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Pasquale Cominale
Fuochi di
Marzo
1.
Ed anche questa sera
vai via.
Tra noi un silenzio
appena rotto dalle mie
sillabe,
fiamme che si frangono
in mille faville.
Ti allontani
ed il fuoco si spegne.
Ti prego,
resta ancora un poco:
vuota è la notte
senza le tue mani.
2.
Fai oro la terra.
Una sorgente
là dove
sfiori una lacrima.
La mia anima
chiama le tue labbra.
Il tuo sorriso
è una luna piena.
3.
Ti accarezzo.
Sono la notte
ed in segreto
mi colmi
di radici e petali.
Le mie dita,
fattesi polline,
profumo e brezza
portano al tuo seno.
4.
Amore,
i fuochi di marzo
aromi di vino, cuori di pane
portano alla mia gente.
Affiora dalle faville
l’annuncio della primavera
che torna.
Resta. Non fuggire.
Sei quel passero
nell’aria fumosa,
il bagliore,
il brivido dei rami
e delle radiche.
Sei la nostalgia,
il dolore della terra
che insegue il mare
da creta a creta,
da olivo a olivo.
5.
Domani
vagherò per vicoli e strade
cercando uno specchio,
un fuoco mai spento:
in essi
il turbine, l’incanto
dei tuoi occhi.
6.
La tua saliva
apriva uno spiraglio,
una cantilena di radici.
Chi sa dove, ora,
fai ardere la tua primavera.
(da Fuochi di Marzo, ed.
Russo, Caserta 1990) |
Preghiera
Una pietra,
un panno,
Madre,
nascondono le mani
disfatte, i sogni
piantati nell’anima.
Dimenticata in un bozzolo,
sei, ora,
attesa infinita,
lo spiraglio che confonde
le vele, gli alberi fioriti,
la nuvola ferma
nel cielo ferito...
Il giorno,
Madre,
diventa il vetro,
la tenda ricamata,
un mobile, un vestito;
diventa l’azzurro
ed il sorriso della terra.
La notte,
sulle tegole stupite
o alla finestra aperta,
porta aromi e faville;
portami, ti prego,
una radice,
il respiro
che sale a cercarmi.
Portami
le tue dita.
Appena la luce
è fioca,
un filo di parole,
una zattera di ricordi
posami sugli occhi.
A una ventura di arsure,
ad un approdo di fango
dona uno stupore di ali,
l’incanto che lievita
il pane, che tramuta in
presagio
l’assenza…
Oh, Madre,
Madre,
Madre,
che sei chissà dove…
Se ti chiamo,
se ti inseguo
tra le ombre desolate
o tra le crepe del silenzio,
chinati sul mio cuore.
Non abbandonarmi:
se una piaga
porto tra le nuvole
come la colomba colpita;
se, nel sole,
sei il battito
mutato in corolla,
il grembo
dove giungo, sognando…
E perdonami,
Madre!
Perdona la mia vita:
se, per te,
nel delirio del canto,
non ho trovato
una parola immortale;
se, innamorato d’infinito,
ti ho donato
evanescenze,
affanni
e rifugi senza sponde.
(Poesia vincitrice del Premio
nazionale di poesia “Fulvio Nuvolone 2007”) |
Nota
bio-bibliografica
Pasquale Cominale è nato nel
1954 a Cascano di Sessa Aurunca (CE), ove abita in via Nazionale
- P.co Mediterraneo, snc 81030. E-mail:
pas@pasqualecominale.it
Ha pubblicato:
- Cristalli, Napoli
1973;
- Il Ritorno, Caserta
1977;
- Fuochi di Marzo,
Caserta 1990.
Ha vinto i premi nazionali di
poesia Casa Hirta 1977, La Fonte 1991 e Fulvio Nuvolone 2007.
Finalista e segnalato in altri importanti premi (CE.SI.,
Nuovo Friuli, Reggiolo, Goldoni, Primavera Strianese, Leopardi,
Trofeo Calabria, San Valentino, Minturnae, Trofeo Solidarietà,
Città di Caiazzo, 8 Marzo 2004 – Comune di Assago, Ad Flexum...).
Ha curato: la raccolta
postuma di poesie di Fulvio Nuvolone (Carte Segrete,
Caserta 1984), una raccolta di poesie di Elio Filippo Accrocca (Nella
zona inquieta, Caserta 1994); il volume Innamerica –
Le lettere degli emigrati di Sessa Aurunca ai loro familiari
(1917-1941), Napoli 2009. Alcuni suoi versi sono riportati sul
Monumento ai Caduti in Guerra eretto in Borgarello (PV).
Della sua poesia si sono
interessati e/o hanno scritto: Giorgio Agnisola, Carmine
Brasile, Gesualdo Bufalino, Giuseppe Centore, Carmine Di Biase,
Maria Teresa Cristofano, Renato Filippelli, Luigi Fusco, Gianna
Lener, Mario Luzi, Eugenio Montale, Giacomo Migliore, Catherine
O’brien, Lanfranco Orsini, Giancarlo Pandini, Giuseppe Perillo,
Tommaso Pisanti, Daniela Raimondi, Lorenzo Sbragi, Raffaele
Sirri, Walter Tommasino, Aldo Vallone, Aldo Zagni, Gerardo
Zampella ed altri.
Ha collaborato e collabora a
periodici e riviste letterarie. Suoi scritti figurano in molte
antologie. |
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