Pensiero Meridiano

 

Un altro Natale

Editoriale de Il Portale del Sud

Il sogno dell’aldilà

La prospettiva che la finestra sul mondo, rappresentata dalla percezione individuale, si chiuda per sempre con la morte, e che dopo non esista più l’io, è da sempre risultata talmente sconvolgente ed inaccettabile, da aver indotto l’uomo a congetture complesse, prescindenti dalla logica: le religioni. La semplice ed intuitiva soluzione che dopo morti si torna a non essere, così come non eravamo prima di nascere, viene esorcizzata attraverso il sogno del trascendente. Cioè di un’altra realtà, non effimera e transitoria come la vita umana, ma eterna. Poco importa che l’eternità è l’esatto contrario del tempo e quindi della vita,. Poco importa che l’eternità, immutabile per definizione, sia l’esatto contrario della vita individuale che, fatta com’è di percezioni, comportamenti, emozioni e pensieri, ha senso solo nella dimensione temporale e nella trasformazione continua. A qualsiasi ragionamento di questo tipo si contrappone il mistero, la fede. Non si risponde, ma si crede: evidentemente, il bisogno di farlo è preponderante ed assoluto.

Coloro che credono, che sperano in un’altra vita oltre la morte vanno rispettati. Va rispettata la paura di morire. Non possono però essere altrettanto rispettate le manipolazioni, spesso aberranti, che di questa forma di assicurazione per l'immortalità cui molti si aggrappano, vengono fatte da parte delle varie chiese, inclusa la cattolica, incombente da secoli sulla realtà che più da vicino ci circonda: l'unica che si arroga anche il diritto di decretare la santità o la dannazione di una persona e di perdonare anche il più efferato dei delitti. Allo stesso tempo, quella più lontana dal messaggio evangelico di vivere tra gli ultimi.

Collettivismo

L’esistenza delle religioni non avrebbe avuto un così grande impatto sulla evoluzione culturale dell’umanità, se ciascuno si fosse limitato a coltivare il proprio sogno immortale, senza pretendere che anche gli altri lo condividessero. Ma il punto fermo del sogno è che tutti debbano parteciparvi. L’istinto socializzante e la parte razionale del cervello non sarebbero soddisfatti dall’idea di un aldilà individuale, o diverso per ciascun uomo. Sarebbe palesemente una baggianata. No, tutti devono credere, altrimenti il sogno dell’assoluto entra in crisi, diventerebbe relativo: inaccettabile. Le formiche ed i cani possono invece essere tranquillamente esclusi dal sogno. L’aldilà è solo per l’uomo: vegetali ed animali sono il nostro cibo, come potrebbero permettersi di aspirare all’immortalità?

Del sogno si sono impadroniti nel tempo, talvolta in buona fede, spesso invece per sfruttarlo, uomini ed organizzazioni, costruendo forme aggregative complesse, dotate di regole morali. Dal culto primordiale dell’idolo si è così passati alla teologia ed alle dottrine: un insieme di assiomi (dogmi) e regole (morale) capaci di reggere Stati, identificare e discriminare popoli e nazioni. Per religione si può morire, oppure uccidere, oppure ancora rinchiudersi a vita in una cella. Il potere religioso è stato sempre forte, in quanto non semplice frutto di consenso, bensì capace di far apparire reale il sogno, di porlo su di un piedistallo, renderlo superiore.

I credenti infatti si sentono migliori di coloro che non credono, gli atei, considerandoli rozzi materialisti. Chi ha rispettato nella vita terrena i precetti va in un luogo bello, chi è venuto meno va invece in un posto terribile. Alcuni poeti, come magistralmente ha fatto Dante, hanno immaginato come sia fatta l’aldilà. Le gerarchie delle religioni più diffuse si guardano bene invece dal farlo (entrare troppo in profondità tradirebbe la fragilità del progetto), ma dettano legge su come arrivarci.

