Note sull'artista
Antonietta Vaia ha abolito la figurazione per istituire un dialogo intimo e solitario con la materia, in cui stende una rete di segni informali, l’iconografia del suo spazio interiore. L’artista esplora il potenziale espressivo ed evocativo della materia per infondere in essa le sue pulsioni, ansie, trepidazioni. I suoi moti interiori, svincolati dall’indagine formale delle scienze, sono espressi con una sensibilità poetica ed una tensione onirica che sono propri di un animo femminile. Granelli di sabbia, steli secchi, frammenti cartacei invadono la tela, amalgamati da un manto di colori acrilici che penetra nelle rughe del supporto e riduce le asperità. Il colore, steso con passionale irruenza sulla superficie ruvida della tela, è luminoso, brillante, ma reca i segni di molteplici ferite. Sui brandelli di carta, estratti dai quotidiani locali, si leggono notizie di cronaca, storie personali e collettive che l’artista recepisce, filtra e traduce nella sintesi dell’opera d’arte. L’usura della carta, le sue lacerazioni, i suoi recuperi sono i segni del nostro passaggio, l’attuale che si tramanda con il suo portato di violenza e devastazione. Antonietta Vaia dissolve la forma per esaltare la segreta spiritualità della materia, in un rapporto di reciproca immedesimazione tra se stessa e la sua opera. L’artista suggerisce uno sguardo oltre la materia, nell’affannosa ricerca del vero, dello spirito che fluttua sotto la superficie delle cose.
Marco di Mauro
Tratto dalla presentazione della manifestazione "B-fronte", ricognizione sulla giovane arte campana, 4° appuntamento "Intimi sguardi" a cura di Marco di Mauro, 4-10 gennaio 2005. |