Secondo la leggenda Costantino rifondò Bisanzio nel 330
dopo un sogno profetico e la chiamò Nuova Roma: nuova
capitale dell'impero. In suo onore venne detta
Costantinopoli.
Nel 500, con Giustiniano, il dominio dell'Impero
bizantino si estende da Gibilterra al Medio Oriente, e
contende al pontefice romano la difesa della
Cristianità.
Nel 1054 Papa Leone IX scomunica il patriarca Michele
Cerulario per una polemica teologica: alla base dello
scisma però vi sono motivazioni politiche.
Innocenzo III nel 1198 indice la 4a Crociata:
i Veneziani deviano verso Costantinopoli e la
conquistano (nell'immagine della Bibbia di Velislao,
l'assedio). Il Papa definisce l'evento "miracoloso".
Sarà una ferita insanabile. Il sacco di Santa Sofia, a
opera dei Crociati, ha inaugurato mille anni di
insanabile conflittualità.
Roma impone l'unione a Costantinopoli il 12 dicembre
1452. Cinque mesi dopo, l'assedio di Maometto II provoca
la fine dell'Impero romano d'Oriente. |
Il 7 dicembre 1965 Paolo VI e il patriarca Athénagoras decisero di
«cancellare dalla memoria» la reciproca scomunica avvenuta nel
lontano 1054. […] Un altro passo importante fu compiuto il 27
novembre 2004 da Giovanni Paolo II con la restituzione agli
ortodossi di reliquie di due santi orientali (Gregorio di Nazianze e
Giovanni Crisostomo) che erano state rubate a Costantinopoli dai
Crociati nel 1204. Sono avvenimenti che ricordano la conflittualità
latente che ha per secoli contrassegnato i rapporti tra Roma e
Costantinopoli. Eppure Costantino non aveva fondato la città che
prenderà il suo nome contro la Roma cristiana. Costantinopoli fu
fondata per ragioni strategiche su un piccolo villaggio - Bisanzio -
situato alla confluenza tra l'Europa e l'Asia, un crocevia ideale
per il commercio est-ovest. Ad ovest, il Bosforo era protetto dal
Mar di Marmara ed era dotato dal porto naturale del Corno d'oro.
Il prestigio della nuova città imperiale crebbe però rapidamente nei
confronti di Roma capitale dell'Impero. Quando, nel 476, Odoacre
inviò a Costantinopoli le insegne imperiali di Romolo Augustolo,
l'ultimo imperatore d'Occidente, la parità con Roma diventò reale.
Con Giustiniano (527 - 565), il dominio di Bisanzio si estenderà
dalle Colonne di Ercole (Gibilterra) al Medio Oriente. Già
Costantino aveva presieduto il concilio di Nicea nel 325 e così i
primi grandi concili cristiani furono convocati per iniziativa del
potere imperiale.
La Roma dei papi dovette però fare i conti con una concezione del
potere imperiale che evolverà in direzioni diverse, se non
addirittura opposte a quella pontificia. A Bisanzio, per i legami
che risalivano alla fondazione della "Nuova Roma" da parte di
Costantino, l'imperatore fu pensato come il punto di riferimento
dell'ecumene cristiano, era inteso come Vicario di Cristo. Intorno
al 450, Teodosio II fu persino paragonato a Cristo. L'autorità
imperiale era amplissima. L'imperatore era "il difensore della
fede". In Occidente, queste prerogative spettavano al pontefice
romano.
Con il declino delle antiche sedi patriarcali - Gerusalemme,
Antiochia ed Alessandria -, la Cristianità finì di fatto per essere
retta da una sorta di diarchia (Roma e Costantinopoli) che si
fonçiava su un'impossibile intesa di fondo. Papa Gelasio I (493 -
496) fu il primo a negare all'imperatore il diritto di intervenire
negli affari religiosi, in virtù della dottrina dei due poteri, che
egli definì come rigorosamente indipendenti.
Gelasio introdusse nella cultura occidentale un concetto
fondamentale, che sfocerà molti secoli dopo nella distinzione tra
Chiesa e Stato. Per secoli i papi dovettero chiedere a Bisanzio la
conferma della loro elezione ed inviare alla corte imperiale loro
rappresentanti, i cosiddetti aprocrisari. Una funzione che
Gregorio Magno svolse prima della sua elezione a pontefice (594).
