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Immagine di
Edoardo Baraldi, Micromega. |
Celti col tamburo
Come da qualche anno a questa parte, è stata l’estate della
lega: i corni ed i tamburi longobardi hanno accompagnato i
consunti deliri dell’orda. Un concerto osceno, rozzo, senza
speranza. Il coro del branco inutile e parassita. Si è parlato
di gabbie salariali, di dialetti come di lingue regionali, di
insegnanti meridionali da sottoporre a test di selezione, di
bandiere regionali, comunali e gagliardetti locali da apporre
sulle magliette dei calciatori, inni nazionali e condominiali.
Si è giocato a “rimbalza il gommone” contro i disperati, di
torturare i clandestini… I longobardi sono i veri indesiderati:
non solo non si sono mai integrati nonostante i secoli
trascorsi, ma hanno sempre ignorato la cultura italiana. È
evidente che non sono predisposti alla civiltà, come le auto di
una volta per l’autoradio. Deve trattarsi di una tara del dna.
Hanno introdotto il feudalesimo, ed a quello sono rimasti. Oggi
lo chiamano “federalismo fiscale”.
Vecchi tromboni
Il vecchio cicisbeo di Arcore, così come la sua corte di zombi,
nani e ballerine, è nelle mani dei barbari leghisti. Oltre ad
aver attentato alle nuove generazioni italiane offrendo modelli
di vita pacchiani e futili, stanno consapevolmente facendo
crescere generazioni di extracomunitari, senza documenti,
identità e residenza. Centinaia di migliaia di persone anonime,
di cui non sappiamo niente: oggi utili schiavi e muratori per
ingrandire la casa e demolire il paesaggio, domani, chissà,
pronti a renderci pan per focaccia cercandoci casa per casa. È
già successo altrove, ma evidentemente i berlusco-leghisti hanno
poca capacità di sintesi. La sicurezza ed il futuro sono perciò
messi in pericolo dalla megalomania di un vecchio libidinoso
settantaquattrenne, uno che frequenta minorenni, utilizzatore
finale di prostitute, ricattabile da centinaia di ragazzotte,
procaccia, corruttori… I barbari lo possono manovrare a
piacimento: possono far cadere il governo, l’hanno già fatto in
passato, e l’anziano imperatore non se lo può permettere. Dopo
di lui il diluvio, tanto lui è già morto “dentro”, che gli
frega? Tutto ciò, mentre il Ministro dell’economia, quello che
odia gli economisti, scippa 35 miliardi di Euro del Sud per
finanziare l’aumento della spesa corrente. Tanto a lui che gli
frega?
Triccheballacche e ScetaVaiasse
Tutto: dialetti, gabbie, bandiere, inni, criminalità, frecce
tricolori a Gheddafi, tutto serve a distrarre l’opinione
pubblica dal disastro economica, sociale e civile provocato dal
berlusco-leghismo, dalle corrotte e tristi performance sessuali
del premier, colui che organizza il Family Day contro i
Dico e si allieta assistendo al numerino saffico, che le
stelline gli imbastiscono in terrazza. Un uomo, a detta della
moglie, malato e che proprio per questo sempre più
oggetto del ricatto longobardo. Intanto, la approvazione della
legge Carfagna, quella che punisce prostitute e clienti,
è stata pietosamente spostata a settembre…
Il
progetto dell’insegnamento obbligatorio dei dialetti, pensateci
bene, è quanto di più assurdo e irrealizzabile ci sia al mondo,
a meno di stabilire che il palermitano (quale, con quali testi,
con quali docenti?) vada imposto a tutta la Sicilia, ed il
napoletano (quale, con quale grammatica, con quali diplomi?)
vada imposto a tutto il meridione, e così via… Cos’e pazz’!
I
professionisti dell’identità non si fermano qui. La Lega
urla e strepita, accusa il sud di corruzione, di mafia, di mal
governo… È ora di tacere, invece. Il federalismo egoistico, l’idenditarismo
esasperato, il feudalesimo, le baronie regionali, hanno fallito
e francamente stancato. Il Mezzogiorno non è un deserto
indifferenziato, come vorrebbero far credere le destre dei
berlusco-leghisti. Gli “sprechi” al Sud sono stati voluti e ne è
corresponsabile l’intera classe politica italiana: i
finanziamenti sono stati destinati a “progetti” ed “imprese”,
spesso strumentali alle clientele politiche e mafiose, con
immancabile ritorno dei soldi al nord. Il mantenimento delle
sacche assistenzialistiche risponde allo stesso criterio
clientelare. L’inefficienza della spesa, manifestatasi a livello
locale, è stata anche dovuta a ‘sto cavolo di leghismo, che ha
dato troppi poteri ad enti impreparati ed inutili,
ingigantendone ad arte le responsabilità per scaricare su di
essi il malumore delle popolazioni. Ma, ricordiamoci, che il
pesce feta dalla capa…
Grancassa
Diverso sarebbe stato, invece, se gli stessi soldi fossero stati
spesi per incentivare veramente l’economia, attraverso per
esempio la detassazione e la realizzazione di infrastrutture:
quei soldi sarebbero veramente restati al Sud. I
berlusco-leghisti non faranno mai una politica di crescita per
il Sud, verso cui nutrono un pregiudizio razziale, che in verità
non hanno mai nascosto, facendone uno strumento di pubblico
consenso. Per questo hanno prima progettato la “banca del sud” e
adesso la nuova edizione della cassa del Mezzogiorno: controllo
delle risorse affinché, non sia mai!, neanche un centesimo si
trasformi in sviluppo. Ripetiamo da tempo che al Sud nessuno può
permettersi di votare a destra, almeno fino a quando ci saranno
Berlusconi ed i leghisti longobardi: chi lo fa, magari
inconsapevolmente per motivi ideologici o viscerali, oppure
addirittura per meschino opportunismo, sappia che questa non è
casa sua: Il Portale del Sud è da sempre “derattizzato e
debossizzato”, come riportato in calce in ogni santa pagina del
sito.
