Della breve vita
di Antonello (1430ca - 1479) conosciamo molto poco. Abbiamo
congetture più che vere e proprie notizie e il terremoto di Messina del
1908 ha definitivamente distrutto la già scarsa documentazione
d’archivio rimasta, insieme ad almeno una sua opera importante.
Certo è che
intorno alla metà del Quattrocento emerge improvvisamente, in una
situazione senza grande tradizione artistica locale, come un
protagonista indiscusso dell’arte del suo tempo. Ha una bottega a
carattere familiare, l’unica di prestigio, all’epoca, fra Napoli e
Palermo e produce soprattutto gonfaloni per confraternite, altari di
chiese e conventi fastosamente concepiti ma anche ritratti, minuscoli,
folgoranti, ritratti di straordinaria novità di stile, la cui fama
arriverà a Venezia come a Milano. Sarà questa fama a portarlo a
Venezia - per un periodo di due anni o forse meno, quasi sul finire
della sua non lunga esistenza - per lavorare strenuamente ad opere
pubbliche e private che lasceranno un segno indelebile della sua
grandezza, e del suo straordinario talento. Tornato in Sicilia vi morirà
dopo pochi anni, lasciandoci altri capolavori, tutti riconoscibili per
quella felice sintesi tra luce e spazio e quel perfetto equilibrio tra
vero naturale e bello ideale, fra cronaca e storia, fra arte nordica e
arte italiana, che è il risultato più alto della sua pittura.
Tratto dalla
presentazione della
mostra alle Scuderie del Quirinale 18 marzo - 25 giugno 2006, curata da
Mauro Lucco, professore ordinario di Storia dell'Arte dell'Università di
Bologna con il concorso di un comitato scientifico internazionale. Il
sito ufficiale della mostra è
www.mostraantonellodamessina.it. |