La
Settimana che porta alla Pasqua
occasione di silenzio e riflessione
Don Paolo
Farinella
Con oggi, domenica 17
aprile 2011, inizia per i Cristiani, la settimana più
importante dell'anno, quella che dà l'avvio e il senso
alla stessa esistenza della Chiesa. Gli antichi la
chiamavano con una espressione potente, «la Settimana
delle settimane» oppure «la Madre delle settimane». Con
la domenica delle Palme, cioè oggi, infatti, si entra in
un tempo senza tempo, nell'ultima settimana di vita di
Gesù che segna l'inizio di una svolta nella storia con
la quale ancora oggi stiamo facendo i conti: chi non
crede perché deve misurarsi con una Persona inquietante
e un messaggio travolgente che comunque si appella alla
coscienza; chi crede per come crede o, ancora peggio nei
tempi bui e osceni del berlusconismo, per come corrompe
e svende il cuore della propria fede. Semplici credenti,
preti e cardinali che colludono con il massimo esponente
della delinquenza e della illegalità sistematica, in
questa settimana faranno fatica a ritrovare il volto di
quel Cristo che non diede soddisfazione nemmeno al
potere indeciso di Pilato, procuratore romano. Al quale
procuratore, Gesù, al contrario, contrappone la sua
identità austera e limpida: «Tu non avresti alcun potere
su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per
questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più
grande» (Gv 19,11). Coloro che hanno consegnato un
Paese, un sistema istituzionale, il potere della Legge
ad un depravato, corruttore di democrazia e di legalità,
commettono un peccato ancora più grande.
Oggi, però, non
voglio sciupare il tempo mio e dei lettori con il fango
che sale sempre più abbondante sui fondamenti dello
Stato di Diritto, ma desidero invitare i nostri lettori
ad entrare in uno spazio di silenzio per guardare dentro
di noi e verificare quali siano le ragioni che ci
spingono ad essere o non essere, a prendere o a non
prendere certe posizioni. O siamo motivati solo
dall'interesse immediato e gretto oppure i nostri
pensieri e le nostre scelte sorgono come acqua sorgiva
dalla sorgente delle nostre convinzioni profonde fondate
sulla Costituzione Italiana e/o sul Vangelo. Noi
sappiamo e vediamo che la destra fascista (Lega e
compagni di merenda) scelgono e agiscono senza alcun
pensiero fondativo perché è loro interesse consumare la
pagnotta «adesso» e se per fare questo devono essere
cristiani, xenofobi, illegali, ridicoli e immorali, lo
sono perché il loro orizzonte è arraffare. Noi vediamo e
constatiamo che la gerarchia cattolica italiana si
adegua al momento storico come l'acqua in recipiente e
viene a patti con chiunque sta al potere, anche se
questo significa svendere i propri principi, lo stesso
Vangelo e, cosa ancora più grave, quello stesso
Crocifisso che in questa settimana onorano e inneggiano
spudoratamente.
Gesù non cercava mai
lo scontro diretto con il potere, perché cercava di
operare nei centri piccoli, quasi mai nei centri dove la
presenza del potere religioso e politico era
ingombrante. E' difficile trovarlo nelle città, perché
il suo ambiente operativo erano i villaggi, anonimi come
i loro abitanti. Quando percepiva che il potere
religioso e il potere politico s'interessavano a lui
cambiava ambiente e strategia. Per due/tre anni ha agito
così, ma… venne un giorno, anzi il tempo, in cui «doveva
andare» a Gerusalemme e vi andò senza esitazione: «prese
la ferma decisione di mettersi in cammino verso
Gerusalemme» (Lc 9,51) dove avrebbe avuto lo scontro
finale con il potere religioso che si era alleato col
potere politico: «Non abbiamo altro re che Cesare» (Gv
19,15) e con lo stesso potere politico dal quale si
distingue senza esitazione: «il mio regno non è di
questo mondo» (Gv 18,36). Gesù non accetta nemmeno che
Pilato gli salvi la vita, mentre a distanza di ventuno
secoli da qual giorno memorabile, molti di coloro che
pretendono di rappresentarlo oggi, si sono venduti per
accettare su di sé il regno perverso di un potere
diabolico.
Tratto da La
Repubblica, edizione di Genova, del 17/04/2011