Le Pagine di Storia

Quando Bari era un emirato musulmano

di Vito Ricci

 

Probabilmente la maggior parte dei baresi  non sa neppure che la loro città nel lontano e buio IX secolo dell'era cristiana per circa 25 anni è stato un dominio dei musulmani che vi costituirono un loro emirato. Per fare luce su questo periodo storico si invita alla lettura  dell'opera intitolata "L'Emirato di Bari 847-871" (Edizioni Dedalo, 1964, ristampa 1992) di Giosuè Musca, già docente di storia medioevale all'Università di Bari ed insigne studioso. Il saggio di Musca, seppure scritto diversi anni or sono, risulta sempre argomentato e puntiglioso nella ricerca, e ci presenta e ricostruisce uno dei periodi più oscuri della storia della città barese e della nostra regione nel quadro di un Mezzogiorno italiano scenario di lotte tra Longobardi, Franchi e Bizantini cercando quanto di positivo ci fu in tale incontro di etnie e culture. C'è da aggiungere che quello di Musca mi sembra l'unico saggio sull'argomento attualmente esistente e ciò lo rende ancora più prezioso.

L'opera spazia dalla vicende che portarono gli Arabi nell'Italia Meridionale e in Puglia sino alla conquista della città di Bari nel 847 ad opera di Khalfun, un capo berbero, probabilmente di origine tunisina, che si dichiarò primo emiro della città. A Khalfun nel 852 successe nel governo del "feudo" barese, vassallo di Baghdad, il secondo emiro: Muffarag-ibn-Sallám, uomo saggio e prudente, il quale si pose subito il problema della investitura ufficiale ed il riconoscimento legale della sua funzione di Walì ("Governatore") del distretto barese, ampliato frattanto, fino a comprendere ben ventiquattro "castelli" o borghi fortificati. Non volendo essere considerato un usurpatore dal punto di vista politico e religioso, Muffarag inviò una lettera al Diwan al Barid, il "Direttore dell'Ufficio Posta, diplomi e informazioni" del califfo in Egitto, in cui si richiedeva il riconoscimento del nuovo emirato di Bari, l'investitura a governatore legittimo e l'autorizzazione alla pratica della pubblica preghiera del venerdì nella moschea della città (fatta edificare dallo stesso emiro). Per motivi che non si conoscono a pieno, la risposta a tali richieste non giunse mai a Bari. Muffarag governò sino al 856, quando fu ucciso dai suoi stessi Berberi. Gli succedeva come terzo ed ultimo emiro di Bari, il bellicoso ed astuto Sawdan, terrore dei cristiani e malefico demonio, come descritto, con dovizia di particolari, dalle cronache contemporanee latine. Anche Sawdan ambiva al prestigioso riconoscimento ufficiale della sua carica e per questo inviò nell'861 un ambasciatore personale o un gruppo di emissari direttamente a Baghdad. L'ambasceria portò i suoi frutti e Sawdan ottenne l'agognato riconoscimento.

Nel periodo in cui Sawdan governò Bari in città si ebbe un ottimo rapporto tra i Mussulmani e gli Ebrei, e lo stesso emiro aveva per consigliere ed amico Aaron ben Samuel ha-Nassi, un ebreo di Baghdad vissuto ad Oria, passato poi a Bari. Si narra che quando Abu Aaron, preso da nostalgia per la sua Baghdad, decise di lasciare la nostra città e il suo emiro, dopo appena sei mesi, imbarcandosi dal porto di Bari (già attivo in quel tempo lontano) su una nave per Alessandria, l'emiro tentò in tutti i modi di dissuaderlo, ricorrendo infine alla forza, facendo inseguire la nave del maestro da una flottiglia veloce di vascelli, che furono impediti di raggiungerla da una forza misteriosa, mentre scompariva all'orizzonte dell'Adriatico. Da fonti ebraiche emerge invece un volto diverso del terzo emiro di Bari, come un personaggio dall'incredibile astuzia diplomatica e da un immenso amore per il sapere, lontano dalla ferocia (che forse aveva pure) attribuitagli dalle cronache latine.

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Convivenza pacifica

L'avventura dell'emirato mussulmano di Bari ebbe fine il 3 febbraio 871, quando, dopo varie lotte e vicende tra l'impero franco e quello bizantino, le truppe di Ludovico II e del principe longobardo Adelchi assediarono Bari fino ad entrare in città e catturare Sawdan, il quale tuttavia, per la clemenza dell'imperatore, ebbe salva la vita. La scorrerie dei Saraceni tuttavia durarono per tutto il X secolo e solo nel 1004 i bizantini con l'aiuto dei veneziani cacciarono gli Arabi definitivamente da Bari.

Ci piace pensare la Bari durante lo stato musulmano come convivenza pacifica tra diverse comunità: arabi, latini, greci, armeni, ebrei. Ci piace immaginare il Palazzo dell'emiro, la Moschea (forse ubicata ove si trova la Cattedrale di S. Sabino), il Ribat berbero, il Suk ("il mercato"), le stradine tortuose e i vicoli, un'autentica città araba, ricca di odori d'Oriente, di spezie, stoffe, amori, schiavi, bottino, cavalli, navi, fanciulle ed emiri.