Nella capitale dell'Impero, Gregorio riuscì a crearsi una rete di
relazioni di altissimo livello. Diventato papa non esiterà a
contestare al patriarca di Costantinopoli il diritto di definirsi
"patriarca ecumenico". Per Gregorio, la sede romana era superiore a
quella di Costantinopoli, perché si fondava sulla memoria di due
apostoli, Pietro e Paolo.
Per Gregorio Magno la sede romana era superiore perché
si fondava sulla memoria di due apostoli, Pietro e
Paolo. |
La scomunica
La crisi conobbe il suo apice verso la metà dell'XI secolo. Il
patriarca Michele Cerulario attaccò Roma sul piano teologico,
rispolverando un'antica polemica. Papa Leone IX (1049-1054) inviò a
Costantinopoli due legati, il cardinale Umberto da Silvacandida e
Federico di Lorena, il futuro papa Stefano IX. Umberto non esitò a
deporre sull'altare maggiore di Santa Sofia, il 15 luglio 1054, una
sentenza di scomunica contro il patriarca. Questi rispose riunendo
rapidamente un sinodo che scomunicò a sua volta il Papa. Si aprì
così uno scisma destinato a perdurare nei secoli. I protagonisti
erano uomini di Chiesa, ma le vere motivazioni erano politiche (la
concezione del potere imperiale, la politica di Bisanzio a favore
dei Normanni) ancor più che ecclesiali.
I contatti tra Roma e Bisanzio non si interruppero,anzi, in momenti
di particolare debolezza politica, Bisanzio ricorse alla Sede
apostolica. L'appello di Urbano II alla prima Crociata (1095) fu
preceduto dalla visita che un ambasciatore dell'imperatore bizantino
Alessio I Comneno aveva fatto al Papa per chiedergli aiuto contro i
Mussulmani. E verso la fine del Duecento, Alessio, figlio
dell'imperatore Isacco II Angelo, spodestato da Alessio III nel
1195, chiese aiuto per riportare sul trono il padre. Il progetto
avrà forti ripercussioni sulla Crociata che Innocenzo III aveva
ideato fin dall'inizio del suo pontificato 05 agosto 1198). I
Veneziani, che avevano ottenuto il compito di organizzarla, ne
approfittarono deviandone l'itinerario in direzione di
Costantinopoli, contro il parere del Papa, al quale la situazione
era sfuggita di mano.
Il giovedì 8 aprile 1204, i crociati iniziarono l'assedio disponendo
la flotta su un'unica fila per quasi due chilometri.
"A guardarla era una grande meraviglia". Il 14 aprile, i
cavalieri poterono penetrare nella città a cavallo. L'imperatore
fuggì in direzione del Bucoleone.
L'assedio
Il SACCHEGGIO: I Crociati si impossessarono di un
bottino immenso: "di tutti gli oggetti di pregio mai
trovati sulla terra" |
Quando videro, all'alba, che la città si era arresa, i crociati si
dispersero immediatamente in cerca di bottino, "di tutti gli
oggetti di pregio mai trovati sulla terra", come dirà
Villehardouin. Si trattò di un vero e proprio saccheggio. Secondo il
cronista bizantino Niceta Coniata, per impossessarsi dell'oro e
dell'argento i crociati fecero "entrare nelle chiese bestie da
soma". In Santa Sofia – il capolavoro di cui Paolo Silenziario ci ha
lasciato una splendida descrizione (ora edita e tradotta da Maria
Luigia Fobelli, Un tempio per Giustiniano, Roma, Viella, 2005) -,
una donna "in scherno a Cristo, si pose a sedere sul seggio
patriarcale, cantando sguaiatamente". E "se qualcuno cercava
di calmarli, veni, va schernito e reputato pazzo". Sono giudizi
che non condivide il cronista occidentale Clari (Marco Meschini,
1204. L'incompiuta. La IV Crociata e le conquiste di
Costantinopoli, Milano, Ancora, 2004), che presenta un quadro
idillico: "Una volta presa la città, non venne fatto del male né a
povero né a ricco".
