionale, vota a destra, si rende complice del tradimento del Sud perpetrato da questo Governo a guida leghista.

La destra al potere è eversiva, secessionistica, antimeridionale (Tremonti: “il Sud è una palla al piede). Coloro che la sostengono “nonostante tutto” sono, nella ipotesi per loro migliore, opportunisti cui interessano solo i fatti propri, e si fanno servi in cambio di una mancia, a discapito della collettività della città che dicono (a parole) di amare.

I terroni

A Milano gli elettori d’origine meridionale sono tanti. Intuiamo il disagio da ex-terrone. Gli sfottò pesanti cui sono stati perseguitati i loro genitori per decenni (i cani e i meridionali non possono entrare), la conseguente voglia di camuffarsi, confondersi, non essere identificabili, fingere di non conoscere nemmeno il paesello d’origine. Votare Lega Nord. Ritenersi concittadini di Berlusconi, brava persona, solo un po’ troppo ottimista. Poi è arrivata la salvezza, nella fattispecie rappresentata da drappelli di extracomunitari laceri e straccioni, per di più facilmente identificabili per il colore della pelle e per quella loro strana religione, così fanatica, senza parvenza di un santo, di un beato, di un servo di Dio… Vuoi mettere, con noi adoratori del crocifisso, illuminati dalla “ragione” della fede e dalla processione del Santo Patrono, con tanto di sosta della statua (primo Comandamento: “di Me non costruirete né statue né altre raffigurazioni”) sotto casa camorra?

Per i milanesi d’origine meridionale, l’avvento di straccioni ancora più mal messi dei padri fu una grazia insperata. Spostava non solo il tiro dell’odio (sfottò), ma dava l’occasione per partecipare al tiro ad un bersaglio nuovo di zecca, del tutto inerme! Così molti ex-meridionali da comunisti e socialisti diventano xenofobi e fascisti (leghisti), mentre i Milanesi veri restano in pochi e più inclini al fare che all’odiare.

La patria padana diventa sempre più piccola, scade a livello rionale, poi condominiale tendente al millesimale, si cercano le origini… le radici… e si trova lo zio che dal paesello chiede un piccolo favore… che c’è di male? Qui a Milano gli intrecci tra capitale e politica sono di casa: era o non era la città delle mazzette? Sì è vero, poi se ne è in parte liberata… ma lo zio propone cose interessanti, soldi, tanti soldi… ci sono tanti affari su cui mettere le mani!

Le mani sulle città

Magari, signori miei, non è andata proprio così, magari è stato più complicato, o forse l’illegalità era già scontata in Lombardia, nonostante le apparenze e la coltre di maggiore educazione civica. Fatto sta che ‘Ndrangheta e Mafia oggi sono a Milano, non importata, ma impiantata (capace di riprodursi). Ciò, unito alla grande evasione fiscale, quella dei 70 miliardi di Euro per intenderci (non quella da poveri fessi della tassa dei rifiuti di Napoli), rende Milano un pilastro fondamentale della destra illegalitaria di matrice berlusco-bossiana. Se Roma è ladrona, Milano è corrotta. Se Napoli è sudicia, Milano lo è nella sua classe dirigente di destra che l’ha portata a questo.

Milano è stata per anni la Milano da bere di Bettino Craxi, la città che prometteva carriere prestigiose e ricchezza a chi, fosse stato capace di “arrangiarsi”, di essere flessibile e disponibile. Questa Milano è diventata la Milano di Berlusconi, del suo blocco sociale, del suo modello di società e si è trasformata nella città della precarietà giovanile, dove le risorse d’intelligenza, di cultura e professionalità sono disperse in miriadi di contrattini capestro o di partite Iva, tutto a vantaggio di potenti e consolidati “datori di lavoro” arricchitisi illimitatamente senza crescita né dei giovani né delle imprese. È cresciuta così la Milano di San Precario che mortifica le nostre migliori risorse umane e ne favorisce la fuga.

