Pensiero Meridiano

 

Strambata e mura a dritta

Editoriale de Il Portale del Sud

«Quest’uomo sfuggito alla giustizia merita attenzione non solo perché è talmente ricco o perché è celebre nel mondo. Merita attenzione perché è un magnate dei media che ha dato origine a una democrazia finta e pilotata, una democrazia che preserva le apparenze di sovranità popolare ma ne svuota la sostanza. La sua è una popolarità comprata. Ha comprato o intimidito tutti i media. Ha lanciato grandi operazioni di sicurezza senza toccare il crimine organizzato. Si sottrae ai processi che lo accusano di avere corrotto col suo potere e col suo denaro. Le affermazioni di persecuzione giudiziaria con cui lui si difende non devono essere credute. Sono palesemente pretesti politici. Solo un processo legale, completo e trasparente, potrà portare a conclusione questo clamoroso stato di illegalità. Il suo Paese dovrà liberarsi dalla condizione malata di essere governato da un uomo solo che controlla tutti i media con la sua ricchezza». (Dal Boston Globe del 13 agosto, ripreso il 14 agosto dallo International Herald Tribune)

Avete indovinato di chi si tratta? Di Thaksin Shinawatra, ex primo ministro della Thailandia, rifugiatosi a Londra perché gli è mancata la furbizia di farsi approvare un Lodo Alfano. Ora deve sfuggire ai processi che, dice lui, lo perseguitano. Non è Berlusconi, ma ci assomiglia tanto.

Via col vento

La semplificazione del voto elettorale (ridotto ad uno schema con caselle del tipo Vero o Falso, che ha cancellato di botto la scelta dei rappresentanti) e la consacrazione plebiscitaria dell’uomo della provvidenza (il padrone buono del Popolo delle libertà) pongono la questione del rapporto tra democrazia rappresentativa ed egemonia. Almeno a coloro che hanno ancora voglia di pensare con la propria testa, che sembrano davvero essere rimasti in pochi. E’ difficile infatti che si ponga il problema e veda nuvole all’orizzonte chi, occupato a seguire le trasferte in discoteca, le ore d’amore senili e le esilaranti battute sull’economia del ghe pensi mi, si accorga della deriva populista e razzista che il nostro paese sta imboccando.

Ci sembra grave che le destre, solo per aver vinto un’elezione, si sentano legittimate a ignorare le critiche, rifiutando il dialogo con chi non è in accordo con il governo, o meglio con l’unica persona che decide per il governo. Ma dialogo non significa mettere in discussione opinioni diverse per raggiungere una mediazione? O per dialogo dobbiamo intendere solo l’assenso passivo a quanto già deciso?

Berlusconi, in uno slancio di rara sincerità, ha dichiarato di essere contento perché il suo governo assomiglia al consiglio di amministrazione di una sua azienda, dove egli è contemporaneamente amministratore e proprietario. Ma l’azienda in questo caso è lo Stato italiano e dunque i cittadini sarebbero i suoi sudditi. Nel Consiglio d’Amministrazione, pardon, nel Governo di Berlusconi, non c'è spazio per organismi quali Corte Costituzionale, Csm, Consiglio di Stato… Li vede come fumo negli occhi, e si giustifica sostenendo che essi sono arcaici, farraginosi, che rallentano le sue azioni (meno male!) e sono d’impaccio per una azienda che si rispetti. Il vecchio mascalzone omette di ricordare che un’azienda ha come scopo quello di generare profitto, a differenza dello Stato che deve invece assicurare benessere ai cittadini. Per lui siamo semplicemente degli “schiavi salariati”.

E allora via i giudici, via i giornalisti, pochi in verità, via i politici, pochi anch’essi, via quei sindacati che mettono in discussione o contrastano le decisioni del “Premier”. Chi dissente è accusato di “sfascismo” che, fateci caso, è il contrario di “fascismo”.

Piccole leggi crescono

Il governo si esalta nella sua attività intramoenia. Guarda in piccolo, cura l’orticello, così come fanno i suoi zotici fans. Emana leggi, anzi decreti legge, che discriminano gli extracomunitari e i comunitari non graditi, come i Rom o gli Albanesi, che condannano i ladri di polli, ma chiamano in Parlamento o premiano con presidenze milionarie truffatori, corruttori, collusi. Colaninno, Ligresti, Geronzi: tutti condannati e tutti premiati. A Cimoli, che ha portato allo sfascio le ferrovie, gli hanno dato come premio sfasciare l’Alitalia e, dopo che c’è riuscito, l’hanno riempito ancora di soldi.

