Note critiche
"È un’interessante prospettiva
creativa quella di Giovanni Cuofano e vale ad istituire un intrigante
processo di analisi del reale del quale non vengono proposte le
immediate istanze di una raffigurazione restituiva dell’oggetto, ma le
imprese talvolta drammatiche del passaggio della storia.
Il punto di partenza di Cuofano è
quello, infatti, di un indagine sul dato materico; ma esso non è inteso
come referente logico-estetizzante di una dimensione astrattamente
intellettuale e di una proiezione eidetica del fare, ma si istituisce
come proprio analitico di una oggettività pregnante ed invadente, quella
più significativamente ingombrante e preoccupante del rifiuto, di ciò
che, insomma, la società contemporanea rigetta da sé,spesso, senza
averne addirittura esaurito fino in fondo l’utilizzo funzionale.
Da qui parte Giovanni Cuofano e nelle
sue sculture, come nella sua pittura, eleva il rifiuto a spessore
materico, a costituente primario dell’ordito espressivo,per farne non
certamente la metafora di un mondo, ma l’espressione tangibile dei
contenuti alienanti di una civiltà che si vergogna – o che sembra farlo
– di ciò che riduce nel contesto invadente del suo surplus di consumo.
L’informale non poteva essere, quindi,che il logico alveo stilistico,
per Cuofano, quello entro il quale poter esprimere con pienezza il dato
del suo prodotto creativo; e le colorazioni stesse abbrunate e annerite
delle sue opere contengono il massimo della pregnanza significativa che
la negazione della luce può ingenerare nell’oggetto che ha smesso per
sempre d’essere seducente e splendente per ridursi a mero ammasso
d’incongrua definizione funzionale.
L’arte restituisce non solo per
dignità alla materia, ma mostra che il processo evolutivo non s’arresta
laddove l’esigenza di conferire l’oggetto a rifiuto attesta la resa
incondizionata del mondo economico di fronte all’evenienza dei tempi.
L’arte, con l’opera di Cuofano,
mostra di sapere e di potere andare di là,oltre gli stessi confini di un
riciclo opportunistico dell’oggetto, cui il rifiuto è chiamato per
suggerne l’estrema stilla di fonte energetica o d’ulteriore fonte di
approvvigionamento di materia prima. L’estetica non riscopre in opere
come quelle di Cuofano la mitica del bello, ma crea il passo decisivo
per l’appropriazione o, se meglio può dirsi, della ri-appropriazione
significativa del nucleo centrale della sua datità pre-baumgarteniana
che le appartiene. Questo, tutto ciò, a nostro avviso, è una conquista".
Rosario Pinto
Tratto dalla presentazione della
personale
“La materia in divenire”,
Napoli, Museo Minimo 13 aprile - 8 maggio 2010. |