La Puglia riconquistata dai Bizantini era esasperata dalle angherie dei funzionari greci, soprattutto in ambito fiscale, e sovente scoppiavano ribellioni da parte della popolazione che chiamava in soccorso i principi longobardi della Campania. Non di rado si assisteva a scontri tra l'esercito bizantino e quello longobardo per il possesso di parte della Puglia. I Saraceni erano liberi di scorrazzare impunemente per l'intera regione, approfittando della debolezza e dell'incuria dei Bizantini, ed avevano le loro basi in Sicilia e nel ribat alle foci del Garigliano e del Minturno, dal quale furono scalzati dalle truppe cristiane dopo la battaglia del 915, con un duro colpo all'espansione islamica nel nostro Mezzogiorno. Tuttavia i Saraceni non si diedero per vinti e con rinforzi provenienti dall'Africa ripresero le loro razzie culminate nella distruzione delle città di Oria (925) e di Siponto (926) e in una spedizione contro Taranto (928).

La Puglia del X secolo è un quadro davvero desolante: vittima del malgoverno e dell'esosità di Bisanzio del tutto disinteressata ai territori pugliesi, senza una permanente difesa militare che impedisse le aggressioni musulmane, con un diffuso senso di ribellione delle popolazioni verso i Bizantini, con delle città al cui interno le fazioni filobizantine (nuova nobiltà mercantile) e filolongobarde (antica nobiltà terriera) si combattevano in scontri fratricidi, con una forte instabilità e insicurezza economica e sociale. Ripetute spedizioni da parte dei Bizantini contro i Saraceni dal 952 al 965 risultarono decisamente fallimentari. In tale contesto si inserì l'Impero carolingio con le pretese sui territori dell'Italia meridionale nelle persone di Ottone I e Ottone II e gli inevitabili conflitti con i Bizantini, anche se non mancarono tentativi (falliti) di alleanza. La nostra regione veniva a trovarsi tra l'influenza dell'impero d'Oriente e quello d'Occidente, ma sempre facile preda delle incursione saracene. Nel 976-977 si ebbe una spedizione in Puglia e Calabria dell'emiro di Sicilia Abu Al-Qasim, con la distruzione di Taranto e Oria, mentre altri centri come Otranto e Gravina resistettero. Come reazione nel 982 Ottone II decise una spedizione punitiva contro i Saraceni di Sicilia. L'imperatore fu ad un passo dalla vittoria, ma una serie di errori imperdonabili durante la battaglia di Capo delle Colonne determinarono la completa disfatta delle schiere cristiane con almeno quattromila morti. L'anno successivo Ottone II moriva e per quasi 25 anni l'influenza e la supremazia dell'Impero d'Occidente nel Mezzogiorno scomparve, lasciando la Puglia sotto la dominazione di Bisanzio.

Lo spirito mercantile

Negli ultimi decenni del X secolo le vicende già sopra descritte sembrano ripetersi: altre razzie mussulmane negli anni 988 (quando furono distrutti una serie di casali nei dintorni di Bari) nel 991 e nel 994, debolezza dei Bizantini, lotte intestine tra fazioni all'interno delle città, rivolte antibizantine e successive repressioni.

Sebbene la presenza saracena in Puglia comportò distruzioni, morti e saccheggi inenarrabili, servì pure a sviluppare i rapporti con la Sicilia, l'Africa e l'Oriente, stimolò le attività marinare e lo spirito mercantile tipico della nostra regione apportando qualche barlume di ricchezza e benessere diffusi anche se limitati ai ceti medio-alti poiché la miseria prevaleva negli strati più bassi della popolazione. Anche i Bizantini, ad un'attenta analisi storica, ebbero un ruolo positivo, nonostante le vessazioni e i comportamenti imbelli, favorendo i commerci, introducendo innovazioni in agricoltura, gettando i semi di un nuovo incivilimento soprattutto in Terra d'Otranto. Tuttavia i Bizantini per cacciare definitivamente i Saraceni nel 1002 chiamarono in aiuto i Veneziani per liberare la città di Bari. I funzionari inviati dall'imperatore d'Oriente per governare i territori pugliesi alla fine del secolo X furono sempre peggiori, le misure repressive s'intensificarono soffocando in ogni modo l'anelito di libertà delle popolazioni pugliesi. Sarà questo a determinare l'avvento dei Normanni nel secolo XI, visti dapprima come liberatori dall'oppressione greca e poi, ahimè, come impedimento al sorgere del libero Comune e delle autonomia cittadine in corso di formazione.


Bibliografia

  • Giosuè Musca "L'Emirato di Bari 847-871" (Edizioni Dedalo, 1964, ristampa 1992)

  • Antonio Papagna "I Saraceni e la Puglia del secolo decimo", 1990, Levante Editore.


    dipinto e sfondo tratti da opera di Abderrahman al-Saqqaf, artista Yemenita

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