Leggi piccole (altro che riforme!), come quella sul grembiulino, sono affare miliardario per qualche fabbrichetta degli amici, ma non servono certo a contrastare il bullismo a scuola, generato invece proprio dal bullismo govenativo. I piccoli fascistoidi di An e Lega perseguitano le prostitute, perchè degradano il marciapiede sotto casa, e non lo sfruttatore, che degrada le donne. I teppisti di Roma-Napoli non si toccano né si identificano perché notoriamente votano a destra.

Storicamente, per la destra italiana ha sempre contato di più l’appartenenza al gruppo che la coerenza. E poi, si sa, l’istruzione porta spese, l’ignoranza porta voti. Così, con un decreto oggi ed un 5 in condotta domani, si riducono le ore, gli insegnanti e gli spazi. I nostri celti di razza padana stanno seguendo il progetto piduista di una scuola per ricchi e una per poveri, una per meridionali ed una per padani, una per gialli ed una per neri. Ad ognuno la sua casella, in modo che l’elettore di destra finalmente ci capisca qualcosa. Perché tanta scuola è inutile e costosa. Perché una scuola a Favignana una ad Ustica e una a Lampedusa? Accorpatele! Imbarcate i ragazzini ogni mattina, a spese loro, e portateli, che so, a Marsala. Per i paesini di montagna i bambini attraverseranno i valichi con le racchette per radunarsi. Col grembiulino e il fiocco, mi raccomando! Che voleva la sinistra? Impaurire le menti semplici con la giustizia sociale e l’idealismo? Con “tutte quelle tasse”? Adesso pagano uguale, ma ognuno al suo posto, territorialmente e socialmente parlando.

Solo degli esseri socialmente depravati possono pensare ad una scuola differenziata per casta, per pelle e per censo ed a scartamento ridotto. Non vogliono correre il rischio che gli uomini di domani comincino anche a pensare oltre a lavorare e consumare, crisi economica permettendo.

Stanno costruendo una scuola ripugnante e noi possiamo solo stare a guardare? Intanto Napolitano ci ha fatto sapere che lui non può non firmare ciò che gli sottopongono. Ci sarebbe piaciuto sentire Pertini al riguardo.

La strambata a dritta

C’è ancora oggi chi sostiene l’ideologia fascista. Che ne apprezza risultati e metodi, magari con qualche distinguo di comodo. Trattasi evidentemente di persone che non hanno mai studiato la storia. Il fascismo, in ogni parte del mondo in cui si è manifestato (Italia, Spagna, Germania, Cile ecc) nasce per soffocare la democrazia in atto, e porta fame, miseria e morte. Nulla a che vedere quindi neanche con il comunismo, che invece storicamente nasce per riscattare le masse dalla servitù della gleba degli zar di tutte le Russie. A Mussolini qualcuno tende a riconoscere dei meriti iniziali (Inps, settimana lavorativa ecc), ma quel qualcuno dimentica che le conquiste sociali iniziarono e maturarono negli Stati democratici, grazie alla presa di coscienza dei cittadini, e non in virtù di qualche sedicente “superuomo” che approfitta della ignoranza per distruggere la civiltà. Sappiamo tutti come è finita: Mussolini sbatte l’Italia nella guerra di Spagna, usa i gas asfissianti per soggiogare l’Etiopia, emana le leggi razziali, nel ‘40 dichiara guerra a Inghilterra e Francia, affiancando Hitler. Tenta di invadere la Grecia, dichiara quindi guerra alla Russia ed all’America… Fin dal 1943 l’Italia è costretta alla resa senza condizioni. Il “duce dell’impero” crea nel nord occupato dai Tedeschi uno stato fantoccio che dura fino alla capitolazione nazista del 1945 e la morte del dittatore. Alla fine dell’avventura fascista, l’Italia è una nazione distrutta, la popolazione alla fame.

Fu Mussolini, e non la “sinistra”, a distruggere per sempre il movimento liberale in Italia. Da allora la parola “destra” ha acquisito un’accezione tutta italiana. Non esiste più un partito liberale che mira al progresso tramite l’affermazione dello stato nazionale laico, della libertà di impresa, del metodo democratico, del capitalismo intraprendente e del libero mercato. In Italia “destra” significa nostalgia dell’ordine perduto, clericalismo di facciata, disprezzo per gli intellettuali, intolleranza zotica e conformista. L’adozione del metodo liberale non può mascherare, agli occhi di chi vuole vedere, il ritorno all’autoritarismo, che disprezza il principio dell’uguaglianza e degli uomini e delle idee, almeno nella loro possibilità di esprimersi.

Non tanto velatamente da ogni scranno della compagine governativa, si leva l’invito, perentorio e ricattatorio: che la smettano di manifestare, di essere “rozzi e selvaggi” (dissentire = non capire), di infastidire, con una cosa chiamata “opposizione”, questa maggioranza “legittimata dal voto degli italiani” che si definisce né di destra né di sinistra ma “del fare”.

