La scuola del partito dominante
di Piero Calamandrei
Facciamo l'ipotesi,
così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante,
il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole
violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in
alloggiamento per i manipoli, ma vuol istituire, senza parere, una larvata
dittatura.
Allora che cosa fare
per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole
di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere
imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino
sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra
strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le
scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e
comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le
scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano
ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e privilegi. Si comincia
persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo
sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come
ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno
disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle
scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si
studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola
privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le
scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per
dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, amici, in
questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa
è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di
stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i
loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private.
Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non
hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle
scuole private denaro pubblico.
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell'Associazione
a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l'11 febbraio 1950.
Pubblicato nella rivista "Scuola democratica", 20 marzo 1950.
A distanza di 58
anni, si possono fare almeno due considerazioni. La prima è che in Italia
non sono mancate menti, quali quella di Calamandrei, capaci di inquadrare
lucidamente i pericoli per la democrazia. La seconda, più amara, è che l'ipotesi
astratta di cui parlava il padre costituente, è oggi l'incubo
berlusconiano in cui siamo immersi. [ilportaledelsud.org] |