Etica e morale

Spesso si confonde la morale con l’etica, mentre si tratta di cose ben diverse. Per esempio, l’etica ci chiede di non uccidere mai, mentre per una morale può essere non solo lecito, ma addirittura doveroso uccidere in nome di Dio. Non si tratta quindi di sottigliezze filosofiche, e la storia lo dimostra, costellata come è di massacri perpetrati in nome delle religioni. L’attualità ci dimostra ancor meglio la differenza: prendiamo ad esempio la proposta dell’ONU sulla depenalizzazione dell’omosessualità, un tipo di sessualità diffuso in tutto il mondo animale e vegetale. La chiesa cattolica si è opposta al progetto, perché la morale cristiana (come quella musulmana o ebraica) condanna l’omosessualità come se fosse una colpa. Le tre religioni rivelate, derivate da un unico ceppo, non ammettono deroghe ai loro dogmi. Dalle nostre parti l’Illuminismo ha per il momento posto fine ai roghi. Per migliaia di anni, fino alla fine del XVIII secolo, la chiesa ha inquisito, torturato, bruciato vivi eretici, streghe ed omosessuali (chi aveva soldi poteva però usarli per essere strangolato prima che venisse appiccato il fuoco). La chiesa cattolica ha momentaneamente smesso queste pratiche non perché contrarie alla sua morale, che resta la stessa, ma perché costretta a farlo. In molti stati teocratici invece gli omosessuali continuano a rischiare la vita. In nome della morale divina.

Una morale per tutti

Come già detto, non si può criticare o distogliere chi crede in un essere superiore o in una vita oltre la vita, ma allo stesso tempo va difesa a spada tratta la libertà di pensiero di coloro che non credono. Ben venga quindi la fede, se può aiutare chi non riesce a superare la paura della morte, ma come scelta e non come costrizione. Soprattutto è inammissibile l’imposizione di una morale come se fosse l’unica possibile. Perché dovrebbe essere giusta la morale cattolica e non quella calvinista o quella islamica o quella induista?

Il papato continua a propagandare l’assolutismo della morale cattolica. Furbescamente non usa il termine appropriato, ma un’espressione di facciata, quella della condanna del relativismo etico. In questo caso, è il comportamento del papato a non essere etico.

La civiltà pagana

Come abbiamo visto, le religioni basano la loro esistenza sulla diversità, e sono quindi alla base delle caste, del razzismo, del classismo.

L’Italia, per essere stata la sede di un potere immenso come quello dell’Impero Romano, si è trovata ad ospitare la sede di una delle più potenti e vaste organizzazioni religiose che vi siano al mondo, che ha sempre gravato sulla nostra storia sia politica che sociale.

Oggi, di fronte alla diminuzione crescente dei credenti praticanti e del numero di preti, reagisce ideologicamente bandendo il concetto di laicismo per sostituirlo con quello di anticlericalismo. Tende a impossessarsi delle conquiste del mondo occidentale, che ha osteggiato finché ha potuto, interpretando un ruolo di madre fondatrice della nostra civiltà. Per la verità, l’Europa e l’Occidente non hanno radici cattoliche, e se davvero si potesse parlare di superiorità delle nostra civiltà (ma non si può!) allora bisognerebbe subito aggiungere che il progresso è avvenuto nonostante l’esistenza e la resistenza della chiesa cattolica. Probabilmente dobbiamo essere invece grati alle nostre radici pagane ed agli antichi pensatori greci, che ci hanno lasciato una così insopprimibile voglia di conoscenza, nonostante i roghi.

Ormai la chiesa sa opporre solo divieti e anatemi anacronistici, come sulla ricerca. Il ruolo proficuo il Cristianesimo l’ha svolto solo quando non esisteva il papato come potere temporale, più 1.500 anni fa, nell’assimilazione del mondo barbarico. Un’opera grande, ma che scompare di fronte alla successiva ed interminabile storia delle guerre, degli scismi, dei genocidi, dei roghi.

Religioni democratiche?

