L’abete
discendente
Editoriale de Il Portale del Sud
“Il 2009 registrerà un calo del gettito fiscale del 2,2% ma, per effetto
della riduzione della crescita, ci sarà un aumento della pressione
fiscale che tornerà dal 43% del 2008 al 43,3%, cioè al picco registrato
nel 2007 con il precedente Governo, raggiungendo così il livello più
alto se si esclude il 1997, cioè l'anno dell'eurotassa nel quale toccò
il 43,7%”. (Il Sole24ore, 5 febbraio 2009)
Il fallimento di Berlusconi
Il
fallimento politico di Berlusconi sta nei numeri e nei fatti. Non ha
abbassato le tasse, non ha liberalizzato alcunché, non ha dato maggior
sicurezza ai cittadini, non fermato l’immigrazione clandestina, non sa
che pesci prendere in economia. Si è circondato di incapaci, che sanno
solo osannarlo e omologarsi. Ci aveva rovinato già due volte con i suoi
precedenti premierati.
Lo
Stato dei berluscones interviene autoritariamente su tutto: dalle
vicende private (caso Eluana) alle leggi antisud (c.d. “decreto
anticrisi”) al “salvataggio” di Malpensa. Un governo non solo xenofobo,
ma che è anche l’aberrazione del liberalismo. Infatti ha imbarcato anche
i sedicenti “socialisti”, in un’avventura che di giorno in giorno si
trasmuta da avanspettacolo, a sceneggiata, infine ad incubo.
Chi
vince un’elezione ha diritto ad esercitare il potere esecutivo, nei
limiti previsti dalla Costituzione, che prevede un sistema di equilibri
dei vari poteri, a garanzia della democrazia. Ma il vecchio
mascalzone di Arcore questo principio proprio non vuole ficcarselo
nella sua testona asfaltata! Così ci tocca assistere al degrado di
istituzioni che pure hanno assicurato il più grande progresso della
storia d’Italia. Ci tocca assistere, anche per l’inadeguatezza del
principale partito d’opposizione, alla deriva verso la satrapia
populistica di stampo piduista.
Mister B. nel 1994 sarebbe fallito anche come imprenditore, sommerso da
5mila miliardi di debiti. Ma si è fatto eleggere, imbonendo
l’elettorato, sfruttando cinicamente la credulità popolare, le debolezze
ed immaturità dell’italiano medio, grazie al possesso dei giornali e
delle televisioni (come abbia acquisito questo possesso lo sanno tutti,
e chi non lo ricordasse, può rinfrescarsi la memoria leggendo le
sentenze di condanna di Previti e di Rete4). Così ha risolto i suoi guai
con la ripugnante ordalia di leggi ad personam.
Resta un insuperabile maestro di vanagloria e di vittimismo. Un tempo si
diceva che i meridionali vittimistici avessero “sicilianizzato”
l’Italia. Perfino Sciascia sembrò convinto che il parallelo del “fico
d’india” si fosse alzato, abbracciando l’Italia intera. Mister B ed i
suoi “soci” leghisti longobardi hanno dimostrato che era una
sciocchezza. È il longobardo abete che si è “abbassato”, contaminando la
Nazione.
I trucchi del Caimano
Mister B si aggrappa a tutto pur di distrarre l’opinione pubblica dal
suo fallimento. Invece di affrontare la disoccupazione e la recessione,
ci prende in giro con le ronde, l’esercito di strada, il federalismo, le
intercettazioni, la cronaca rosa e nera, la comunione ai divorziati,
l’Alitalia, l’Unione Sovietica (che non c’è più, tranne che per suo
personale onanismo).
Adesso pretenderebbe che tutti noi ci occupassimo del caso “Eluana”.
Presidente della Repubblica, Governo, Parlamento e cittadini, tutti a
rincorrere la lepre di turno. Quindi, non ne parleremo.
Nonostante il disgusto per lo “stupro” che ne ha fatto il mascalzone di
Arcore, sfruttando perfidamente per suoi fini egemonici un caso su cui
si è già espressa la Corte Costituzionale, e che fino a prova contraria
altri non riguarda che la famiglia. Lo “strupro” di cui si è reso
artefice Berlusconi disgusta ancor più dell’ingerenza del Vaticano, a
cui va perlomeno riconosciuta (ma non condivisa!) la triste coerenza
della difesa dei propri interessi economici. Oppure pensate che il
Vaticano non ci guadagni niente dalla sofferenza, attraverso i suoi
istituti di cura e attraverso il turismo religioso?!
Il
Berlusconi disgusta di più, perché osa professarsi “liberale”,
infangando così un movimento che ha riscattato l’umanità
dall’assolutismo clericale, dalla schiavitù, dai monarchi “per grazia di
Dio”… “Liberale” in tutto il mondo, e da tre secoli, significa
anticlericalismo, relativismo, dialettica, rispetto per chi la pensa
diversamente. Berlusconi ha invece violentato ministri, come ad esempio
la Prestigiacomo, a votare come lui diceva, pena la decadenza dalla
carica. In Italia i liberali non esistono più da quando il cai-nano li
ha fagocitati, annichiliti, zittiti. O credete davvero che mister B.
abbia combattuto i “comunisti”?!
Continueremo a parlare del fallimento del vecchio malandrino di Arcore,
perché sembra che stiano affiorando finalmente nell’opinione pubblica
nuove consapevolezze. Puntiamo su queste, perché i fallimenti di mister
B. sono alla fine i nostri, di questo Paese ridotto a brandelli.
Un popolo di trasmigranti
Tra
la fine dell’ottocento e i primi 30 anni del novecento l’Italia ha
assistito ad un esodo biblico, ad una migrazione senza ritorno.
