Confesso: sono un disfattista di Enzo Biagi Lo ammetto: sono un disfattista. Forse ha ragione Berlusconi: c’è in giro troppo pessimismo. Invece, tutto va bene, signor Presidente, anche se, e mi ripeto, sono convinto che per molti italiani, il mese abbia una settimana in più: quella nella quale riempiono meno il carrello del supermercato. Il cavalier Berlusconi mi fa tornare in mente una storiella che si racconta dalle mie parti: un marito ritorna in anticipo e trova occupato il suo posto nel letto coniugale. Per non disturbare troppo la consorte non accende la luce, ma chiede alla sposa: «Ma chi è?». Risposta: «È la Giulia». Commento: «Ma come mai ha i baffi?». L’onorevole Berlusconi ci esorta ad essere ottimisti, mentre si riduce la crescita del Paese e aumenta il deficit. Eppure, dice il presidente del Consiglio, guarda un po’ dove siamo arrivati e, se gli italiani lo vorranno, «tutto andrà a posto». Mentre Bruxelles sta per richiamare l’Italia «per indebitamento eccessivo», il premier è fiducioso: «Tutto andrà a posto se lo vorranno 57 milioni di concittadini ». Per cominciare, adesso che ha sistemato certe fastidiose pendenze, non potrebbe lasciar fare la politica nazionale a gente del ramo? Gli dispiacerebbe troppo riconoscere che De Gasperi, vituperato anche dalle sinistre («E vattene, odioso cancelliere / se no ti prenderemo a calci nel sedere»), era di un’altra (non si offenda) statura? E che il mite e coraggioso Parri è morto povero all’Ospedale militare del Celio? E viaggiava di notte perché non poteva permettersi certe spese? Ma è proprio convinto, onorevole Berlusconi, che sia colpa degli italiani, troppo pessimisti, se le cose vanno male? Che cosa abbiamo fatto? Dica (se crede) quali sono i primi provvedimenti che ha preso appena è arrivato a Palazzo Chigi, come se andasse in ditta? Non ha, per caso, dato qualche importante dirigenza in Rai a chi ha dichiarato, che tenerezza, che lui e tutta la famiglia (penso alla povera nonna) l’amano e la votano? Ultima domanda: perché non fa Mike Bongiorno ministro? Almeno, allegria.
Corriere della Sera, maggio 2005 |