Per altri sentieri
Per altri sentieri
torneremo alla piana
celeste di ulivi.
Saremo
dove si leva
l'infanzia dei profumi;
dove l' acqua
non si fa nera
ma vacilla di luna;
dove i passi
avranno memorie di solchi
e le dita di melograni;
dove ti piace dormire
e ti piace amare.
Sono questi gli orti,
i confini per ricordarci.
(da
Via degli Ulivi e altre poesie a cura di Antonio
Iacopetta)
E la fragranza
E la fragranza
raccolta nei capelli
alla corsa dei pini;
e lo stagno paziente
al gioco dei tuoi sassi;
e le altre cose
scomparse:
anche la primavera
stanca di rose
si è spenta.
Non torneremo
su questo altipiano beato
quando s'inaugura
la fiera delle stelle.
L' alba si leva
in frusciar di colombe:
e tu sei partita.
Che pena ascoltare
il fischio del trenino
alla pianura.
(da
Via degli Ulivi e altre poesie a cura di Antonio
Iacopetta)
Pure i cieli azzurri
Pure i cieli azzurri
tramontano,
e dentro il mio cuore,
se ritorno ai sentieri
dove più non sei.
Fummo insieme
fra i ciliegi
e le tortore di aprile
a guardare le onde
dei colli lontani
ove dolce finiva
la patria del sole.
Tu volevi una casa,
bambini e fiori:
ed anche i fiori
morirono, lenti nel sogno.
Il mondo
è in quella terra
di silenzi addolorati,
ed io vivo
col sale del tuo pianto.
(da
Via degli Ulivi e altre poesie a cura di Antonio
Iacopetta)
Lisetta
Lisetta
è caduta nel fiume.
In punta di piedi
stendeva le manine
verso una lucciola
vagante più in là.
Una bimbetta come tante
che aveva dipinta negli occhi
la voglia del paese dei balocchi.
Rompeva
le statue di gesso,
scordava il pianoforte
nei salotti.
Non dava pace
alle chiocciole dell'orto
e tornava dal nonno
perché le rifacesse
il fumo del trenino con la pipa.
Qualche vecchio santone del cielo
con lei
smetterà di pregare.
(da
Via degli Ulivi e altre poesie a cura di Antonio
Iacopetta)
Avanzi di ossa
Avanzi di ossa
corrose dal sale
di altri paralleli
stanotte
il mare risciacqua
sulla battima illune.
Lievita intorno
un sonno di annegati
e il vento
come un dio ferito
ai neri faraglioni
si rifugia.
Si perdono qui le mie notti.
E se a volte
quest'acqua mi chiama
non ho che remi d'ossa per andare.
(da
Via degli Ulivi e altre poesie a cura di Antonio
Iacopetta)
Rosa
Un gallo
ha cantato
e Rosa
col bambino
che dorme
nella cesta,
già aspetta sul ponte
per andare
a raccogliere olive.
Anche Rosa
è stata ragazza
da farsi guardare,
la voleva il barbiere
che suonava la chitarra
sotto casa,
ma il padrone un giorno
se la portò dietro una siepe.
Ora Rosa
si aggiusta lo scialle
e pensa
che anche questa
è una vita,
allevarsi un bambino
e star zitte.
(da
La rosa nel bicchiere e altre poesie, Ed. Qualecultura –
1994)
Calabria infame
Un giorno
anche tu lascerai
queste case,
dirai addio,
Calabria infame.
Solo
ma leale
servizievole,
ti cercherai
un'amicizia,
vorrai sentirti
un po' civile,
uguale a ogni altro uomo;
ma quante volte
sentirai risuonarti
bassitalia,
quante volte
vorrai tu restare solo
e ripeterti
meglio la vita
ad allevare porci.
(da
La rosa nel bicchiere e altre poesie, Ed. Qualecultura –
1994)
Alla Parrocchia
Morto
di paralisi
sul petto
d'una serva
ha lasciato
le vigne
alla parrocchia.
(da
La rosa nel bicchiere e altre poesie, Ed. Qualecultura –
1994)
Scalpita la mula
Dorme il gallo
e continua la luna
oltre i canneti.
Una lanterna
già nel vicolo è accesa
scalpita la mula:
è l'alba calabrese
che ruba al contadino
anche il sonno.