I crociati si spartirono comunque un tesoro immenso, riflesso di una
magnifica storia secolare. Il Doge Enrico Dandolo fece portare a
Venezia quattro cavalli di bronzo dorato che si trovavano in cima
alle porte dell'Ippodromo. Magnifici e superbi si possono ancor oggi
ammirare a Venezia, sull'entrata principale della basilica di San
Marco. Iniziò allora uno straordinario commercio di reliquie,
destinate all'Occidente cristiano. Un vescovo francese si impossessò
di una spina della corona di Gesù, di vari frammenti della Croce, di
un braccio di san Giovanni Battista, del bastone di Mosè ... Ancor
oggi, ad Amalfi, si venerano le reliquie di sant'Andrea che il
legato papale prelevò dalla chiesa dei Santi Apostoli.
Innocenzo III aveva brandito la minaccia della scomunica, quando i
Crociati avevano conquistato Zara, deviando dall'itinerario
previsto. Ma nel novembre 1204, il papa salutò la conquista di
Costantinopoli come un evento "miracoloso", voluto dalla
provvidenza divina.
L'evento, tragico, aprì una ferita profonda, insanabile. La polemica
con Roma acquisterà toni ancora più radicali. Tentativi di unione
non mancarono, ma fu sempre per debolezza politica. Nel 1274,
Michele Paleologo sottoscrisse all'unione per evitare l'offensiva di
Carlo I d'Angiò. Nel 1369, la conversione di Giovanni V avvenne nel
cuore dell'invasione turca. Giovanni VIII accettò a Firenze l'unione
il 5 luglio 1439, ma perché versava in grandi difficoltà. L'unione
sarà imposta a Costantinopoli con la forza il 12 dicembre 1452, a
pochi mesi dall'assedio di Maometto II (19 maggio) che provocò la
fine dell'Impero romano d'Oriente.
Dall'Occidente, la risposta più rapida arrivò da papa Niccolò V con
la promulgazione di una nuova Crociata. Ma l'appello non sortì alcun
effetto. Il grande umanista Pio II non risparmierà sforzi per
convincere i sovrani europei a combattere l'espansionismo turco, ma,
sfiduciato dal loro immobilismo, giunse a proporre al sultano
Maometto II verso la fine del 1461 con la celebre lettera di
convertirsi al cristianesimo ed offrirgli come compenso il titolo di
imperatore cristiano d'Oriente. Non sappiamo se la lettera fu
recapitata o se fu un espediente per convincere i sovrani europei ad
organizzare la Crociata.
Il conflitto armato tra Occidente ed Oriente avverrà un secolo dopo,
a
Lepanto (7 ottobre 1571). Fu la più grande battaglia dell'epoca
moderna, con 170 mila partecipanti ripartiti tra le due flotte,
forti di 230 galere turche, e di 208 cristiane.
Giacomo Serpotta: La battaglia di Lepanto, Oratorio di Santa Zita, Palermo
Ancora una volta un papa aveva preso le redini della situazione. Pio
V era riuscito a tessere la Santa Lega, che vinse la celebre
battaglia. Ma già l'anno dopo, un nuovo confronto militare offrì ai
Turchi una vittoria morale. Venezia, stanca, cedette Cipro. Il
generale turco Uluç Ali si impossessò di Tunisi, un trionfo che a
Costantinopoli eclissò l'incidente di Lepanto.
Gli Ottomani
Per l'Europa cristiana, invece, Lepanto segnò la fine dei sogni
della Crociata, un ideale che era nato più di cinque secoli prima
per liberare il Santo Sepolcro, ma che con il corso del tempo servì
a contenere l'espansionismo ottomano. Volgendosi da Gerusalemme
verso Costantinopoli, la Crociata finì per nutrire lo scontro
culturale oltre che religioso e politico tra Oriente e Occidente, il
cui ricordo è ancora vivo nella memoria collettiva, da ambo le
parti.
Tratto da Agostino Paravicini Baggiani, Le memorie di
Costantinopoli, La Repubblica, 28 novembre 2006 |