Pensiero Meridiano

 

Sul governo “Berlusconi 4”

Editoriale del Portale del Sud

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,

e non c'era rimasto nessuno a protestare

Bertold Brecht Berlino, 1932

Nessun credito al nuovo governo

L’esecutivo Berlusconi IV non riceve alcuna apertura di credito da parte nostra. Se per avventura dovesse fare qualcosa di buono, ma ne dovrà fare tanto, potremo forse rivedere la posizione, ma allo stato attuale prevalgono di gran lunga i giudizi negativi. Essi sono basati su fatti, quindi non su preconcetti.

Il primo fatto, incontrovertibile, è l’esproprio perpetrato ai danni dell’intera nazione tra il 2002 e il 2006: approfittando del cambio della moneta, l’esecutivo Berlusconi ha permesso che metà dei nostri risparmi e dei nostri stipendi andassero perduti. Un’immensa ricchezza, un immenso potere d’acquisto svaniti nel nulla. Che fine hanno fatto?

Altro che tasse e pressione fiscale! Per ritrovare un analogo impoverimento nazionale occorre risalire alla fine del Fascismo, la cui avventura guerresca produsse distruzioni, fame e centinaia di migliaia di morti.

Nel quinquennio 2001-2006, Berlusconi ha avuto a disposizione risorse superiori a qualsiasi altro governo italiano, da Cavour in poi. Che fine ha fatto questa imponente massa di soldi? C’è una sola grande opera, degna di tal nome, creata nel periodo? Sono stati migliorarti i servizi e le infrastrutture (sanità, ferrovie, acquedotti, strade)? Sono stati forse tutelati i risparmiatori (vedi vicende Parmalat e bond argentini)?

Altro che tasse e pressione fiscale!

Dall’alto dei nostri pregiudizi e del nostro snobismo culturale - accusa perennemente rivolta alla sinistra è quella di credersi unica depositaria della cultura e non capire che ci sono nuovi linguaggi, che la gente non vuole filosofia, ma risposta ai problemi reali - ci chiediamo cosa possiamo aspettarci di buono da personaggi come Roberto Calderoli e Umberto Bossi che incitano all'odio razziale e si puliscono il culo con la bandiera italiana? O da un Roberto Maroni, che nel precedente governo ha difeso il lavoro precario e il ritorno alla lira? O da un Bondi che nel suo blog scrive poesie a Berlusconi come i bambini alla festa della mamma?

La situazione democratica

Saper accettare il verdetto delle urne significa osservare le leggi che verranno promulgate dal nuovo Parlamento. Per ovvio concetto di legalità. Ma il nostro impegno sarà quello di opporci, con la forza del ragionamento e dell’etica, ai disegni della maggioranza.

La democrazia non è infatti omologazione di pensiero, come vorrebbero i berluscones. Al contrario, essa è esercizio di dialettica. Per quanto ci riguarda, il fatto che il 47% degli elettori abbiano preferito la destra, non ci impone alcuna limitazione al diritto di critica e di espressione, anzi impone un maggior impegno nella tutela dei valori di solidarietà, uguaglianza e libertà in cui crediamo. Continueremo pertanto ad essere una voce libera.

Diciamo subito infatti che, se abbiamo perso le elezioni, non è solo perché Berlusconi ha tutte le televisioni e i giornali ma anche perché la sinistra, come il mitico Tafazzi, sembra si diverta a darsi martellate sui gioielli di famiglia. Gli elettori di sinistra - o centro-sinistra, a piacer vostro - sono sempre stati autocritici.

In nome della libertà di pensiero e della democrazia abbiamo messo in chiaro i difetti della "nostra" parte politica tanto da determinarne noi stessi la sconfitta. Basta guardare le facce dei partecipanti ad una qualsiasi riunione politica di centro-destra - occhi adoranti, standing ovation, commozione e cori, nessun contraddittorio - e poi le facce di chi partecipa ad una riunione del centro-sinistra: mezze smorfie, nervosismo, malumori, applausi mosci.

Ma diciamo pure e con maggior enfasi che gli elettori di destra non guardano minimamente al futuro e si limitano a desiderare un'Italia chiusa, uniculturale – o meglio inculturale - che pensa quasi esclusivamente a forme di protezionismo razziale ed economico. Una Italia “perfetta” da difendere dai “diversi”.

Il futuro sostituito dal contingente

Chi ha votato le destre, come trionfalmente messo in evidenza dai loro capi – o padroni, fate voi - ha espresso il desiderio di tornare alla “sferza”. I termini usati dai caporioni sono forse diversi nella forma, ma la sostanza è quella. È evidentemente il problema della sicurezza contro furti, scippi, zingari, microcriminalità a richiedere una risposta autoritaria da parte dello Stato. Non più quello della mafia e del grande malaffare. La lotta senza quartiere è quella contro gli extra-comunitari.