Inseguivano un sogno e questo sogno aveva un’anticamera fetida di
disinfettante, che si chiamava Ellis Island. Milioni di italiani sono
passati da lì, molti sono stati “rimpatriati” perché vecchi o malati,
dopo aver perso tutto. Ad affrontare una vita–non vita fatta di miseria
e di prostituzione più spesso morale che fisica. E sì, perché coloro che
erano costretti a tornare avevano perso tutto, anche gli ultimi
risparmi, investiti nell’inutile traversata. Per non parlare di coloro
che erano truffati dagli “scafisti” di allora, senza scrupoli come
quelli di oggi, che dopo aver incassato i loro soldi, invece di portarli
a “la Merica” li sbarcavano in Sardegna o a Genova. Chi ce la faceva a
superare quelle colonne d’Ercole infine, era costretto a tagliare le
radici con l’Italia, con i parenti, con gli usi antichi. Trapiantare le
radici da adulti non è facile.
Oggi, per
tanti popoli, l'America siamo noi. L’anticamera del sogno si chiama
Lampedusa ma gli occhi di chi sbarca, magari clandestino, sulle nostre
coste hanno lo stesso, identico sguardo spaventato dei nostri nonni che
troviamo impresso nei filmati dei primi del Novecento. Ben lo sapeva
Kafka che nella prima pagina de "Il Fuochista" (più noto come AmeriKa,
il primo romanzo distopico sull' emigrazione), sostituisce la fiaccola
della Statua della Libertà con una spada, pronta a calarsi su questa
folla di derelitti.
La nostra
memoria collettiva ha cinicamente rimosso la sofferenza che i nostri
emigranti portavano con loro.
Abbiamo
rimosso il ricordo della speranza e della delusione, dello spaesamento,
della perdita di identità e della memoria di milioni di uomini e che
segna per sempre la vita di chi - ieri come oggi - è costretto a
emigrare.
Tra storia -
la nostra storia - e attualità abbiamo scavato un baratro. Abbiamo
classificato, con arroganza, di serie B gli uomini di oggi che, con le
stesse speranze di migranti italiani di ieri, raggiungono tra mille
difficoltà le nostre coste. Solo perché questi sono “estranei”, sono
“diversi”.
In
un'intervista ad alcuni ragazzi "compagni di giochi" del "branco" che
nei giorni scorsi ha dato fuoco “per noia” a quel poveraccio a Nettuno,
a parte le solite frasi tipo "sono bravi ragazzi, gli piace scherzare,
ecc" colpisce una osservazione sulla vittima "... Ma non era un
ragazzo! Era un marocchino!" e la reazione alla notizia che alcuni
di loro avevano incendiato un uomo incapace di difendersi "...mi sono
messo a ridere…".
Brandelli d’Italia
Ciò che si
presenta ai nostri occhi è l’immagine di un paese –il nostro paese- in
disgregazione. Un paese privo di una vera classe politica, che da
ingovernato lo ha reso paese ingovernabile. Incapace di
sentimenti, di relazioni sociali, di etica, trasformata ormai nella
triste parodia di un deleterio moralismo clericale. Assistiamo
quotidianamente a stupri di gruppo, a violenze sugli immigrati, a
rivolte di disperati dei quartieri a rischio in difesa dei paladini del
loro disonore. In parole povere il paese si imbarbarisce, male antico
che risale alle invasioni delle orde longobarde
che, frammiste alle loro mandrie di
maiali, cacciarono dal nord Italia i Franchi e i Galli Insubri. Sono
fenomeni antichi, endemici e sarebbe ora di smetterla con la retorica di
una società civile buona, contrapposta a una classe politica inetta e
xenofoba o, ancor peggio, ad agenti alieni perversi. La verità è che la
società cosiddetta civile è profondamente corrotta e l’avallo popolare a
certi sostenitori della “tolleranza zero” verso chi non è come noi – non
è bianco come noi, non è cristiano come noi, non è ricco come noi- ha
fatto cadere ogni velo di ipocrisia: sono emersi l’ etnocentrismo e la
xenofobia, che, per carità, sono presenti anche altrove nel mondo perché
“homo homini lupus”, ma da noi c’è l’aggravante di un ritardo
istituzionale, culturale e politico che in altri parti del mondo tende a
correggere queste storture. Mentre gli americani sono stati capaci di
eleggere come loro presidente un “diverso”, un uomo nuovo, che paese è
quello in cui un ministro degli interni invoca la “cattiveria” dello
stato ? Uno stato deve essere giusto, deve essere severo ma non
“cattivo”.
Che
paese è quello dove si auspica una legge a doppio binario? Garantista
per i potenti e giustizialista per i poveracci e gli stranieri? Che
paese è quello dove ancora una volta il ministro degli interni, vieta la
preghiera di alcuni, gli islamici, e costringe alla preghiera altri, gli
atei? Che paese è quello dove si nega il “diritto” di morire degnamente
e si impone il dovere di vivere indegnamente? Che paese è quello dove
gli uomini si dividono in due categorie, quelli che hanno solo doveri e
quelli che hanno solo diritti?
I
“clandestini” che sbarcano a Lampedusa portano con sé le donne, i
bambini in fasce … Non sono semplicemente alla ricerca di una
sistemazione. Fuggono via da situazioni orrende, scappano dai loro paesi
per salvarsi la vita. Non saprebbero dove tornare.
Il Portale del Sud
Febbraio
2009
Obama (a sinistra)
Berlusconi (a destra) Brunetta (al centro)
Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara
Misuraca ed Alfonso Grasso