Intervista a Andrea Camilleri
Ormai comandano i signori dell’illegalità
Sa qual è la disgrazia di essere morti? È che non si ha diritto di replica. E De Gasperi purtroppo non può rispondere. Noto, comunque, un certo progresso in Berlusconi, che da "unto del signore", una sorta di Messia, ora si proclama un uomo normale, un uomo politico. Quest'atteggiamento è una sorta di rientro nella normalità. Forse per chi studia questi passaggi mentali, la cosa può avere un certo interesse. Mi auguro solo, e lo auspico per lui, che non prenda la parola in una commemorazione di Napoleone.
Andrea Camilleri, con la sua ironia critica, commenta così la pretesa di Berlusconi di essere l'erede di De Gasperi, e dopo un lungo periodo di silenzio torna ad intervenire sui temi della politica. Camilleri spiega:
L'Italia di oggi mi appare incredibile, mi sembra una realtà romanzata, come quella che appariva nell'ultima pagina della Domenica del Corriere. Vi sono cose che suscitano incredulità. Ed anche ilarità. Ha visto, anche due delle tre figlie di Alcide De Gasperi, hanno preso le distanze da Berlusconi.
Nell’Italia di oggi, il giallo prevale nella scrittura, a volte anche nella realtà. Montalbano come si comporterebbe con il caso Telekom Serbia?
È una cosa talmente povera, misera, priva di interesse di indagine, che Montalbano non ci metterebbe mano. Con la sua sottile ironia aggiunge: le indagini le lascerebbe a Catarella, la persona più indicata.
Ma Catarella è un personaggio comico nei romanzi incentrati su Montalbano?
Perché, questa vicenda le sembra una cosa tragica? È tragico invece l’uso che si fa di una commissione parlamentare. Nella storia della Repubblica le commissioni parlamentari non sono state usate come una clava contro l’opposizione.
Antonio Padellaro ha scritto che ci si potrebbe affidare alla penna di Le Carrè.
Ho letto l'interessante editoriale di Padellaro. E dico con simpatia al condirettore de l'Unità, che Le Carrè è troppo raffinato...
La questione del voto agli immigrati è d’attualità nel dibattito politico. Sull’immigrazione, Lei ha scritto un bel libro "Il giro di boa".
Un romanzo nel quale emerge con chiarezza che la Bossi-Fini, ribattezzata la "Cozzi Pini", è una legge assolutamente sbagliata. Ed i risultati si vedono quotidianamente. Che ci siano degli aggiustamenti, mi sembra una cosa positiva, ma non la ritengo rivoluzionaria. Sembra sconvolgente, perché la proposta viene da destra, ma io la ritengo una proposta del tutto naturale che garantisce dei diritti legittimi di persone che lavorano e vivono in Italia. Credo possa dirsi che da una lotta di potere interna al Polo esca fuori qualcosa di difendibile. Se vi sarà convergenza fra An, l'Udc ed il centro-sinistra su un disegno di legge sul voto agli immigrati, sarà un fatto positivo. Si tratterà di una legge liberale, democratica.
Una proposta che ha fatto saltare i nervi ai leghisti e mette in difficoltà il Polo? Secondo alcuni analisti politici, colpisce od almeno scalfisce l’asse Bossi-Tremonti Berlusconi.
In questo teatro dell'assurdo che è la politica italiana, è paradossale che un governo sia condizionato da un partito che non raggiunge il 4%. Ma vi sono ragioni politiche. L'asse finora ha retto perché nella sostanza delle cose, la Lega è il miglior alleato di Berlusconi. La Lega è la meno recalcitrante a votare le leggi di Berlusconi. In molte votazioni An ed Udc, hanno mostrato i loro maldipancia, il loro disappunto. Non hanno nascosto la loro diffidenza. Vede, su di un punto voglio fare massima chiarezza. E lo dico con serenità ed equilibrio. Sono assolutamente convinto del fatto, che non vi sia nulla da eccepire se una coalizione di centro-destra va al potere. L'anomalia è Berlusconi, con il suo enorme conflitto di interessi. L'anomalia non è Fini, non è il filosofo Buttiglione, o gli altri leader centristi. Anche se questo fa arrabbiare molti, lo ripeto con grande serenità: l'anomalia è Silvio Berlusconi, con il suo conflitto di interesse. So già l'accusa che mi faranno: di essere un comunista. Allora ricordo che su tali questioni insiste Paolo Mieli sul Corriere della Sera. E Mieli è un liberale, non un comunista. Su questi argomenti insiste Giovanni Sartori, un altro liberale autentico. E allora il problema è il conflitto di interessi, bisogna avere il coraggio di dirlo. È una questione di libertà critica.