Pisapia, un avvento necessario

Pisapia è perciò una grande speranza di cambiamento. Di buona famiglia, di buon cuore, di idee progressiste, egli è l’espressione di una metropoli che credevamo persa per sempre. Un uomo vero. Non porterà i cosacchi in piazza Duomo, non mangerà i bambini, non abolirà la proprietà privata, non istituirà la dittatura del proletariato! La destra è terrorizzata perché sa benissimo a chi dovrà rendere conto in caso di sconfitta, a gente che non perdona gli sgarri e soprattutto gli impegni sottoscritti.

Insomma, la vera posta in gioco a Milano, con gli appalti dell’Expò, è quella tra chi, come Pisapia, vuole riportare l’economia cittadina in un ambito di legalità e solidarietà, e coloro (Moratti, Berlusconi, Bossi e il ciellino Formigoni ormai in pianta stabile al Pirellone) che da una vita fanno patti col diavolo pur di sopravvivere nello squallore luccicante e dorato della loro solitudine esistenziale, la naturale e fatale condanna dell’egoismo cui hanno dedicato l’esistenza, sprecandola.

Anche a Napoli occorre cambiare

Napoli è l’altra faccia della stessa medaglia (la croce, ovviamente!). Semplificando, come a Milano c’è lo scontro tra uomini forti della legalità ed i poteri forti legati alla ‘Ndragheta, a Napoli c’è da scegliere tra un volto nuovo, De Magistris, di antica famiglia napoletana, non compromesso con i partiti che hanno fallito (Pd al Comune, Destra alla Regione e Provincia) e Lettieri, servo di Cosentino, vice-servo di Berlusconi, vice-vice-servo di Bossi. Non è un’offesa gratuita quella che facciamo, è bensì una verità ragionata, come del resto sempre di nostra abitudine.

Prima, però, un inciso. Il problema della monnezza, alimentato dai noti poteri forti napoletani (che ci ricavano milioni) è irrisolvibile con la legge Bossi-Berlusconi che impone lo smaltimento dentro le Provincie. In quella di Napoli, la più densamente popolata d’Europa, ci stanno il Vesuvio, le Isole del Golfo, la Costiera Sorrentina, gli scavi di Pompei, la Solfatara. Ci vogliono degli scienziati per capirlo? Bisogna veramente buttare ed incenerire tutto? Perché Berlusconi ha prima gestito in prima persona la questione, modificando addirittura le competenze dei Tribunali, e facendo scavare con l’esercito una discarica in città, e invece adesso se ne fotte, dando la colpa al Comune che non sa dove sversare?

La verità è sempre una conquista del ragionamento, mentre il pregiudizio è frutto di ideologia contorta. Quando abbiamo sostenuto che Caldoro è un servo di Berlusconi, è stato perché ha detto sì al nucleare di Berlusconi, poi ha detto sì alla moratoria antireferendaria di Berlusconi , e nel frattempo ha detto sì alle scorie nucleari in Campania. Ha detto, lui presidente della Regione, che Berlusconi ha ragione a dire che il problema della monnezza è dovuto all’inefficienza degli enti locali… allora, cosa è chi dice sempre sì, sissignore, servo o padrone?

Del presidente della Provincia, cui competerebbe trovare ed approntare i siti per il conferimento dei rifiuti, ci siamo perfino scordati il nome, tanto che ha inciso sulla quotidianità!

Vogliamo continuare con la politica dei politicanti di professione e mettere un altro servo, Lettieri, a sindaco di Napoli, dopo queste belle prove? Per Lettieri, badate bene, dargli semplicemente del servo è limitativo. Costui è infatti amico di Cosentino! A Milano, dove almeno la cittadinanza legge e si informa più che a Napoli, non sono arrivati a tanto, all’espressione diretta: la Moratti è una principessa sul pisello estranea alla vita, cresciuta nella bambagia, abbastanza insolente da sentirsi superiore a tutto ed a tutti…

A Napoli lo scontro tra legalità e poteri forti di cricca è invece esibito con sfacciataggine, con vanto oserei dire. Lettieri, diventato benestante avendo goduto dei benefici di chi frequenta la giungla degli appalti pubblici che diventano subappalti privati, ha imbarcato persino Bertolaso, quella della cricca degli affidamenti senza gara delle grandi opere, quello della ricostruzione dell’Aquila che ancora deve cominciare! Bertolaso che, al pari di Bassolino, risulta tra gli indagati nell'ambito dell'inchiesta "Rompiballe" per traffico illecito di rifiuti e truffa ai danni dello Stato!