Non esistono, né potrebbero esistere, economisti o intellettuali in questo tipo di destra. Ce lo hanno dimostrato chiaramente Tremonti, Bossi e Berlusconi dai palchi con i gesti e le magliette indossate dal delfino della Lega: il simbolo di questa maggioranza è il dito medio levato in alto ad indicare la strada «dell’interesse del Paese, delle donne e degli uomini che lo abitano, e delle generazioni future».

Loro invece, “gli unti dal voto”, vogliono vivere la loro vita al di fuori dalla Costituzione. Il recente Lodo Alfano, che più o meno recita “tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge tranne quattro”, è fuori dalla democrazia. “La legge è uguale per tutti” eccezion fatta per gli immigrati, i poveri e, possiamo aggiungere, i meridionali, come dimostra il disprezzo dichiarato della ministra Gelmini ed il “federalismo fiscale” di Calderoli.

Si comincia a parlare nuovamente di superiorità di razza, la padana ovviamente (la bad company celtica, evidentemente!). Di superiorità di religione. Così ci tocca sentire Borghezio che, commentando una vittoria olimpica, esalta la superiorità della razza (padana), o di vederlo irrompere in una chiesa di Genova per giurare la sua eterna lotta all’islamismo. Anche la Chiesa ci sta mettendo del suo, perché non dovrebbe permettere certe cose. Invece nega i funerali a un povero cristo come Welby e li celebra in forma solenne per il neozazista Heider, oggi finalmente a casadiavolo.

I cittadini sono talmente “uguali” che la Camera ha recentemente approvato la mozione della Lega Nord in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo. Il testo approvato parla di "classi di inserimento", in realtà classi separate per ghettizzare gli immigrati (anche i gulag venivano spacciati per centri di riabilitazione). Per dirla con Fassino, assistiamo ad "una regressione culturale prima ancora che politica" che produce una vergognosa discriminazione tra i bambini.

Sempre perseguendo il disegno piduista, Berlusconi intende limitare il diritto di sciopero. Il suo ministro Sacconi sta lavorando ad una legge che irrigidirà la regolamentazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici. Saranno resi obbligatori il referendum consultivo e la dichiarazione di adesione del lavoratore allo sciopero. Insomma chi sciopera verrà schedato.

Indietro tutta

L’involuzione in atto nel Paese, i berluscones la chiamano “modernizzazione”. Lo sanno solo loro che cosa ci sia di moderno nell’aggirare le regole a colpi di decreti legge e di deroghe e nel porre nei posti chiave uomini fidi e servili! Eppure governare guardando lo share e la audience, pare che paghi a giudicare dalle sondaggi: il 62% degli italiani ha fiducia in Berlusconi come premier, come leader e nella sua gestione da Padrone delle Ferriere. D’altra parte questa è l’epoca dei reality, in cui la partecipante di turno, pur di mettersi in mostra, spettacolarizza la morte della propria mamma, come recentemente avvenuto nel Paese della “mia amica Angela”.

Con gente così distratta Berlusconi può fare di tutto: governare a colpi di decreti e fiducie dalla sua casa privata, imporre i lodi che "salvano" lui in quanto premier (lodo Alfano), lui in quanto manager (lodo Cicolani-Paravia). Promuovere per la presidenza della Cassazione il giudice Carnevale, quello che in Cassazione annullava sistematicamente le sentenze di mafia per mancanza di un bollo o di una virgola e che definì Giovanni Falcone "un cretino". Tutto ciò mentre Roberto Saviano, l’accusatore della camorra, viene lasciato solo e costretto ad espatriare per sfuggire alla vendetta dei camorristi.

Mascalzone latino

Il vecchio mascalzone ha da tempo un controllo mediatico quasi totale. Gestisce il potere premiando i fedeli (Brunetta, Carfagna, il generale della Guardia di Finanza, ecc) e punendo, con la riduzione al silenzio e la scomparsa dai media, coloro che, a suo insindacabile giudizio, sono dichiarati nemici. Con il suo proverbiale vittimismo e l’incredibile faccia di bronzo che si ritrova, continua a prendersi i meriti degli altri ed ad addebitare gli insuccessi alle caselle del conformismo fascistoide che persino i cervelli dei suoi fans possono ospitare, e persino ripetere: “i giudici”, “i comunisti”, “l’economia internazionale”. Scomparso Cuccia, si è incuneato nel sistema bancario, piazzando la figlia nel salotto buono della finanza. Prima accusava i Poteri forti di contrastarlo, poi se li è comprati.

Ci rovinerà per la terza volta. Per due volte Prodi e Visco sono riusciti tra mille difficoltà a raddrizzare la barca semiaffondata ereditata da Berlusconi. Uomini capaci, ma antipatici, troppo seri per essere apprezzati dal popolo dell’Isola dei Famosi.