Dunque ha deciso di farsi di nuovo etichettare fra gli apocalittici?
Non vedo lo scandalo di dire una verità nota a tutti. Nel 1994 sentii dire da Berlusconi che avrebbe risolto il conflitto di interesse. Sono passati 9 anni, il conflitto non è risolto. Berlusconi non avrebbe dovuto essere candidato alle elezioni, perché era detentore di concessioni statali. Certe cose bisogna pure ricordarle.
Ma Lei ha sempre sostenuto la tesi, che la maggioranza degli italiani ha votato Berlusconi e dunque sulla scia di Montanelli, ha parlato "della teoria del vaccino". In buona sostanza, lasciatelo governare e gli italiani si ricrederanno.
Sono un democratico. Ed ovviamente ho sempre insistito sulla celebre tesi di Indro Montanelli, che certo non era un uomo di sinistra, ma un conservatore. Non giudico per partito preso, ma valutando i fatti. Adesso modificherei però la frase: questo calice va bevuto sino alla feccia. Perché, dapprima pensavo: uno beve il vino per scoprire la feccia, qui non vi è stato bisogno di berlo fino in fondo questo calice, si è subito scoperta la feccia. Vede, nell'Italia di oggi passa un messaggio di lassismo, di menefreghismo, di non rispetto delle regole. Pensi alle leggi sui capitali esportati illegalmente all'estero, e poi fatti rientrare come se nulla fosse. Si può costruire su una spiaggia demaniale, poi si pagano un po' di soldi e si rientra nella legalità. Questo continuo spostamento dei confini tra legalità e illegalità produce un disagio altissimo, che non è solo morale. Diventa un fatto di costume sociale. È quel che io chiamo la morale del motorino, che imperversa in Italia. Con il motorino si può evitare la fila, destreggiarsi tra le auto e poi passare con il rosso. Tanto con il motorino si ha facilità di manovra, si può andare contromano, si fa lo slalom. Insomma, si fa quel che si vuole, fregandosene delle regole. Che anzi, diventano un elemento di fastidio, di disturbo.
In Italia si discute molto dei toni della polemica politica. Si dice sempre, non bisogna alzare i toni. Cosa ne pensa?
Credo che il livello politico dello scontro sia alto per via di Berlusconi. E non mi vengano a dire, poi che è un ossessione della sinistra o degli intellettuali. Perché se viene una critica da sinistra, molti buoni giornalisti ti dicono: questo non si dice, i toni sono troppo alti. Se le critiche vengono dall'altra parte, si tratta di normale dibattito politico, di espressioni colorite. Essendo una persona equilibrata e critica, non mi faccio abbindolare. La mia è solo la constatazione di uno stato di fatto. Proprio per smontare le tesi dei miei detrattori le dirò una cosa importante. E nessuno mi potrà accusare di essere un nostalgico politico. Con Gianfranco Fini potrei dialogare, usare lo stesso linguaggio, pur da posizioni diametralmente opposte. Perché quello di Fini è un linguaggio che ha un substrato cultural-politico, seppur diverso dal mio. Con Berlusconi invece non puoi ragionare in termini politici, perché ha un linguaggio aziendale. A volte irresponsabile. Pronto a menar fendenti a destra e manca. A definire chi non la pensa come lui un comunista, a delegittimare gli avversari. È lui che ha iniziato questo gioco della denigrazione. Anche se molti fingono di non ricordarlo.
Come giudica sul piano tattico, della comunicazione, l’alleanza fra Berlusconi e Bossi?
È una tattica pensata, studiata. Vi è il tentativo di Berlusconi di demandare la parolaccia a Bossi, l'irruento, che dice le cose come stanno. Berlusconi è quello che si propone come un mediatore, però finisce per essere un giocatore in campo. Berlusconi, parlando di un incontro pubblico, disse in buona sostanza che in quel posto c'erano i comunisti, dunque il male. Si rende conto? come mi debbo sentire io, uomo di sinistra, libero, che non ho mai fatto del male a nessuno ed ho sempre rispettato le regole? Quando critico Berlusconi, molti si sentono a disagio, altri sorridono con sufficienza. Due pesi, due misure. La smetta Berlusconi di dire agli americani che lui ha fatto scomparire i comunisti, mentre il Pci subiva un duro travaglio, spingendo sulla strada della democrazia occidentale, tracciata da Enrico Berlinguer, che aveva fatto lo strappo con Mosca. Lui va a dire che ha salvato l'Italia dai comunisti, quando nel '94 non esistevano più, e non certo per Berlusconi, ma per un complesso processo di trasformazione storica, internazionale. Berlusconi è un don Chisciotte che riesce a convincere gli altri che non sta combattendo contro i mulini a vento. Ha un po' troppe ossessioni: il comunismo, la magistratura... Ristabilire alcune verità, ed avere un maggior equilibrio nell'analisi delle vicende, farebbe bene a tutti.