(da
La rosa nel bicchiere e altre poesie, Ed. Qualecultura –
1994)
Ce n'è di paesani
Ce n'è
di reste d'agli
nelle case,
di cartucciere
e di madonne appese.
Ce n'è di donne
scalze senza pane
a raccogliere frasche
a vendemmiare.
Ce n'è di gente
che zappa e non parla
perché pensa
a un'annata migliore.
Qui tutto
è come prima,
tranne i morti.
Ce n'è
di caporioni
sotto il sole,
di fichidindia
e pistole lucenti,
ce n'è di ulivi
bruciati nella notte
fucilate
a finestre e balconi.
Cantano
tutti i galli
aurore e carabinieri.
Soltanto i morti
non hanno pensieri.
Ce n'è
di lupi
e padroni
in collina,
ce n'è
di commissioni,
progetti di strade,
e piove,
passano inverni
e parole.
Qui tutto
è come prima,
come prima dell'acqua
e delle capre.
Ce n'è
di lettere di parroci
per Roma,
di passaporti
sogni americani.
Ce n'è
di paesani
per il mondo,
tutti padri e fratelli
alla ventura,
così la bocca
non puzza di cipolla.
Qui tutto
è come prima,
tranne voi,
onorevoli,
governatori,
voi, amici,
Leonardi da Vinci
della Cassa del Mezzogiorno.
(da
La rosa nel bicchiere e altre poesie, Ed. Qualecultura –
1994)
Biografia
Il
poeta nasce a Sambiase (ora Lamezia Terme), il 27 agosto 1924 da
Michelangelo Francesco Pietro e da Concetta Immacolata
Gambardella, una brava casalinga appartenente ad una facoltosa
famiglia di commercianti amalfitani. Il padre, dopo il
matrimonio, abbandona la moglie ed il figlio che doveva nascere
e si reca in Tunisia. A questa sua esperienza, il poeta fa
riferimento nel componimento giovanile, “Vana attesa“,
stampato in Nicastro dall'Editrice Nucci nel 1939.
Nel
1950 pubblica a proprie spese il suo primo libro di poesie,
Via degli ulivi, nei Quaderni di Ausonia, Siena, recensita
favorevolmente da Giorgio Petrocchi nella rivista romana, “La
Via”.
Nel
1953 sposa Mariuccia Ormau, sua ex allieva; testimone di nozze è
l'amico Mimmo Purificato. Da questo matrimonio nascono le
figlie, Olivia (1955) e Giordana (1957). Sono anni duri per il
poeta, che ancora nel 1961 lavora come insegnante precario nella
scuola. In questo stesso anno pubblica La Rosa nel bicchiere,
raccolta di poesie, che il poeta aveva pubblicato nel corso
degli anni Ciquanta su riviste; l'opera viene segnalata per il
Premio Viareggio, ma non giunge in finale. Intanto alla RAI, a
cura di Libero de Libero, viene fatta una lettura dei suoi versi
da Valeria Moriconi.
Dopo
una lunga e dolorosa malattia, muore nel 1964 la madre, e nello
stesso anno sono pubblicate in un volume collettaneo, Sette
piaghe d'Italia, tre sue liriche, tra cui Il canto dei
nuovi emigranti, poesia per la quale riceverà il Premio
Letterario Frascati.
Il 14
aprile del 1965, si toglie la vita e Ungaretti, al quale il
Costabile si sentiva particolarmente legato, scrive alcuni
risentiti versi, pubblicati originariamente in un "ricordino"
stampato a cura degli amici e successivamente riportati nel n°35
di "L'Europa Letteraria"; i versi ungarettiani sono stati ora
trascritti anche sulla tomba del poeta nella cappella di
famiglia in Sambiase e sulla facciata della sua casa natale:
"Con
questo cuore troppo cantastorie"
dicevi ponendo una rosa nel bicchiere
e la
rosa s'è spenta a poco a poco
come
il tuo cuore, si è spenta per cantare
una
storia tragica per sempre
Opere
Per
le opere di Costabile si veda l’edizione critica di tutti gli
scritti Franco Costabile -Calabritudine e Poesia di
Antonio Iacopetta edita dall’Associazione Franco Costabile -
Lamezia Terme 2006.
