Il rapporto
cinema e letteratura all’interno delle aule scolastiche, di ogni
ordine e grado, può costituire una chiave di lettura fondamentale
per penetrare i valori di un interscambio tra cultura, apprendimento
e formazione. Mi pare necessario riconsiderare un rapporto tra
cinema e letteratura nella storia della cultura italiana e
soprattutto nel dialogo formativo tra scuola e forme di
apprendimento rivolte alla letteratura, alla storia, alla società.
La scuola come porto certamente della formazione e
dell’apprendimento ma anche dello stimolo verso una diversificazione
dei modelli culturali stessi. Un “affaccio” che riguarda anche la
nuova riforma e una dialettica che la riforma pone all’interno della
società stessa attraverso gli strumenti della conoscenza e della
socializzazione ai nuovi saperi e ai nuovi linguaggi dell’incontro
con le culture altre.
Il cinema
come patrimonio culturale. Il linguaggio cinematografico si serve,
tra l’altro, di due aspetti che sono letterari e geografici. Ovvero
del personaggio e del paesaggio. Due modelli che nascono proprio
dall’estetica dei linguaggi e della comunicazione. Soprattutto in un
momento di nuovi approcci verso linguaggi sommersi riflettere su
tali questioni diventa sempre più importante sia dal punto di vista
culturale che istituzionale. Cinema e letteratura un dialogo per una
scuola dell’apprendimento articolato. Un binomio che ha attraversato
il Novecento. Ha caratterizzato la ricerca di molti registi e si è
posto come elemento di dibattito nel corso delle diverse stagioni
storiche - letterarie. Ma cerchiamo di proiettarci in un tracciato.
Una faccenda
antica. Pirandello del "Si gira" o D'Annunzio che campeggiava nelle
patrie lettere del cinema sono una testimonianza vivificante. Il
cinema è fondamentale nella letteratura e nella storia e la
letteratura a sua volta diventa sostanzialmente un elemento
significativo anche in una interpretazione diversificata. Fermandoci
al solo campo letterario una considerazione va fatta. Molti romanzi,
anche recenti, hanno già dentro la loro struttura una dimensione
cinematografica e non perché vengono costruiti a priori
cinematograficamente ma perché lo scrittore riesce a vivere gli
scenari e a strutturare i personaggi grazie a respiri lunghi o corti
ma sulla base di una proprio di una scenografia.
In altri
termini molti scrittori quando scrivono non fanno altro che
costruire immagini. Le immagini sono quelle categorie che permettono
al soggetto di essere trasformato. Viceversa, avviene anche che
molti film hanno dentro la loro "partitura" scenica e linguistica un
iter romanzesco. Ovvero una visione romanzata della storia che vi si
racconta. In fondo la letteratura stessa è una letteratura, e mi
riferisco al romanzo in particolare, che crea scenari sui paesaggi
immaginari e sostiene l'avventura che intraprendono i personaggi.
Già di per sé il romanzo si porta dentro la fisionomia di un
raccontare per meditazioni, dialoghi e immagini. Appunto per questo
si potrebbe anche dire che un romanzo è un soggetto che prosegue per
impianti scenografici. Mentre un film, che si rispetti chiaramente,
è sempre un raccordare la parola dei personaggi con le immagini che
si vedono.
Nel romanzo
le immagini si ascoltano, si sentono, si avvertono. Nel film si
vedono e prendono corpo grazie all'immagine. Nel romanzo prendono
corpo attraverso la fantasia. Quindi il gioco fondamentale è tra la
fantasia che proietta sensazioni che si trasformano in immagini e le
immagini che producono, a loro volta, sensazioni. Un interscambio
utile e necessario in termini letterati e cinematografici.
Cosa succede
in realtà quando si porta un romanzo sullo schermo? Il romanzo resta
un romanzo con una sua struttura non solo da valutarsi sul piano
linguistico ma soprattutto sul piano della collocazione e del
vissuto dei personaggi. Le immagini che nel romanzo ci sono vengono
catturate dal lettore. Non vengono offerte come immagini tout court.
Mentre nella trasposizione cinematografica il gioco è tutto un
attraversamento di immagini e di scenari al di là dei dialoghi. Ma
un film è sempre un ulteriore romanzo. Questo è un aspetto.
L'altro è
quello già posto, non molto tempo fa, da Alberto Bevilacqua che con
intelligenza e professionalità ha sollevato una riflessione seria e
attenta. Cosa avviene se il regista e lo scrittore sono la stessa
persona? Qui allora sta allo scrittore cercare di accordarsi con il
regista e viceversa. Ma cosa ne potrebbe venir fuori? Prima di tutto
la consapevolezza del regista. Secondo l'interazione completa tra la
parola e l'immagine giocata da uno stesso sentire esistenziale.
Terzo, la completezza dell'avventura narrativa. Quarto, il recupero
di una tensione che si sposta dal testo allo schermo e la storia
prende corpo perché si definisce in movimento.
Il cinema è
movimento reale. Nel romanzo è l’immaginazione che prende il
sopravvento attraverso le metafore. Ma il personaggio resta un
disegno fondamentale. Già Giacomo Debenedetti, in alcuni suoi studi,
aveva posto tale riflessione. Il personaggio compie un'avventura. La
compie sia nel romanzo che nel film. Il discorso consiste nel come
questa avventura si compie.
Da qui
bisognerebbe partire per non dimenticare lo spirito che a un tale
rapporto Pirandello e D'Annunzio avevano dato. Perché nonostante
tutto, nonostante la trasformazione della "macchina" da presa,
nonostante gli strumenti applicati nel cinema, il problema che si
pone ancora oggi è sempre lo stesso. Un dialogo che è fatto di
linguaggi che si esprimono attraverso una griglia di simboli. Un
rapporto che non ha mai smesso di creare istanze estetiche. Occorre
recuperare queste istanze attraverso un percorso metodologico grazie
ad una visione estetico - pedagogica che abbia una valenza
conoscitiva, formativa e valorizzante.
Anche la
scuola, in un tale contesto, non solo quella dell’istruzione
superiore, potrebbe diventare un riferimento in grado di offrire un
modello di progettualità rivolto alle nuove generazioni e ad una
educazione che intrecci l’estetica dell’immagine con quella della
parola. La scuola come modello formativo e integrativo (e
interattivo) tra i vari saperi. La scuola sempre come agenzia
educativa e, quindi, come tale va ricontestualizzato il modello di
approccio nei confronti sia letterari che storici in una società,
come sostiene Mac Luhan, della comunicazione totale.
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