Note sull'artista
Le opere in carta, materiale prediletto
da Severina Di Palma, hanno uno spessore tale da produrre effetti plastici,
come se fossero quasi bassorilievi dalla superficie increspata con rilievi,
tagli e buchi, cuciture e strappi dagli orli sfrangiati. Nelle sue ultime
opere usa una tavolozza variegata, che ha sostituito il bianco dei lavori
precedenti.
"Fare arte - dice Severina Di
Palma - è una sorta di autocoscienza che fa emergere un mondo in cui
prevalgono i rossi, gli azzurri, i verdi e i gialli, i colori della mia
terra colma di sole e di fatica, dove non c'è posto per tinte opache,
neutre, distaccate. Il nero non è mai presente perché per me è negazione.
Negazione della vita! La vita, invece, è comunque bene e gioia".
Partendo dal dato che il mondo è abitato
da donne e uomini, inserisce nei suoi lavori simboli femminili e maschili, a
volte tratti dalle ceramiche e dalle stele di cui abbonda la Daunia, sua
terra natale: triangoli e campane, spirali e cerchi, si alternano a linee
verticali variamente combinate. Pur eseguendo opere astratte, non rinuncia
mai a descrivere il suo rapporto con il mondo e a far emergere la
consapevolezza di essere donna prima che artista, atteggiamento questo tutt'altro
che scontato ancora oggi. Severina Di Palma non è mai stata femminista, anzi
si è tenuta lontana da gruppi, ideologie, manifestazioni di carattere
politico, ma ha da sempre intrecciato le pratiche artistiche con la
riflessione sulla propria differenza femminile. "Ho lottato molto -
ricorda - per affermare la mia indipendenza e libertà attuale. Gli
stereotipi di ragazza colta presenti nel mio paese, all'epoca, vedevano la
donna solo come maestra. Riuscii a convincere i miei genitori, parlando loro
della mia passione per il disegno e la pittura, a farmi frequentare una
scuola d'arte."
Alla concezione dell'opera come un
oggetto che ha una sua forma definitiva, conclusa e chiusa, Severina, come
tanti altri artisti di oggi, oppone e sostituisce l'idea di una ricerca
artistica legato alla quotidianità e che di questa conserva i ritmi e i
tempi ineguali, perché dettati da situazioni a volte improvvise e
impreviste, proprie di un organismo vivente. Le superfici delle carte
variano continuamente, diventando luogo di invenzione: pieghettature e
trafori a tratti si addensano in elementi riconoscibili come merletti, ma
subito si distendono quasi per negare la qualità decorativa e consolatoria
dell'arte, privilegiando, invece, il piano concettuale e comunicativo.
Tratto dalla presentazione di Katia Ricci
della mostra
“Auto-biografismi”,
Circolo La Scaletta Matera, 29 novembre -
13 dicembre 2008. |