Basterebbe uno sguardo al passato recente per rendersi conto che la destra italiana ha fatto solo disastri, perché non ha uomini seri, non ha dialettica interna, non ha competenze. Non può esser solo questione sfortuna se ogni qual volta Berlusconi va al governo la nostra povera economia va a rotoli. I fatti internazionali che utilizza di volta in volta come scusante, succedono anche per colpa sua e del “mio amico George” (vera calamità globale dell’ultimo decennio).

Chi, se non Berlusconi e Tremonti hanno introdotto la finanza creativa in Italia? Vogliamo forse dimenticare che questo “duo” voleva introdurre i dazi sui prodotti cinesi? L’imposizione dei dazi sulle mercanzie danneggia le classi meno abbienti, poiché aumenta in maniera surrettizia i prezzi dei beni di più largo consumo, inducendo recessione. L’intervento protezionistico sui mercati alimenta inoltre le speculazioni finanziarie, come si può vedere anche ai nostri giorni, perché falsa ai danni del risparmiatore il reale valore delle aziende. Queste erano e sono le grandi pensate degli “economisti” berluscones, che economisti non sono né potrebbero mai essere, perché come già detto esistono economisti liberali e di sinistra, ma non possono esistere economisti populisti, qualunquisti e fascistoidi. Sono solo delle macchiette che si danno delle arie.

Oggi questi signorini, con disinvolto trasformismo e con l’incoerenza tipica di coloro che vivono di chiacchiere, dovrebbero fronteggiare la gigantesca recessione che ci tocca dopo i crak dell’America di Bush. Mamma mia! Parlano di aiuti di Stato all’economia. Intendono se stessi, i propri potentati economici. Useranno gli aiuti, cioè i nostri soldi, per accrescere l’amicizia e la clientela dei ceti che contano, con qualche monetina per i fans più fedeli.

La croce del Sud

Gramsci fu tra i pochi a comprendere che il totalitarismo è una tecnica politica che può essere applicata continuamente a una società di massa: una tecnica che punta a uniformare l’individuo e le masse in un pensiero unico, usando il controllo dell’informazione.

E’ quello che sta accadendo oggi. Il populismo è al governo per rovinarci per la terza volta in pochi anni. Dopo Peron, il fascista populista per antonomasia, l’Argentina da quarto stato più ricco del mondo è arrivata al fallimento, non pagando le obbligazioni. In Italia non si arriverà a tanto, ma ci stiamo avviando verso la fine del ciclo democratico. La consapevolezza di tutto ciò sembra essere presente solo nel dibattito di opinione, senza alcun riscontro nella classe politica e nelle istituzioni parlamentari. Forse, non corriamo alcuni dei rischi del passato, non ci sarà più l’olio di ricino o il confino ad Ustica. Ma resta l’allarme per il progetto in atto di modificare lo Stato e la convivenza democratica. Il passo dal populismo all’autoritarismo è breve, se non ci si pone rimedio.

La scomparsa delle ideologie ha prodotto maggiore difficoltà nella comprensione e nell’elaborazione del pensiero politico. Oggi si tende a semplificare cose complesse, con risposte ai bisogni elementari della gente, ai desideri e alle paure, che saranno necessariamente inefficaci sul medio e lungo periodo, anche se al momento sono allettanti. I risultati di ciò che si evolve attorno al pacchetto sicurezza, alla questione immigrazione, ai temi della giustizia, lo dimostra. Il Sud avrà la sua nuova, e definitiva croce. Non quella bella e lucente dell’emisfero australe, bensì quella coi chiodi del federalismo fiscale: la soluzione finale della questione meridionale.

Giro di boa

È di questi giorni la polemica tra l’Europa e le miss-ministre berlusconiane sul tema ecologico, visto dai “nostri” come fumo negli occhi e fonte di spese “inutili”. L’ambiente dovrebbe essere invece una priorità per un Paese così bello e ricco come l’Italia, così come la scuola pubblica che forma i giovani. La strambata della destra vorrebbe allontanarci dal consesso dei paesi civili. Alla destra interessa solo che i “tassinari” la voti consentendo loro di non pagare quattro soldi di tasse.

Come tutte le stagioni, anche questa finirà, non fosse altro che per la naturale consunzione del vecchio bellimbusto che comanda. Nella nebbia è difficile vedere la boa, ma restiamo preparati. Continuiamo a esistere e, soprattutto, a resistere.

Il Portale del Sud

Ottobre 2008


Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso

Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino- il Portale del Sud" - Napoli e Palermo

admin@ilportaledelsud.org ®copyright 2008: tutti i diritti riservati. Webmaster: Brigantino.

Sito derattizzato e debossizzato