Possono convivere le religioni con la democrazia? Come dimostrato in vari Stati ed anche in Italia dal caso DC, si direbbe di sì, ma analizziamo quest’ultimo seppur brevemente. L’Italia democristiana era una nazione abbastanza omogenea in senso religioso, ed i cattolici italiani erano o molto praticanti, e quindi disinteressati della cosa pubblica, o intimamente miscredenti, quindi disponibili a tutto. Diverso era anche il papato di Giovanni XXIII e di Paolo VI, più pastori di anime che politici.

Ma la logica continua a suggerire che è impossibile ragionare con chi crede di essere dalla parte della verità rivelata da Dio. Un vero cattolico non è democratico per antonomasia. Oggi poi che le ideologie classiche sono in crisi, ed è imperante quella della deregulation e del populismo filibustiere alla Berlusconi, la religione si offre come protettrice dell’identità nazionale di fronte al fenomeno dell’immigrazione. Il motto Libera Chiesa in Libero Stato viene considerato un'espressione di anticlericalismo, invece che un'asserzione di libertà. Infatti quasi tutti i nostri politici concordano sul fatto che la Chiesa e il Vaticano debbano avere la massima libertà di parola e di azione, e che lo Stato non debba interferire né con l'una, né con l'altra. Ma quasi nessuno pensa, o quanto meno dice, che le stesse libertà le debba avere anche lo Stato, senza subire la pressione ufficiale e ufficiosa delle gerarchie ecclesiastiche, e non legiferare in ossequio alle loro credenze, o pagare con le tasse dei cittadini la propaganda e gli affari della chiesa.

Fra tutte le deviazioni che nei secoli il cristianesimo ha subito rispetto al messaggio evangelico originario, quella cattolica è la più perniciosa. Perché tende ad escludere ogni responsabilità etica. Il comportamento incivile e incoerente degli italiani e dei rappresentanti politici che gli italiani hanno massicciamente eletto è certamente un riflesso del cattolicesimo, che tende a escludere ogni responsabilità etica, e fa del perdono una merce oggetto di contrattazione personale. Si può peccare, tanto poi c’è la confessione e l’assoluzione previo pagamento di adeguata e congrua mercede.

Gli anticristo

Non per niente l’espressione politica più evidente di tale incoerenza si può identificare nella Lega Nord, che si è sviluppata come un’escrescenza nelle zone a più alto tasso di cattolicesimo bigotto del Paese. Gridano: Roma Ladrona, e intanto mangiano, affondando avidamente i musi nella pubblica greppia. Come si può facilmente riscontrare anche nel Partito delle libertà (private), capeggiato da un vecchio e impunito mascalzone, che si è radicato nelle zone meridionali del Paese, anch’esse da sempre soggette all’influenza pontificia, essendone da sempre feudo. Riescono ad essere governativi e allo stesso tempo antigovernativi, italiani e anti-italiani. Ogni coerenza è facoltativa.

Scrive lo studioso progressista kuwaitiano Ahmad Al Baghdadi, docente di scienze politiche presso l'Università del Kuwait: "Per i musulmani non c'è futuro fintantoché sono soggetti al pensiero religioso". Non solo per i musulmani, aggiungiamo, ma per tutti coloro che antepongono la religione allo Stato laico.

Sogno o son desto?

Il rapporto fra Stato e Chiesa deve tener conto del fatto che quest'ultima è indissolubilmente legata al Vaticano, uno Stato estero indipendente di cui il Papa è il monarca assoluto. Questo genera un'indebita confusione tra la religione e politica, che i laici, soprattutto i non credenti, dovrebbero dirimere semplicemente abrogando il Concordato, che limita l'indipendenza e la sovranità dello Stato italiano, perpetuando quello che Benedetto Croce chiamò il “giogo pretesco”. Inoltre, un laico non può neppure accettare un monopolio religioso della Chiesa Cattolica sull'etica, a scapito delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni (monoteiste e non).

Il Portale del Sud

Dicembre 2008


Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso

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