Editoriale de Il Portale del Sud
La croce del sud
Le Regionali 2010 ancora una volta confermano la vocazione gregaria di
alcune regioni meridionali.
L'alternanza
La
Puglia si sta rivelando sempre più un mondo a sé nel panorama
meridionale e nazionale. Non si contano le iniziative culturali ed
artistiche, quelle in campo economico e civile, la vivacità testimoniata
da vicende frizzanti balzate agli onori della cronaca, magari
discutibili come nel caso “escort”, altre volte potenzialmente
dirompenti, allorché la procura di Trani cerca di far luce sulle censure
attuate nel Sultanato d’Italia. D’altra parte, in quale altra
provincia del Sultanato poteva venir eletto un omosessuale inviso a
destra e (sedicente) di sinistra?
La
provincia Campania continua invece nella sua immutabilità,
fermamente condizionata dalle clientele di vari Mastella, De Mita & C.
che già nel 2005 raccolsero il 20%
ca.
dei voti. Nel 2005, questi voti andarono alla sinistra, nel 2010 alle
destre: la “alternanza” secondo i Campani! Fin qui niente di strano, si
potrebbe al massimo gridare (a vuoto) allo scandalo o alla (scaduta)
denuncia contro coloro che pur di restare attaccati alla poltrona,
cambiano schieramento. Non ne vale la pena: parleremmo infatti di
semplici gregari, preposti alle regalie ed agli scambi di favori. Non
sono stati i primi voltagabbana, non saranno gli ultimi, altrimenti non
ci troveremmo nel Sultanato di Italia, ma in un altro posto civile.
Tele-comandi
Il
dato che emerge dalle elezioni in Campania e Calabria, e per molti versi
anche nel Lazio, è che può diventare governatore chiunque, basta
che sia unto dal Sultano. Questi avrebbe potuto designare Mara
Carfagna o Noemi o Cosentino, ed i credenti (qui intesi come
credenti nel Sultano) li avrebbero votati senza battere ciglio.
Questione di fede, dunque? Sembrerebbe proprio di sì. La tesi si
rafforza se si pensa all’indole fascistoide che da sempre trasuda dai
credenti, a nord come a sud. Una contraddizione per un Sultanato che
proprio dal fascismo ha subito i danni maggiori. Ricordiamo infatti, e
ce ne è proprio bisogno a quanto pare, che fu il Fascismo di Mussolini a
portare miseria, distruzioni e morte nel Sultanato. Che i bombardamenti
alleati avvennero perché il Sultanato aveva dichiarato guerra alla
Francia ed Inghilterra, poi alla Grecia, poi alla Russia, inviando
soldati a morire congelati, quindi agli Stati Uniti… Ricordiamo che
Mussolini utilizzò i gas asfissianti per avere la meglio sugli Etiopi
armati di archi e frecce. Emanò leggi razziali, organizzò da Salò i
treni per Auschwitz contribuendo allo sterminio degli Ebrei. Fece la
guerre a fianco di Hitler. Sacrificò aviatori, che con i biplani
dovettero affrontare le fortezze volanti, soldati, che con le fasce ai
piedi dovettero affrontare eserciti dotati di quei carri armati che il
Sultanato possedeva solo in versione “scatoletta di latta”, marinai, che
su navi in cui si sparava a vista e prive di difesa aerea dovettero
confrontarsi con il radar degli Inglesi… Il Sultano di allora rovinò
intere generazioni di un ventennio, proibì il dissenso, fu mandante di
omicidi di illustri personalità, distrusse un paese intero, solo per
appagare i propri sogni di gloria. Questo e nient’altro fu il fascismo:
le “cose buone” di cui parlano i “revisionisti”, sarebbero state
comunque fatte da chiunque fosse stato al suo posto, altrimenti come
spiegare che Francia ed Inghilterra, che non hanno subito l’onta
disonorevole del Fascismo, si sono imposte in Europa come modello da
seguire?
Il
comunismo in Italia non c’è mai stato, il fascismo sì. Si può ammettere
che in altri Paesi, e sottolineiamo “altri”, regimi comunisti abbiano
alla fine fallito, ma lì si partiva dai servi della gleba, dai contadini
“proprietà” dei feudatari… come si può dimenticare il progresso che il
comunismo ha rappresentato nei confronti dello zarismo? Parlare male del
comunismo nel Sultanato Italia è solo un esercizio salottiero e
populista, che serve per non parlare dei fatti veri accaduti, registrati
e filmati.
Il
riscatto dal disonore fascista è durato poco. La Resistenza partigiana e
la Costituzione antifascista della Repubblica per qualche decennio ci
hanno riqualificato agli occhi del mondo. Noi, gli scriventi, siamo nati
in quell’epoca felice e ci siamo affezionati. Anche se démodé,
continueremo a pensare da persone libere, anche perché non dobbiamo
niente a nessuno, non siamo “incasellati” né incasellabili, anche se
questo provoca delle turbe inenarrabili in alcuni lettori, evidentemente
credenti e quindi abituati a mettere le persone nelle due caselle
due, offerte dal Sultano (quella dei credenti e quella dei
comunisti).
Masochismo
Il
dato drammatico emerso dalle elezioni è però un altro, ben più grave ai
nostri occhi del fascismo strisciante. Passi infatti pensare di essere
fascista, passi pure credere che i comunisti mangino i bambini…
passi persino che si possa guardare al Sultanato come suprema forma di
stato… Ma il masochismo, quello perpetrato schierandosi dalla parte del
nemico, per giunta in funzione gregaria agli interessi del
nemico, non ci sembra proprio accettabile!