Questo personaggio, Lettieri, rappresenta la parte peggiore della vecchia politica napoletana: i venduti (non trovo parola più moderata per chi vota per Berlusconi, cioè per il manutengolo di Bossi, votando così contro il Sud), i mastelliani, gli ex-bassoliniani ecc. ecc. Lettieri, suo malgrado, ha persino nei tratti somatici il richiamo guappesco. Nel suo confondersi nei verbi tra congiuntivo e condizionale, dimostra un limite formativo tipico ed evidente. Con il suo sorriso sprezzante ci informa dei compromessi che ha voluto fare per uscire dall’anonimato cui le capacità l’avevano destinato.

Lavoro ('a fatica)

A Napoli la questione lavoro è la priorità per eccellenza. Tutto ruota attorno ad essa: Il lavoro nero, le clientele, le discriminazioni che sfruttano ignobilmente la disoccupazione. Si sono formati in questo humus dei veri e propri “padroni” del lavoro, come denuncia De Magistris, frutto dell’intreccio tra criminalità affaristica e criminalità camorrista. L’attacco ai diritti dei lavoratori e al contratto nazionale che nel Mezzogiorno è un indispensabile bene comune, l’assenza di interventi, piani, programmi di investimento per il lavoro e lo sviluppo degni di questo nome, tutto questo ripropone la questione sociale come la priorità assoluta della città. A Napoli c’è oggi una domanda di riscatto, come hanno dimostrato i lavoratori di Pomigliano, che chiedono solo di poter sperare nel lavoro per sé, per i figli, per il futuro.

Lettieri, l’uomo di Berlusconi, proviene dai meandri della Confindustria napoletana ed è quindi uno dei principali artefici, economici prima che politici, del disastro sociale della città. Come potrebbe rappresentare il nuovo? A Napoli se non si risolve il problema del lavoro non si può lottare per la legalità, il risanamento ambientale o per la democrazia. Non c’è democrazia né legalità dove non c’è lavoro. La riprogettazione e la riorganizzazione della vita della città, dalla raccolta differenziata porta a porta fino al rilancio dei beni comuni e dei beni culturali può realizzarsi solo c’è un profondo cambiamento nei gruppi dirigenti della politica. Ed è questa la speranza che offre De Magistris.

Chi ci legge da tempo conosce i nostri orientamenti e sa che De Magistris non sarebbe stata la nostra scelta in un paese normale, ma oggi è l’unica scelta. Non porterà i Cosacchi a piazza Plebiscito, non mangerà i bambini, non abolirà la proprietà privata, non instaurerà la dittatura del proletariato. Se non ci credete, chiedetelo a loro (ai Cosacchi!).

Napoli con lui avrà una nuova chance di risorgere. Oppure no. Ma tutto è meglio di questa bolgia infernale che è oggi e di cui Lettieri ed amici sono i continuatori perfetti.

Il fallimento di Berlusconi

Milano e Napoli sono solo le due facce di una stessa medaglia: rappresentano il fallimento di quel modello sociale e culturale rappresentato da Berlusconi.

Vi invitiamo a non votare per i candidati di questa destra, appoggiati da Berlusconi e Bossi perché l’intero Paese ha bisogno di un segnale di svolta morale e politica.

Abbiamo completato in questi giorni, noi del Portale del Sud, la monografia su Salvo D’Aquisto, eroe di umanità, altruismo, solidarietà. Lungi da noi lo sfruttare la memoria di un simile personaggio a fini elettorali, noi che tra l’altro non siamo iscritti ad alcun partito. Ma c’è un messaggio che Salvo ha consegnato con il suo sacrificio a tutto il mondo, e vorremmo qui semplicemente ricordarlo. Se il Sud è stato capace di generare un tale figlio, pronto ad immolarsi per la giustizia e per la solidarietà umana contro la ferocia e la prepotenza fascista, allora c’è ancora speranza nel domani. Basta esserne degni.

Fara Misuraca e Alfonso Grasso

Maggio 2011


Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso

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