Brevi giudizi critici
La via degli ulivi
(Maia, Siena 1950) è un testo di cinquanta pagine, suddiviso in
quattro sezioni, di cui la prima dà il titolo all’intero volume.
Considerata dai critici un canzoniere amoroso, viene oggi
apprezzata ancor più delle successive raccolte che ebbero già al
loro apparire maggiore fortuna e risonanza critica.
“Io
penso che la voce poeticamente più pura di Costabile sia
godibile nella prima raccolta dei suoi versi, Via degli ulivi,
scritti quando Costabile era più che mai nell’ambito spirituale
di Ungaretti, del primo Ungaretti…” Così scrisse Umberto Bosco
in "Omaggio a Franco Costabile, vent' anni dopo la morte"
(Rivista dell’Amministrazione di Catanzaro 1985. "La
Provincia di Catanzaro", n.5-6, con interventi, oltre a
Bosco, di Iacopetta, Lombardi Satriani, Frattini, Strati,
Paladino, Accrocca, Piromalli, Nisticò, Caproni, Enotrio).
La
rosa nel bicchiere
(Canesi,
Roma 1961) venne subito catalogata come opera di un tardo
neorealismo. Tale interpretazione nel Convegno di Tropea del
1987 (La Provincia di Catanzaro, a.VII, n.1-2) viene
messa in crisi da un giovane studioso, Alberto Granese, che si
sofferma sull'atipico realismo di Costabile, partendo da quello
che, secondo lui, è un dato di fatto nella poetica realista di
Costabile, la mancanza cioè di un elemento inamovibile in una
visione rigorosamente realista del mondo, il principio di
causalità; mancanza che determina una concezione per assurdo del
mondo e che, tra l'altro, ha coerenti conseguenze stilistiche
tali che Granese parla dello stile di Costabile come se fosse
stato sottoposto ad una dirompente carica esplosiva; si
spiegherebbe così l’ossificazione, la pietrificazione, la
rastremazione, quell'aria pulviscolare che seguono dopo
un'esplosione imponente.
Sostiene infatti Granese che: "…Per Costabile la realtà non è
legata da un rapporto causale, cioè di causa ed effetto, e non è
legata da un rapporto di causa ed effetto per-ché per Costabile
la realtà è dominata dalla legge dell'assurdo: la legge
dell'assurdo, la legge dell'ingiustizia, che domina le cose del
mondo e, quindi, che rende assurdo questo mondo. Per cui tra le
cose del mondo non c'è un collegamento di causalità, ma c'è
appunto questa giustapposizione di frammenti slegati, che danno
questo ritmo fran-to e sincopato alla sua poesia.”
Nello
stesso convegno di Tropea, Walter Mauro parla di un realismo
speciale del poeta, partito da una formazione ungarettiana, tesa
all' estrema scarnificazione verbale e ritmica, per giungere ad
una visione realistica del mondo e della poesia, che non tiene
per nulla conto della tradizionale visione realistica di stampo
naturalista, che pure è continuata ad essere dominante in altri
autori, di Costabile conterranei. Per Mauro il realismo di
Costabile non ha nulla di naturalistico ed affonderebbe le sue
radici contemporaneamente nel terreno del risentimento sociale e
storico per la Calabria offesa e nello stile rastremato e
pietrificato dell'Ungaretti de Il porto sepolto.
Antonio Iacopetta (in Via degli Ulivi e altre poesie -
Lamezia Terme 2004), che a Costabile ha dedicato molta della sua
attività di critico: “…Era ora dunque che si sfaldasse il mito
negativo di un Costabile, tardo e stanco epigono del
neorealismo, soprattutto per quanto attiene alla sua penultima
opera pubblicata, La rosa nel nicchiere, poiché invece
Il canto dei nuovi emigranti evidenzia una violenza e
una deforma zione tali che, se proprio si vuole parlare di una
appartenenza di Costabile ad una qualche scuola o movimento,
allora si deve parlare di espressionismo o di realismo
visionario…”.
Bibliografia della critica
Si
veda a cura di Antonio Iacopetta Via degli Ulivi e altre poesie,
Lamezia Terme 2004.
pagina realizzata con il contributo di Aristide
Caruso,
http://www.aristidecaruso.it |