È
sotto gli occhi di tutti che la destra in Italia è anomala, che
rappresenta gli interessi del nord senza farne mistero, anzi
vantandosene! Lo sanno anche i bambini che il sud è chiamato “Terronia”
da questi signori, considerato una palla al piede, una terra di
parassiti, di mafia e camorra… da cui, al massimo, assorbire manodopera
a basso costo per sostituire gli extracomunitari…
Ma
insomma? La devolution, adesso il federalismo fiscale, le politiche
economiche di Tremonti… Come si fa a fingere di non sapere ch,e se a
nord il Sultano è sorretto dagli antimeridionalisti, a Sud lo è dai
poteri criminali e da pochi, sparuti “autonomisti”, che indottrinati
dalla Lega, spingono per la secessione fiscale? Ma come si fa a non
chiamare masochismo lo schierarsi per questa destra a guida
leghista che sfrutta l’illusionismo dello “sciamano” e impone la
retorica di chi indica nel “diverso”, nello “straniero”, la causa del
dissesto economico e non nel malgoverno che da decenni imperversa?
Corsi e ricorsi
Nel
1860, sotto l’incalzare dell’invasione piemontese, non fu che una
sparuta minoranza a schierarsi contro l’invasore. Metà dell’esercito,
tutta la Marina, gran parte della magistratura e della pubblica
amministrazione favorirono e appoggiarono l’invasione, rendendosi
complici della spoliazione delle ingenti ricchezze che il Regno
borbonico, seppur gestendole il maniera assolutistica e paternalistica,
era riuscito ad accumulare. Si doveva fare l’Italia unita, si disse
allora, ed il Sud fu costretto a parteciparvi senza negoziare niente,
senza ricevere alcuna garanzia… Tutti sul carro del vincitore, ma col
ruolo di paggio in cassetta! Le opportunità offerte poi dall’Unità,
furono banalmente sprecate dall’appoggio incondizionato che la borghesia
agraria meridionale diede agli industriali del nord, che potrebbe
riassumersi in “fai quello che vuoi, basta che mi fai continuare a
vivere di rendita”.
Oggi, sotto l’incalzare dell’invasione della retorica leghista,
pronipoti dei garibaldini, si vuole fare l’Italia dis-unita e ancora una
volta …tutti sul carro del vincitore col solito ruolo di paggio in
cassetta.
Disuniamoci
La
secessione che veramente servirebbe a questo povero, ormai in tutti i
sensi, Paese è una secessione morale e culturale, per superare il
dis-umanesimo che, grazie alla retorica della Lega, si è affermato a
spese dell’Umanesimo, unica pietra fondante della coesione sociale e
culturale dell’Italia.
Ormai ci siamo abituati ai comportamenti dis-umani. Ne abbiamo visti
troppi, a destra come a sinistra e al centro, tra i governanti e i
governati, tra i nordisti e i sudisti, tra i laici e i credenti, i
vecchi e giovani, uomini e donne, ignoranti e colti… Nel paese del
«particolare», nel paese senza Riforma ma piuttosto della Controriforma,
che ancora detta le sue leggi (vedi questione aborto e pillola RU),
l’individualismo e lo spirito di clan hanno condizionato anche i destini
della sinistra. La destra fa il suo mestiere, è la sinistra che non sta
facendo il suo, che ha perso la sua dimensione: non sta più nei
territori, non si rende conto che il suo elettorato soffre e non si
riconosce più nel “palazzo” preoccupato solo di occupare poltrone e non
di cambiare.
Tuttavia, votare a sinistra invece che astenersi avrebbe permesso di far
sedere al tavolo della trattativa sul federalismo fiscale o sui siti
nucleari qualcuno non obbligato a ubbidire al Sultano, qualcuno che non
deve tutte le sue fortune al Sultano. Qualcuno da accusare di tutto, ma
non di intelligenza col nemico. Avrebbe potuto evitare la
crescita della Lega Nord che ormai occupa il NordEst e il NordOvest,
attirandolo con il tema della secessione e del razzismo dis-umano a
forte presa nell’Italia rurale e in quella delle partite IVA, a spese
del fallimento del bipolarismo a vocazione egemonica fortemente voluto
sia da Berlusconi che da una parte del centro-sinistra e che sta
portando alla liquefazione delle Istituzioni.
Le
grandi personalità che il sud ha pure saputo esprimere, da Vico a
Filangieri da Croce a De Nicola, i grandi artisti, gli spiriti liberi
quali De Sanctis, Labriola o Salvemini o Gramsci… furono e restano
fenomeni isolati. Da noi la cultura non si trasforma in sentire comune,
non si trasmette al popolo che ne resta ignaro, non genera
consapevolezza e partecipazione. Sarà una maledizione? Nei momenti
cruciali, non capiamo, vediamo in piccolo, e nel piccolo ci sono solo le
nostre pensioncine, le piccole mance, i piccoli favori ed il manganello
per gli altri. Restiamo così un aggregato di individui, alcuni
colti, molti eruditi, pronti a ingraziarci un Sultano che ci odia, a
dimostrargli come siamo bravi e ubbidienti, ad indicargli a chi tagliare
le mani. Senza speranza.
Fara
Misuraca e Alfonso Grasso
Aprile 2010
Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara
Misuraca ed Alfonso Grasso