In Italia si è abbassata la soglia di attenzione nella lotta alla mafia?
Certo. Del resto quando si indebolisce chi è in prima linea, come può essere altrimenti. Quando dice che i giudici sono antropologicamente matti, diversi, Berlusconi dice una cosa vera. Perché bisogna essere matti come Falcone, Borsellino, Livatino, Chinnici e tanti altri eroi civili, per sacrificare la propria vita in nome della legalità. In questo i giudici sono diversi, per combattere la mafia hanno il coraggio di rischiare la vita. Spero che mi facciano giudice ad honorem, per condividere ed onorare questa diversità dei giudici. Uscendo dal paradosso, quando si afferma che i giudici sono matti, si fa un favore alla mafia, li si delegittima. Ho visto di recente una trasmissione su Rai Tre, Primo Piano, dove un boss della mafia diceva che i giudici erano l'ultimo anello della catena dell'umanità. Poi ho pensato alle dichiarazioni di Berlusconi sui giudici, antropologicamente diversi. Mi chiedo, con grande serenità d'animo, senza pregiudizi: se un presidente del Consiglio dice che i giudici sono antropologicamente diversi, dei disturbati mentali, li aiuta? Penso che si tratti di frasi irresponsabili, che suscitano giustamente indignazione dell'opinione pubblica. Si delegittima, si denigra chi lotta per la legalità. D'altra parte adesso c'è la tesi dei mandanti linguistici, dunque figuriamoci.
A proposito di "mandanti linguistici", vi è stata una dura polemica tra Giuliano Ferrara da una parte e "l’Unità", Tabucchi e "Le Monde" dall’altra…
Assurdo arrivare all'accusa di mandante linguistico di un assassinio in una polemica giornalistica, è una tesi da tribunale fascista, o da tribunale sovietico ai tempi di Stalin. Non è discutibile, non c'è da parlarne.. Però voglio esprimere la mia totale solidarietà a Furio Colombo ed Antonio Tabucchi.
Le pensioni sono un altro tema centrale del dibattito attuale. I sindacati hanno deciso lo sciopero generale.
Le pensioni riguardano il quadro generale di politica di questo governo. Fanno parte del disegno del governo Berlusconi, che è quello di non aumentare le tasse, per poter dire di aver mantenuto le promesse. Il problema però è che i soldi non ci sono, e debbono far quadrare i conti, il bilancio dello Stato. Ed allora venderanno tutto il vendibile per fare cassa.. Una politica folle. Ma toccare le pensioni, è un fatto di grande impatto sociale. E credo che sull'opinione pubblica abbia lo stesso effetto dell'aumento delle tasse. Manca un progetto organico e razionale".
Nelle ultime elezioni il Polo è andato male, il centro-sinistra è cresciuto.
Nonostante il conflitto di interesse ed il monopolio delle tv, da parte di Berlusconi. Si potrebbe dire che la tv è una cosa, le tasche dei cittadini sono un'altra. Spero che gli italiani si stiano ricredendo su Berlusconi, insomma spero che il vaccino stia funzionando. I segnali ci sono e sono evidenti. Il centro-sinistra ha vinto di recente da Udine a Ragusa. I berlusconiani minimizzano, dicono che si è trattato solo di amministrative. Da democratico dico: vedremo con le elezioni europee ed i prossimi appuntamenti elettorali.
Il suo ultimo libro "La presa di Macallè" è ambientato nell'epoca fascista, ed è anche una denuncia critica delle manipolazioni della propaganda fascista. Cosa pensa delle dichiarazioni di Berlusconi allo "Spectator" su Mussolini?
Non so, francamente uno rimane disarmato. Non sa cosa rispondere. Viene voglia di dire: si prepari meglio e torni ad ottobre. Come si può negare l'evidenza storica? Penso a Matteotti, a Gobetti, morti per le botte dei fascisti. Penso a quelli che hanno subito il confino... Mi creda, sono senza parole. Se non si rispettano i morti...
l’Unità, 20 ottobre 2003 |