Dalle
carte, in parte inedite, del processo ancora in corso a Verona sul tentativo
di secessione leghista, emerge il ruolo dell'attuale ministro
Maroni, la passione delle
ronde
Nel '96 reclutava le
Guardie padane
In una
lettera come membro del "Governo provvisorio" invitava gli iscritti a
presentare le domande di adesione. "Esercitiamoci al tiro a segno"
di
Alberto Custodero
Da
reclutatore della ronde della Repubblica Federale della Padania a
regolarizzatore delle ronde della Repubblica Italiana. Dalle carte, in parte
inedite, dell'indagine svolta nel '96 dall'allora procuratore di Verona
Guido Papalia sulla secessione leghista è possibile ricostruire nei dettagli
l'iperbole politica di Roberto Maroni passato da "portavoce" del comitato
provvisorio di liberazione della Padania, nel 1996. A ministro dell'Interno
in carica del terzo Governo Berlusconi.
La lettera del reclutatore - il ricorso del Gup
L'indagine del procuratore Papalia contro tutto lo stato maggiore della Lega
Nord aveva per oggetto la secessione ("la loro intenzione di disciogliere
l'unità dello stato"), e le ronde padane (la Guardia nazionale padana e le
"camicie verdi, aventi all'evidenza caratteristiche paramilitari"). E'
tutt'ora pendente presso il gip veronese in attesa che la Consulta si
pronunci su un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato (vedi
allegato, ndr) per l'uso che la procura veronese ha fatto delle
intercettazioni telefoniche di alcuni parlamentari leghisti. In questa
inchiesta sulla "costituzione, il 14 settembre del '97, a Venezia, di un
governo della Padania" (da allora mai disciolto) il cui presidente del
consiglio risultava Maroni, sono attualmente ancora indagati tre ministri
leghisti del governo Berlusconi: lo stesso Maroni, il ministro per le
Riforme e leader leghista Umberto Bossi, e il ministro della Semplificazione
Roberto Calderoli.
Da quei
documenti giudiziari che portano il timbro della procura di Verona, emergono
dal passato dettagli e particolari che acquistano oggi nuovi significati
soprattutto se riletti alla luce del dibattito di in corso sul ddl
sicurezza. E sulla determinazione della Lega Nord a porre oggi la fiducia
sul pacchetto di norme fra cui spicca, non a caso, la regolarizzazione su
tutto il territorio nazionale delle ronde.
Le carte
della procura di Verona testimoniano che Maroni, tredici anni fa, era il
"portavoce" del "Comitato di liberazione della Padania" il cui statuto
prevedeva "la non collaborazione, la resistenza fiscale e la disobbedienza
civile" come "forma di lotta democratica per garantire il diritto di
autodeterminazione dei popoli". E che si avvaleva delle "camicie verdi" per
garantire il "servizio d'ordine organizzato nell'ambito dei territorio della
Padania".
Oggi
Maroni è il ministro dell'Interno della "tolleranza zero" che - contro il
parere di tutti i sindacati dei poliziotti che lo accusano, come dice Enzo
Letiza del'Anfp, di "togliere il monopolio dell'ordine pubblico alla Polizia
e di stornare fondi dalle forze dell'ordine ai volontari della sicurezza" -
vuole legittimare tutte le ronde d'Italia. Comprese forse anche quelle di
cui nel '96 era reclutatore e responsabile: la "Federazione della Guardia
nazionale padana" e le "camicie verdi" (tutt'ora esistenti e operanti nelle
realtà del Nord nell'ambito della Protezione civile, seppure con la faccia
più presentabile di onlus).
Secondo
l'atto costitutivo in origine di questa Federazione - presente fra le
migliaia di carte processuali - sottoscritto da Maroni, Gnutti e Bossi, uno
degli scopi della Gnp era "proporre l'esercizio del tiro a segno come
momento di pacifico riferimento storico, come attività sportiva, di svago e
motivo di aggregazione sociale". Non a caso, nei moduli di iscrizione alla
Gnp era prevista la domanda sul possesso di porto d'armi da parte
dell'aspirante. Tiro a segno e porto d'armi, tuttavia, non si spiegano di
fronte al dettato dell'art. 2 comma "d" che mette tra i princìpi ispiratori
delle Guardie padane: "... il rifiuto di ogni attività che implichi anche
indirettamente il ricorso all'uso delle armi o della violenza".
In
sostanza, il Maroni ministro dell'Interno potrebbe legittimare, oggi - fra
le tante ronde sparse un po' ovunque per il Paese - anche l'ex servizio
d'ordine del governo provvisorio della Padania di cui era membro e
portavoce, oggi onlus.
Che fosse
proprio lui il reclutatore della Gnp, del resto, emerge con inoppugnabile
chiarezza da una pagina spuntata dai trenta faldoni stipati nell'ufficio del
gip di Verona.
Si tratta
di una lettera del 7 ottobre del '96, firmata a mano "affettuosi saluti
padani, Roberto Maroni", nella quale l'attuale ministro dell'Interno
annunciava che per la costituzione della Gnp erano arrivate talmente tante
domande, "che il governo Provvisorio della Repubblica Padana ha proceduto
nel giro di pochi giorni alla costituzione di 19 Compagnie provinciali".
"Per
consentire tale reclutamento - si legge ancora in quella lettera di Maroni -
il Governo padano ha approvato una campagna di reclutamento di volontari in
tutte le provincie". "Attenzione - ammoniva poi - La domanda di adesione
alla Gnp deve essere trasmessa al goverrno via fax e nessuna scheda dovrà
essere conservata all'interno della sezione della Lega Nord. La Gnp riveste
carattere strategico per il futuro della Padania". Che cosa fosse in realtà
quel carattere strategico della Gnp lo chiarirà, il 22 settembre del '96,
Irene Pivetti, ex presidente della Camera leghista, al procuratore Papalia
che la interrogò come teste.
"Bossi mi
spiegò - verbalizzò la Pivetti - cosa significasse per lui la Guardia
nazionale Padana: "quando un popolo si sveglia, mi disse, ha bisogno del suo
esercito". La regolarizzazione delle ronde che la Lega farà passare ponendo
oggi la fiducia alla Camera è questione antica. Ci aveva già provato nel '96
con la Repubblica Padana. In un documento acquisito il 13 gennaio del '98
dalla Questura di Pavia c'è infatti una "proposta di legge d'iniziativa del
governo della Padania" rivolta al suo Parlamento. E intitolata "norme per la
costituzione della Guardia nazionale Padana e per il riconoscimento delle
associazioni volontarie di prevenzione e controllo della sicurezza dei
cittadini e del territorio denominato Guardia nazionale Padana".
Ciò che a
Maroni non riuscì nel '97 quando era portavoce del Governo Provvisorio della
Repubblica Padana, gli potrebbe riuscire in questi giorni, dieci anni dopo,
come ministro dell'Interno della Repubblica italiana.
Tratto da
Repubblica, 12 maggio 2009
http://www.repubblica.it/
Perché non viene
mai detto che la lega al governo è un'anomalia?
Possibile nel governo della nazione ci sia una
"forza politica" che "per statuto" odia il Sud del
Paese (e del mondo)? Possibile che basti fare il
gioco delle 3 carte, cioè non presentare la lega al
sud, per far dimenticare ai meridionali che la
destra italiana è imperniata da codesta "forza
politica"? Come si fa invece a non accorgersi di un
fatto così evidente, tremendo, orrendo e disgustoso?
[N.d.R.]
|