Carlo d'Angiò nel 1266 convinse i signori della zona a fondare ed a unirsi in una città
in locum Acculae, cioè ai piedi del colle di Sant'Onofrio, come aveva già invano tentato di fare papa Gregorio IX nel 1229. Il numero 99 divenne simbolo dell'unione: tanti erano i castelli fondatori, tante le cannelle della fontana principale e le piazze cittadine. Per aver resistito a 13 mesi di assedio aragonese, L'Aquila ebbe dagli angioini vari privilegi, e nel '400 fu fondata l'università. Questa fierezza preoccupò anni dopo l'imperatore Carlo V, che si impossessò del Regno di Napoli e di Sicilia nel XVI secolo: fece sormontare la città conquistata da un castello, che doveva servire alla difesa, ma anche "per reprimere l'audacia degli aquilani". Con il dominio spagnolo iniziò il declino della città, che subì anche il forte terremoto del 1703. Rinacque a nuova vita con la riacquistata indipendenza del Regno, ottenuta grazie a re Carlo di Borbone nel 1734.
Il Castello
È la sede del Museo Nazionale d'Abruzzo e fu costruito e ampliato tra il 1530 e il 1635 dagli spagnoli. Il castello offre uno splendido colpo d’occhio panoramico sul vicino Gran Sasso. All'interno della complesso è stato realizzato il maggior museo abruzzese, che espone oggetti della storia, dell'arte e della cultura abruzzese. La sezione archeologica comprende reperti d'epoca sannita, italica, e romana. Le sale dedicate alla scultura ospitano ricche collezioni, tra cui le famose statue lignee e di terracotta, opera degli artisti abruzzesi del XIII e XIV secolo. D’interesse anche la sezione dedicata alla pittura, con opere della scuola abruzzese dal '200 al '700, e la grande sala con la ricostruzione dello scheletro dell'Archidiskodon
meridionalis vestinus, l’antenato dell'elefante che visse in queste zone più di mezzo milione di anni fa.
La Fontana delle 99 Cannelle
Fuori dal centro, oltre la discesa verso il fiume Aterno, si trova l'altro simbolo de L'Aquila: la Fontana delle 99 Cannelle.
La leggenda vuole che ognuno dei castelli che aveva contribuito alla fondazione della città avesse condotto una cannella con la propria acqua; l'opera sarebbe quindi simbolo dei fondatori e della loro alleanza. La vasca fu realizzata nel 1272 da Tancredi da Pentima (come reca una lapide).
Le chiese
Fu ricostruito dopo il terremoto del 1703 e dopo quello del 1915. Ha una facciata neoclassica, ed è dedicato a San Massimo. Vi sono racchiuse varie opere artistiche, come il sepolcro
Agnifili del 1480, di Silvestro dell'Aquila.
Nella
prospiciente piazza del Duomo, lastricata in porfido e con due fontane gemelle recanti sculture bronzee di Nicola D'Antino, è il centro della città.
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Il Duomo
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San Silvestro
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San Bernardino
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È un interessante esempio di architettura del XV secolo. L'interno, riportato all'originale stile gotico, conserva frammenti di affreschi (XIV-XV sec.) che dovevano essere completati dalla tela della
Visitazione di Raffaello. Prelevata dai viceré spagnoli, oggi è al Prado di Madrid e all’Aquila è sostituita da una copia. Altra chiesa monumentale è Santa Maria di Paganica, che risale al '300, anche se di quell'epoca rimane solo la facciata. A fianco sono i palazzi Camponeschi del '400, e Ardinghelli (XVIII sec.). A completare il perimetro è la Casa di Buccio e il rinascimentale Palazzo Carli.
È posta nelle vicinanze del castello e risale al XV secolo, anche se venne in larga parte ricostruita dopo il terremoto che nel '703 colpì la città. La facciata è ancora quella disegnata nel 1540 da Cola dell'Amatrice, mentre l'interno è in stile barocco. Ospita il mausoleo cinquecentesco con il corpo di San Bernardino e una pala di terracotta di Andrea della Robbia.
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Chiesa di Santa Maria di
Collemaggio
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È, probabilmente, è il massimo esempio dell'architettura abruzzese medievale. Fu fondata dal monaco eremita Pietro da Morrone nel 1287, nel luogo dov'era conservata un'immagine molto venerata della Madonna.
Sette anni dopo,
il 5 luglio 1294, il frate fu incoronato papa proprio in questa chiesa, con il nome di Celestino V, famoso per il
gran rifiuto. Sulle pareti sono presenti affreschi dei secoli XV e XVI e quadri seicenteschi che narrano la vita di Celestino.
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