Catania - Palermo, 2007
Editoriale di Brigantino - Il Portale del Sud
Qualcuno, scrittore e giornalista assai noto mi ha
chiesto, molto onestamente: dobbiamo ritenerci responsabili, come
siciliani, dei fatti di Catania?
La mia risposta immediata è stata NO, non sono
responsabile perché non è stata una mia scelta nascere in Sicilia e non
è colpa mia se sono circondata da imbecilli e per giunta violenti. Come
non è stata una scelta per molti americani esser nati e vivere negli
“States” di Bush o per molti napoletani nascere a Scampia …
Ma a pensarci bene, in verità, noi siamo responsabili
perché accettiamo, come normali, i piccoli soprusi quotidiani di coloro
che non rispettano le “piccole” regole. Dal rispetto per il codice della
strada alle file al supermercato.
Non dimenticherò mai la risposta di un "signore" al
supermercato che al mio suggerimento di invocare la legge per far
rispettare il prezzo esposto e non quello erroneamente battuto alla
cassa mi rispose "A liggi è pi i fissa!" e se ne andò pagando a prezzo
intero e non scontato i suoi succhi di frutta!
Siamo responsabili perché noi ci consideriamo società
civile, colta, tollerante, ricca di storia e d’arte ma ad ogni elezione
partoriamo come rappresentanti dello Stato e delle Regioni persone che,
esse per prime, non hanno il rispetto delle regole, non conoscono la
solidarietà, le regole di convivenza e buon vicinato, imprecano contro
magistratura e forze dell'ordine.
Siamo responsabili perché ci trinceriamo dietro la nostra
estraneità fisica di fronte a guerriglie di tal fatta, chiamiamo in
ballo disagi sociali, mafia, incultura, disoccupazione e altro.
Ma un ulivo infettato dalla mosca olearia anche se
produce alcuni frutti sani darà sempre un olio cattivo, il tanfo del
marcio coprirà sempre il profumo dell’olio buono.
La nostra è una società marcia perché non abbiamo saputo,
o forse mai voluto, per comodità, per tornaconto, per quieto vivere,
disinfestare “la casa”. Viviamo al piano nobile ma il solaio e gli
scantinati sono verminai.
Ma non chiedetemi cosa si può fare per sanarla questa
nostra società. Non lo so. Non basta la consapevolezza individuale e non
bastano le denunce rituali, o i mea culpa. Io non lo so che fare.
Basterebbe applicare le leggi, ma evidentemente è impossibile: noi
purtroppo non viviamo in uno stato di diritto, ma in uno stato che
garantisce il diritto a pochi. Nel nostro Bel Paese, “penisola”
compresa, chi ha da difendersi non è l'offensore ma l'offeso! Per
capirlo bene basterebbe seguire i processi per stupro, dove è la vittima
che deve dimostrare la sua non colpevolezza.
Se si riuscisse a fare i processo agli imputati, e non
alle vittime, forse persino il nostro parlamento sarebbe oggi più
“pulito”!
In Sicilia c’è “scappato” il morto, è vero, e per di più
la carica è stata mirata sulle forze dell’ordine. Ma nel resto del Bel
Paese hanno poco da ridere. Negli ultimi 25 anni i disordini negli stadi
hanno causato una ventina di morti e centinaia di feriti. Per non
parlare di altre manifestazioni.
febbraio 2007
Gli editoriali del sito sono scritti congiuntamente da Fara
Misuraca ed Alfonso Grasso