Lettera da un leghista del Sud
di Giuseppe Campisi
Caro Ministro Maroni, sono un ragazzo di Palermo, una
piccola cittadina purtroppo piena di meridionali ed
extracomunitari.
Io volevo dirle che la stimo profondamente per le
innumerevoli battaglie di legalità che lei ha condotto
negli ultimi anni in Italia. Volevo soprattutto
riferirle che ho apprezzato molto la sua ultima idea di
verificare la conoscenza da parte degli immigrati del
testo costituzionale.
Sa (e mi scusi se abbasso il tono, ma non si sa mai),
qua si vedono cose strane in questi giorni. Sì, gira la
voce che si stia per organizzare una grande
manifestazione per il 1° marzo. Una manifestazione piena
di extracomunitari e tanta altra gente solidale con
loro. Dicono di essere un movimento nato dal basso,
dalla gente; dicono di non volere etichette, di essere
apartitici e stanchi di farsi sfruttare da tutte le
bandiere; dicono di essere un movimento eterogeneo,
interrazziale; dicono di voler rivendicare i diritti
degli stranieri in Italia, di voler sensibilizzare la
società civile sull’importanza, sia dal punto di vista
economico, che politico, che della crescita
interculturale (???), dell’immigrazione; dicono che
l’Italia è un paese razzista, e dicono che dire la
verità non è anti-italiano, ma anzi un atto di rispetto
nei confronti di tutti (e sottolineano questo tutti) gli
italiani.
Devo darle un’altra brutta notizia. In realtà ho sentito
dire che non si svolgerà solo qui, ma che si tratta di
un movimento molto più ampio, nato tramite internet (sa,
quel mare di informazioni libere contro cui più volte
lei si è eroicamente scagliato) e diffusosi in Italia,
Francia, Spagna, Grecia, e pure qua in Sicilia pensi!
Qua, però, mi pare un po’ diverso. Il movimento qui si
chiama “24 ore con noi, presenti e visibili”. L’idea
iniziale di “vediamo come fate senza di noi” si è
completamente trasformata in “ehi, guardate che ci
siamo, e non abbiamo paura di rivendicare i nostri
diritti”. Le mando questa mia proprio perché penso che
questi siano molto più pericolosi.
La verità, glielo dico con franchezza (e alzo un po’ il
tono, ma quando ci vuole ci vuole), è che a questi non
basta più di venire accolti “all’italiana” nella nostra
Guantanamo (come lei ha scherzosamente definito
Lampedusa), non basta più venire sfruttati per 12 ore al
giorno in condizioni disumane, non basta più venire
ricattati per un pezzo di pane, non basta più rischiare
di essere denunciati da chiunque sappia che esistono,
non basta più morire dissanguati per paura
dell’ospedale, non basta più, non basta più, non basta
più! La verità è che a questi non basta più essere
trattati di merda. Ministro, questi vogliono essere
deportati! Qui a Palermo questi tizi dello sciopero si
stanno infilando dovunque. Nella scuole signor Ministro,
fra i ragazzi, dalle materne alle superiori, con le loro
strane idee di incontro interculturale, conoscenza
reciproca, sensibilizzazione dei giovani, i “nostri”
giovani (giusto?). Nelle piazze Maroni (e scusi per la
forma, ma voglio essere diretto), nelle “nostre piazze”,
le piazze di noi palermitani, le piazze di un centro
storico che ci siamo dimenticati. E non si limitano ad
occuparle, con tutti i loro dibattiti, gli spettacoli
teatrali, le danze, questi ci invitano pure a
partecipare!
Ci invitano a riprendere possesso dei luoghi della
nostra città, ci invitano al confronto, allo scambio, ad
un unanime rifiuto di ogni forma di razzismo. Credono di
poter cambiare le cose, che se ci provi qualcosa puoi
smuovere; sono pazzi mi dico, ma loro ci credono proprio
fermamente, e fanno paura. Questi ci provano sul serio,
perché hanno coinvolto un gran numero di associazioni,
che vanno dallo Zetalab a Biagio Conte e Centro Astalli!
Ha capito, signor Ministro? Centro Astalli! I gesuiti!
Anche la Chiesa Cattolica sta con loro, altro che il
magico connubio “cristiano-europeo-bianco” tanto
sventolato dalla sua Lega Nord. E non è finita, questi
coinvolgono pure l’Università, i commercianti, preparano
una “Notte nera” che sia una festa della città con tutti
i cittadini. Tutto questo in attesa del “loro” 1° marzo,
nelle scuole, nei centri di aiuto ed accoglienza, nelle
strade del centro storico, fra chi è loro indifferente,
chi si infurierà per il blocco del traffico, e chi si
interesserà alla loro gialla marcia, ai flash mob (non
si allarmi per questa parola, è una stravaganza
occidentale) e al vento fresco che sperano possa
allontanare il tanfo di pregiudizio a volte
insopportabile. Vogliono essere un fiume in piena che
spazzi via la xenofobia serpeggiante nel nostro paese.
Pensi che qui è nato tutto dall’iniziativa di due donne,
una docente ed una psicologa, una bianca e una nera. Io
quest’ultima l’ho incontrata. Si chiama Yodit Abraha, ha
origini etiopi (l’Etiopia si, penso che il suo collega
La Russa le parli spesso degli antichi fasti italiani
laggiù). L’ho incontrata si, le ho parlato anche (spero
non si offenderà). Dice di avere molta paura, ma a me è
parsa agguerrita, dice di essere pessimista sul futuro
italiano, ma tutto questo non la ferma. Difende a denti
stretti l’iniziativa e dice che la cosa che li unisce è
la consapevolezza di essere tutti persone. Sa persone,
quelle che piangono di gioia o di dolore, che ridono,
che defecano, che vanno a lavoro, che si incazzano. Io
adesso non so, ma questi mi sembrano abbastanza
incazzati (altrimenti non l’avrei neanche disturbata), e
la cosa fa paura, perché se sono incazzati avranno pure
un qualche motivo. Mi scusi per lo sfogo, caro ministro,
ma io queste cose le vedo, ed ho paura.
Ha proprio ragione lei, se questi stranieri conoscessero
almeno fino al secondo principio della nostra
Costituzione, saprebbero (come anche lei ben sa) che (e
scusi se scandisco bene) “la Repubblica Italiana
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo,
sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si
svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei
doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale”. E’ questo che mi da ai nervi, non solo non la
conoscono, ma pretendono anche che si applichi. Caro
ministro, qua la questione è più seria del previsto,
questi pretendono di essere garantiti dalla
Costituzione. Insomma, questi pretendono di stare meglio
di noi! Ministro, io non vorrei allarmarla, ma si dice
che il 1° marzo 2010 un popolo giallo riempirà le piazze
d’Italia dicono contro la politica xenofoba, o meglio
(osano dire) razzista del suo governo. Ma non è
possibile, forse sto sognando. Si, sarà un altro paese!
Un altro paese si. Sarà, a me pare un altro mondo.