Noi non siamo teneri verso i delinquenti, sia chiaro, ma continueremo a credere che debbano essere le Forze dell’Ordine – Polizia e Carabinieri - ad occuparsene, magari attenuando la propensione al manganello facile e sospingendole verso attività investigative, di prevenzione e di repressione.

Berlusconi & C. hanno sostenuto che il mafioso Mangano fosse stato “un eroe”. Un messaggio, per chi ha voluto e saputo capire, vincente. Uno dei cento “messaggi” (magistrati “subumani”, elettori “coglioni”, giustizialisti “che fanno orrore” …) che in qualsiasi paese civile del mondo avrebbero costretto alla fuga di notte, che invece in Italia fanno vincere le elezioni.

Il contingente piccolo e meschino preclude una visione in grande del futuro. Alla faccia della sicurezza!

Il Sud immemore

La stagione berlusconiana è stata terribile per il Sud, messo da parte come sempre hanno fatto le destre italiane. Eppure è nel Sud che il desiderio masochista di destra si rivela sempre forte. Retaggio del sudditismo, dell’aspettativa dell’Uomo, sfiducia totale verso i compaesani, emotività e bisogno di favori?

Eppure nel non lontano giugno 2006, il Sud a grande maggioranza bocciò col referendum, insieme agli altri Italiani, la “grande riforma” delle destre: l’antimeridionale “devolution”, che aveva impegnato quel Parlamento per un centinaio di sedute.

Il fatto che le destre abbiano di fatto riproposto quest’aberrazione, peggiorandola con il federalismo fiscale, è sfuggito in campagna elettorale, anche per il timore del Partito Democratico di non apparire zelantemente filonordista.

L’eterno fascismo meridionale non è espressione di razionalità e di ideologia: è semplicemente disconoscimento dei fatti, dimostrazione pratica che la storia non insegna niente, specialmente a chi non la conosce.

Così la maggioranza dei meridionali ha votato per coloro che continuano a dichiarare, a chiare lettere e senza mezzi termini, che rappresentano la padania. Così, hanno eletto un ministro degli Interni che – stando a quello che dice lui e non noi – si preoccuperà solo del nord. Lo stesso per le riforme e per l’agricoltura.

Ma cosa devono dire e fare di peggio di quello che hanno già detto e fatto per farvi capire che non vi vogliono? Viene il sospetto che nel Sud davvero non ci sia limite alla “pazienza”.

Il federalismo fiscale

Nella versione governativa, è un progetto scellerato, per l'economia del Paese e soprattutto contro il Sud, che ha la metà del reddito pro-capite del Nord. La conseguenza sarà che il Sud non avrà pari opportunità – a parte fornire il ministro più “in gamba” d’Europa, la salernitana Carfagna - nel reperire risorse per la spesa corrente, né per la sicurezza, né tanto meno per gli investimenti.

Bella riconoscenza, dopo tutto quello che il Sud ha dato, e sta dando, al Paese!

Il federalismo regionalistico non vi ha ancora stancato? Non bastano i limiti e i guai che fino ad oggi ha mostrato e procurato? Pensate veramente che basta sostituire Bassolino con qualcuno di destra – magari dal cognome impronunciabile per un napoletano per bene - per far funzionare la Regione Campania…?!

Noi riteniamo che questo regionalismo sia più da abolire che da rafforzare, in quanto esistono molti altri sistemi di decentramento più equi ed efficaci.

Contano ancora le idee?

Conta ancora pensarla in maniera diametralmente opposta a chi vorrebbe questa “Nuova Italia dei berluscones”? Sono importanti le idee, oppure, per non essere accusati di “ideologia”, dobbiamo dire anche noi, “lasciamoli lavorare”? Questo governo non ci piacerebbe neanche se gli uomini che ne fanno parte fossero esempi di specchiata virtù – cosa che purtroppo non è - per il semplice fatto che le loro idee sulla società, sulla cultura, sulla religione, sulle donne, sulla ricerca e su tutto il resto sono diametralmente opposte alle nostre. E il fatto che le nostre idee trovino una sponda politica molliccia ci intristisce ma ci sprona a pensare cosa potremo fare noi per cambiare questa situazione. Forse continuare a difenderle queste idee e a diffonderle, perché le idee sono importanti: possono cambiare e adattarsi, ma non possono essere rinnegate e convertite nel loro opposto.

Maggio 2008


Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara Misuraca ed Alfonso Grasso

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