Formia: Resta senza dubbio una delle raccolte poetiche più
interessanti della ricca produzione di Massimiliano Condreas,
giovane autore di Formia.
Parliamo di "Tagli" che contiene 36 liriche scritte nell'arco di
tempo che va da febbraio ad agosto 2005. Poesie spesso tristi ma
intrise di quel coraggio di rivelarsi che solo un vero poeta
possiede. Coraggio di raccontarsi, di mettere a nudo le proprie,
innumerevoli, ferite: quelle provocate dal dolore del vivere,
dall'accettazione quotidiana del proprio essere, del proprio
sentire, della "carne e del sangue" incisi a più e più riprese
dalla difficoltà della realtà circostante. Difficoltà di capire,
di integrarsi, di lottare, di emergere, di stare a galla.
Difficoltà nei rapporti personali e sociali, nell'amore e
nell'amicizia spesso "sporcati" dalla mentalità impropria del
possesso e della prevaricazione. L'autore sa riconoscere i
propri limiti, il proprio egoismo, sa finanche sbattere il muso
contro i muri dell'indifferenza e del rifiuto. Sa soffrire, in
sostanza, rintanarsi nelle pieghe del proprio "io" ferito,
"tagliato", dove trovare forza per riconoscere gli errori, gli
orrori, le cicatrici indelebili. E sa "sbattere con forza" le
sue "ali" per evitare la disperazione, pur restando a fior
d'acqua per non dimenticare, mai, origini e passato.
"Rincorro
strascichi
di me
nella
sera
che
delimita
il
silenzio.
Ancora
mi
parlano
le ombre,
ma non so
più
dar loro
ascolto.
Lascio al
nero
dipingere
i
contorni
del mio
sguardo
per
donarli
solo a
lei.
La
notte".
La prima poesia è già un proclama. La sera, da sempre complice
dei poeti, cornice ideale per i deliri in versi, diventa
trampolino di lancio per la notte che porterà la pace. La pace
di foscoliana memoria, quella che azzittisce "lo spirto guerrier"
che "rugge" dentro, ma anche la sera pascoliana
dell'accettazione consapevole, del ricordare attento, del
perdonarsi eventuali intemperanze. E' la notte, del resto, la
vera regina. La notte/morte che annienta il dolore. Non una resa
incondizionata, non un dietro-front rispetto alle
responsabilità, non una decadenza senza ripresa: ma una presa di
coscienza, un volo d'aquila, un amen laico, una vittoria.
"Lungo i
vicoli
calpesto
urla
ormai
dimenticate.
E
nascoste
dalla
notte
ciglia
insanguinate
cercano
disperatamente
di volare
via
abbandonando
sguardi
cadaverici.
Col
silenzio
che m'ha
stuprato
l'anima
mi siedo
a
riposare
sulle
rive
del
mattino".
Non è da tutti saper raccontare il dolore. Dipingerne i contorni
con la precisione di un bravo fotografo. Il nostro poeta lo può,
lo vuole e lo sa fare perchè non ha mediazioni di sorta per
ammantare o velare o arrivare a compromessi con la realtà. La
sua forza è la "libertà": di pensiero, di espressione, di
utilizzo delle parole prese a prestito dal linguaggio crudo del
viver quotidiano. I "Tagli" si moltiplicano ad ogni sospiro, ad
ogni respiro, ad ogni staffilata che la vita infligge. Vita
reale o vita congelata nei ricordi. Vita-auspicio o
vita-riepilogo.
"La notte
è così dolce,
a volte.
Quasi una
lama
che entra
nelle carni.
Ti dona
l'estasi e l'oblio.
Appena
l'una.
L'ora in
cui i fantasmi
sorridono
beffardi.
L'ora in
cui i pensieri
si
tramutano in ortiche.
L'ora in
cui il silenzio
annega il
tuo respiro.
E in
bilico
su
macerie di nulla
il canto
si prende i miei occhi
chiudendo
alle lacrime la porta".
Non serve più neppure piangere: il dolore è una condizione,
ormai, e le "urla insanguinate" dei silenzi s'odono perfino
dalle "finestre chiuse, dalle stanze senza occhi". Sono "fruscii
e tonfi sordi", "sogni brutti", "cornici di gesso di anni
frantumati".
Il
paesaggio della paura
tramuta
la carne in pietra,
e resta
da capire, dell'amore,
se sia
dimora splendida o tugurio".
L'amore! Anche l'amore è sinonimo di dolore. Anche i suoi mille
occhi si specchiano incessantemente in quelli perduti
dell'amata!
"Tra
brandelli di furore
e lembi
insanguinati di silenzio,
dipingo
la sera nei miei occhi
sognando
l'ebano dei tuoi.
E della
notte resta
lo
scorcio del paesaggio,
fatto a
pezzi
dalla
lama della luna".
Ma ci sarà una via d'uscita? Potrà la Poesia liberare il suo
Poeta da queste tragiche catene?
"Dagli
squarci nella carne
il dolore
mette in mostra
tutta la
sua bellezza sconcertante,
tutto il
disgusto di cui è capace.
Dalla
ramificazione aliena dei pensieri
la
tristezza sfoggia l'oro falso
dei suoi
labirinti senza fine,
delle
deformità silenti degli specchi".
Si, è proprio l'Arte la salvezza! L'arte che urla oltre ogni
limite concesso, l'arte del curare le ferite aperte con l'alcool
e con l'amore, con la fermezza e la dolcezza del guaritore che
sa di dover provocare dolori lancinanti per il bene di chi dovrà
comunque vivere. A mente sveglia e cuore aperto, il bisturi
della Poesia va ad incidere la carne viva per liberarla dalla
cancrena.
"Gli
spilli nella carne
come
chiodi alle pareti
senza più
il peso dei quadri
dai
paesaggi scintillanti.
Restano i
buchi vuoti
in grado
di mostrare
lo
scempio della vita,
il nulla
dell'esistere".
"Scivolerò dall'ombra sul tuo collo
e
affonderò questo veleno,
di giorni
lamentosi e oscuri,
nel finto
bianco dell'anima tua.
Sarò così
in grado,
come il
gabbiano fa da sempre,
di
rialzarmi maestoso in volo
dopo aver
fatto visita all'abisso".
"Tra le
schegge infuocate
dei ferri
recisi senz'alcuna pietà,
si
disegna il profilo sinuoso
d'un'amore riarso e lontano.
E
v'affondo lo sguardo e mi brucio,
mentre
nutro di ruggine il cuore,
mentre
spargo di polvere il pianto,
mentre
tergo il pensiero di te".
"Lacero
lo sguardo e lise anche le mani
indugio
senza pudore alcuno
sulla
giovane carne da squarciare".
Ancora una volta l'operazione è stata benefica oltre che
necessaria. La Poesia ha "operato" quei giusti "Tagli"
riportando linfa rossa al sangue pesto del doloroso trauma.
Faranno sempre male, le ferite, ma saranno simbolo di vita
ritrovata. Di capacità di condivisione con quanti, affratellati
dallo stesso soffrire e dallo stesso insaziabile amore per
l'Arte, potranno abbeverarsi alla fonte purissima della Parola
donata.
È proprio questa capacità di "fotografare" la notte in tutte le
sue sfumature che rende interessante l'opera di Massimiliano
Condreas al quale auguriamo di trovare presto un editore
coraggioso che contribuisca alla diffusione di queste ed altre
poesie, nonchè dei racconti del nostro meritevole autore. |