Pensiero Meridiano

 

Crociere, la rivoluzione di Napoli

Stazione Marittima in concessione a Carnival, Msc e Royal Caribbean

di Giorgio Carozzi

L'impossibile diventa realtà. Il 13 dicembre il porto di Napoli sancisce e celebra un'alleanza tra colossi armatoriali destinata, per valenza politica e sostanza commerciale, a entrare a far parte della storia dello shipping. L'Autorità Portuale guidata dal presidente Francesco Nerli e dal segretario generale Pietro Capogreco consegna nelle mani di Costa Crociere, Royal Caribbean e Msc di Gianluigi Aponte le chiavi della Stazione Marittima. Le tre compagnie leader del mercato delle vacanze sul mare gestiranno in proprio il terminal passeggeri partenopeo, grazie ad una concessione della durata di trent'anni.

Una svolta, che segue di pochi mesi l'analogo tentativo lanciato a Civitavecchia dall'Authority di Gianni Moscherini. La nuova società chiamata a governare la Stazione Marittima si chiama “Terminal Napoli spa”. L'assetto azionario coinvolge i big mondiali delle crociere. Sette i partner: la statunitense Royal Caribbean (secondo gruppo mondiate). Costa crociere di Genova (controllata da Carnival, leader assoluto nel pianeta). Marinvest, Terminal Trade, Msc Crociere, Intership e Authority di Napoli. Le quote societarie sono state così suddivise: l'Autorità Portuale entra con il 5%, Royal Caribbean con il 20%, Costa Crociere con il 20%, Marinvest (gruppo Aponte) con il 20%, Terminal Trade (gruppo Salvatore Lauro) con il 20%, Msc Crociere (Aponte) con il 5% e Intership con il 10%.

Quest'ultima società dovrà approntare una nave che, navigando a approdando nei Paesi del Mediterraneo, promuoverà la vendita dei prodotti commerciali del CIS di Nola.

«La firma sui documenti e gli atti di concessione trentennale - spiega il presidente Francesco Nerli al Secolo XIX – è solo il primo passo verso la riqualificazione e la riorganizzazione del terminal crocieristico di Napoli. Il nostro obiettivo è trasformare entro un paio d'anni la Stazione Marittima in un moderno terminal, aperto anche alla città, con shopping center, ristoranti, aree per convegni e per eventi».

Napoli lancia dunque la sua sfida alla leadership di Civitavecchia e Venezia. Con ottime possibilità di scalzare i porti concorrenti dalla vetta alla fine della passata stagione. Già oggi, del resto, i risultati del terminal partenopeo sono decisamente confortanti. Il porto di Napoli è passato dai 405.639 crocieristi del 2000 ai 761.000 di fine 2004, con un balzo dell'80%.

Sembrava impossibile conciliare le esigenze, i business, le strategie contrapposte e i mercati dei padroni delle crociere mediterranee. Nerlì e Capogreco, timonieri delle banchine sotto il Vesuvio, ci sono riusciti e ora sanno con assoluta certezza che la crescita della Stazione Marittima è destinata solo a proseguire. Se privati di quel calibro investono e si alleano, non è certo per rimetterci e perdere colpi.

Genova, come spesso accade, assiste imperterrita a questa ennesima rivoluzione del mercato crocieristico. Eppure, lo stesso presidente dell'Authority Novi ne è ben consapevole e convinto, la ricetta di Napoli (e di Civitavecchia) potrebbe essere ricalcata e riproposta anche sulle banchine della Lanterna. Non tanto e non solo per riagganciare Costa ma soprattutto per rilanciare l'intero business. L'ipotesi è percorribile sia per Palazzo San Giorgio, sia per le multinazionali del mare. E allora perché Genova frena?

Il problema è che i tempi non sembrano ancora maturi. Se l'Autorità Portuale è decisa ad affidare la gestione del terminal crocieristico a Costa, Aponte & C, Stazioni Marittime spa (che di quella fetta di porto è titolare in quanto concessionaria) rema ancora in direzione esattamente opposta. Oggi, a detta dei grandi operatori delle crociere, la Stazione Marittima di Genova è un terminal dedicato prevalentemente al traffico dei traghetti. E' possibile e in che tempi invertire questa rotta?


da il Secolo XIX, dicembre 2004

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