Il Barbarossa di
Martinelli: la voce di Franco Cardini
Barbarossa e le bugie di Martinelli
Lo storico Franco Cardini interviene
sull'intervista di Renzo Martinelli a Il Tempo: "Le sue
dichiarazioni storiche sul Barbarossa sono un cumulo di
menzogne".
Il Tempo di ieri ha pubblicato l'intervista di Dina
D'Isa al regista Renzo Martinelli sul film Barbarossa,
da lui prodotto con la Rai (quindi anche con danaro
pubblico). Al riguardo, Martinelli ha dichiarato: «Sono
sempre alla ricerca della verità perché l'ignoranza del
presente nasce dall'incomprensione del passato.
Barbarossa sognava di ricreare il grande impero che fu
di Carlomagno, unire la Germania alla Sicilia, ma venne
fermato da un gruppo di Comuni italiani del Nord.», i
quali avrebbero cacciato "lo straniero". Il regista ha
poi rilevato che uno storico avrebbe trovato "negli
archivi comunali" (quali?) le tracce dei carri da guerra
dei lombardi.
Escludo che si tratti di reperti archeologici, che non
si trovano negli archivi. Allude a nuovi documenti?
Quali? Sarebbe questo il suo modo di combattere
"l'ignoranza del presente" e "l'incomprensione del
passato"? Martinelli dichiara di avere tre lauree: se
non le ha comprate al mercato nero, egli è quindi il
primo a sapere che le sue dichiarazioni "storiche" sul
Barbarossa sono un cumulo ridicolo di menzogne e di
sciocchezze, che nella migliore delle ipotesi riciclano
vecchi cliché pseudostorici risorgimentali associandoli
a banale propaganda leghista.
Federico I fu il protagonista di una nuova e gigantesca
concezione: rifondare l'impero romano-germanico di
radice ottoniana (Carlo Magno non c'entra) alla luce
della riscoperta del diritto romano giustinianeo,
ripervenuto in Occidente da Bisanzio. Egli fu in tal
modo uno degli iniziatori della cultura universitaria
moderna (fondò l'Università di Bologna) e della cultura
scolastica. Alcuni comuni norditalici gli si opposero,
pur sempre dichiarando di volersi mantenere fedeli
all'impero, rivendicando vecchi privilegi territoriali e
fiscali (queste erano le libertates) che essi avevano
acquistato o usurpato ai precedenti imperatori.
L'imperatore, che in Germania aveva favorito lo sviluppo
dei poteri locali fondando così il federalismo tedesco,
in Italia intendeva rientrar in possesso dei diritti e
delle prerogative sovrane, usurpate soprattutto da
Milano (che aveva a lungo oppresso anche i Comuni
vicini). Dopo la battaglia di Legnano, perduta nel 1176,
Federico seppe appieno recuperare autorità e prestigio
grazie alla sua abilità politica e diplomatica,
pacificandosi col papa Alessandro III e con i Comuni
lombardi, cui accordò certo alcuni privilegi ma che
accettarono dal canto loro pienamente la sua sovranità,
che in quanto tale non avevano peraltro mai messo in
discussione (altro che cacciare lo "straniero"!...).
Quanto al regno normanno di Sicilia, Federico voleva
collegarlo alla sua dinastia attraverso il matrimonio
tra suo figlio Enrico e l'ereditiera di quella corona,
Costanza d'Altavilla (il che avvenne): ma non pensò mai
lontanamente ad annetterlo all'impero. Martinelli
annunzia di star preparando un nuovo film storico,
dedicato stavolta all'assedio turco di Vienna del 1683.
Come insegnante nell'università statale e come cultore
di storia, mi auguro che egli non sperperi di nuovo il
pubblico danaro con altri insulti alla verità storica.
Franco Cardini, Il Tempo 5 ottobre 2009 |