Note sull'artista
Giorgio de Chirico, più esattamente
Joseph, Maria, Albertus, Georgius de Chirico, (Volos, Tessaglia, Grecia, 10
luglio 1888 - Roma, 20 novembre 1978), ha profondamente rinnovato il
linguaggio visivo del XX secolo. Negli stessi anni in cui Picasso
trasformava gli aspetti visibili della cose e Kandinsky ne faceva scaturire
emozioni astratte, egli gettò le basi di un nuovo modo di esprimersi fondato
non sull'apparenza dell'oggetto, ma sulle sue possibilità di significato.
Per primo si rese conto che ogni forma
che vediamo trae il suo vero valore dalla nostra coscienza per le infinite
associazioni e ricordi che può suscitare in noi. Convinto della fondamentale
mancanza di senso del mondo e dell'inesistenza di una verità unica, tanto
meno di quella visibile, egli ha fatto della sua arte il mezzo per mettere a
nudo il mistero delle cose. Dipingendo immagini che appaiono come un ricordo
e accostandole non secondo la logica, ma per associazioni intuitive e
simboliche, de Chirico provoca in chi guarda reazioni psichiche ed emotive
di grande intensità e di profonda poesia. Far vedere ciò che non si può
vedere è stato fin dall'inizio lo scopo della sua ricerca artistica e chiamò
Metafisica la sua pittura perché essa ci mostra che il mistero e l'enigma
non stanno al di là, ma dentro le cose fisiche, nella tranquilla bellezza
della materia, nella molteplicità di sensazioni che sprigionano le immagini
e le forme qualora vengano rotti i nessi logici di relazione tra loro. Egli
avvia un cambiamento fondamentale nelle arti visive che estenderà la sua
influenza fino alla Pop Art, mettendo a nudo l'instabilità e la relatività
dei linguaggi convenzionali della comunicazione.
Tratto dalla presentazione della
mostra "Giorgio de Chirico e il segno", Civitanova Marche Alta,
Auditorium di Sant'Agostino 13 luglio - 9 novembre 2008 |