Opporsi con ogni mezzo
Il
ripristino delle gabbie salariali, progettato dai
berlusco-leghisti è l’ultimo attentato. Occorrerebbe opporsi con
ogni mezzo, se non vogliamo dire “c’era una volta il Sud”. A
cavallo del 1960, le gabbie hanno determinato la grande diaspora
meridionale del dopoguerra. Hanno indebolito a tal punto la
società meridionale, da far risorgere le mafie, la corruzione,
il clientelismo e l’assistenzialismo.
Con
il combinato di gabbie salariali e federalismo fiscale, Il Sud
non avrà pari opportunità nel reperire risorse per la spesa
corrente scolastica e sanitaria, né per la sicurezza, né tanto
meno per gli investimenti nei settori citati. Pensiamoci: non
occorre essere degli scienziati per cogliere l’evidenza del
fatto.
E
poi, ricordiamoci sempre che la spesa pubblica al sud è sempre
inferiore di quanto non sia al nord e di quanto stabilito per
legge. Ricordiamoci delle innovazioni e riforme che il sud sta
mettendo in atto, del ruolo che il meridione ricopre fornendo al
nord forza lavoro e mercato di consumo. Ricordiamoci soprattutto
della dipendenza “ascara” di gran parte del politici meridionali
di destra dai vertici berlusco-leghisti, che li condizionano e
li manovrano. Denunciano, i nostri “puristi”, le pensioni di
invalidità, ma dimenticano di sottolineare che al centro nord ci
sono oltre 170.000 indagati per evasione fiscale, molti dei
“virtuosi” celti padani ricorrono ai comodi forzieri di San
Marino, scippando risorse dalle casse dello stato.
Fagotti e controfagotti
Sinceramente, non ne possiamo più di questa doppia morale che
condanna, giustamente, l’utilizzo improprio di fondi pubblici,
ma che chiude tutte e due gli occhi sul riciclaggio e l’evasione
che flagella l’intero centro nord, giustificandoli anzi come
normali distorsioni di un capitalismo, che in realtà si è
rivelato essere una selvaggia e distruttiva corsa alla ricchezza
e all’interesse privato.
La
doppia morale si rivela in tante altre cose. Ad esempio, è
considerato giusto che vi siano dei casinò a Venezia, a San
Remo, a Campione. Lì tutto è “lindo e pulito” e si fa turismo
d’alto bordo. Ma guai ad aprire un Casinò in Sicilia o in Puglia
o in Campania. Si tira fuori la “mafia”, come se la mafia non
avesse la capacità di prendere aerei, di usare internet, servizi
bancari e quant’altro. Come se la mafia fosse solo coppole
storte e lupare che agiscono solo sul territorio meridionale,
opportunamente dimenticando che i centri di riciclaggio e di
investimento dei capitali mafiosi si trovano a nord, e che il
sud viene solo spremuto dal taglieggio per fornire gli
“stipendi”, in moneta pulita, per la bassa manovalanza mafiosa,
mentre la “mala” ricchezza, ma pur sempre ricchezza, viene spesa
ed investita nei “probi e puri” comuni longobardi.
Fratelli d’Italia
Il
Sud ha dato e continua a dare tantissimo al Paese, che poté
essere costituito, centocinquanta anni fa, proprio grazie alle
enormi risorse economiche e umane provenienti dal Regno delle
Due Sicilie. Se dovesse venire il momento di fare un bilancio,
non potrà valere il detto chi ha avuto ha avuto, chi ha dato
ha dato.
Non è
un caso che l’idea della formazione di un Partito del Sud faccia
tremare per prima la Lega e i cosiddetti poteri forti, cioè
Berlusconi. Un Partito del Sud che, se emendato
dall’opportunismo e scevro di vecchie nostalgie borboniche,
potrebbe proporre la “questione meridionale” elevandola a
questione nazionale. Scriveva Mazzini “L’Italia sarà quel che il
mezzogiorno sarà”. Ci vorrebbe un grande atto di coraggio e
riprendere l’antica battaglia democratica di meridionali come
Guido Dorso e Gaetano Salvemini, che proponevano una autonomia
del Mezzogiorno nell’ambito di un assetto federalista autentico,
inserito in un sistema nazionale unitario, e non solo di un
federalismo egoistico e feudale-fiscale, l’unico che oggi
interessa ai nostri celti ruspanti.
Il Portale del Sud
Agosto
2009
Nel
caso vi fosse sfuggito,
c'è una bellissima rassegna
della stampa estera sull'homo erectus di Arcore...