Note sull'artista
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Alfredo Celli
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Alfredo Celli, architetto, nasce a
Tortoreto (TE) nel 1958. Frequenta l'Istituto Statale d'Arte di Castelli
diplomandosi nel 1976, ed è in quegli anni che inizia a dipingere. Dipinge
avviandosi ai colori ad olio su tela, ma trova volontà e spazio anche per
eseguire dei lavori in argilla: bassorilievi, sculture e oggetti dai
molteplici aspetti. In questi primi lavori ad olio è orientato verso un
figurativo molto essenziale ed indicativo, per passare, dopo alcuni anni,
verso schemi geometrico-astratti, che, col tempo, sono orientati a recepire
una maggiore corposità, anche attraverso il colore, per arrivare ad un
approccio “materico informale”. Il supporto tradizionale, oggi, gli va
stretto. Infatti in questi ultimissimi lavori sembra che, per mezzo del
foglio di plastica e attraverso qualsiasi risorsa tecnica, voglia riscoprire
l'anima segreta delle cose e delle immagini e cercare di tracciare il
confine, se c’e confine, dell'incertezza. La velocità improvvisa del gesto,
i contrasti di luminosità, la combustione, lo portano verso una sensualità
introflessa. I nuovissimi esiti e le recentissime prove della pittura di
Alfredo Celli, che ci è stato segnalato dal maestro Umberto Esposti, nipote
di Lucio Fontana e bravissimo artista, si presenta nettamente stuzzicante,
per chi come noi frequenta, e non da poco, l'ambiente artistico italiano. Le
elaborazioni, di netta impronta informale, riescono a dominare la scena e a
determinare uno spesso senso dell'intimo che incontra e/o “contra” la
realtà, che, fondamentalmente, pilota, conduce, governa, regola e controlla
scenari, virtualmente possibili, più che ipotetici. Dal pennello, gravido di
materia ed umori, alla spatolata, tesa e netta, passa con disinvoltura
Alfredo Celli. Il suo “sentire la materia”, ormai rodato, vola alto e, senza
urti, plana su possibili confini di nuovi scenari e, così, l'artista guida
tutta la sua attuale pittura, che va verso gli infiniti spazi
dell'informale, per tessere e definire una “cifra artistica”, una sorta di
certezza del carattere e dello stile con cui distinguere le opere che in
quest'ultimo biennio ha redatto. L'artista riesce a dimensionare vastità ed
ambienti di vigorosa vivacità, capillari orizzonti di prospettive, elementi
scenici liberi da inquinamenti metropolitani. Inoltre, dirama striature
multicolori di quinte che premono sullo spazio vergineo di supporti lignei o
di plastiche applicate a faesite. Il tutto si svela e scivola in inquadrate
percezioni reali ed intendimenti pulsano nelle vene e nella testa di Celli e
scattano termini cromatici e tentativi di comparare quadri da cui
scaturiscono riscontri straordinari, e, soprattutto, rilanci impensati; poi,
il gioco di laceranti ustioni e di strofinati passaggi fa scattare spacchi
incontaminati di natura, ma anche segnature ed abbreviate campiture
astratte, imbevute di convenienti voluttà operative, nonché secchi
avvolgimenti, graziosi avviluppamenti ed affidabili arrotolamenti su
vortici, che aprono all'infinito. E da questo giro di trame e di orditi,
tessute da incastri, ove si stringono diverse reazioni cromatiche di estremi
apicali, emergono silhouettes, sospese tra visioni e suggestioni. [...]
Maurizio Vitiello
Tratto dalla Scheda della mostra a cura
di Maurizio Vitiello "Orizzonti plastici", Libreria “Evaluna”,
Piazza Vincenzo Bellini, 72 Napoli, 11-18 luglio 2008. |