Una commedia italiana
di Antonino Alizzi
Protagonisti
Silvio Biscioni – capo di governo e di società
economiche.
Marina Biscioni – sua figlia e padrone legale delle
società di cui sopra.
Fidel Confacio - Amministratore delle società di cui
sopra.
Poteri forti – Le grandi banche, i gruppi di pressione
finanziaria.
I mentecatti – Alcuni parlamentari servi di Silvio
Biscioni.
Trama:
Atto Primo
Silvio Biscioni, in pieno delirio di onnipotenza porta
vicino alla catastrofe finanziaria un intero stato asse
portante, o quasi, dell’economia mondiale.
I Poteri forti, consci del delirio di onnipotenza,
dell’incultura, e della mediocrità di Silvio Biscioni,
incapace di ascoltare le richieste di dimissioni,
complottano per far crollare in Borsa le società di
Silvio Biscioni causando una perdita netta in un solo
giorno del 12%.
Atto Secondo
Silvio Biscioni è troppo stupido per rendersene conto ma
non sua figlia ed il suo amministratore che, per amore o
per forza, hanno capito il chiaro segnale.
Questi si recano ambasciatori presso di lui per
convincerlo a lasciare tutto, pur proclamando a gran
voce che non si deve dimettere.
Atto Terzo
Ma come dimettersi senza perdere la faccia? Anzi come
dimettersi da vincente?
Le strade percorribili sono due: dimettersi per amor di
patria ma sarebbe come ammettere la propria colpa, la
propria incapacità nel non aver saputo evitare il quasi
disastro oppure farsi sfiduciare dal Parlamento, ma
questo è un ammettere che i suoi servi lo considerano
responsabile.
Atto Quarto
Entrano in scena i Mentecatti. Persone che pur non
avendo mai capito una mazza di politica cambiano
bandiera, in primis tal Carlacci, una poco più che
velina, pure racchia che si crede miss Universo insieme
ad altri sei soggetti.
I mentecatti, che pur di compiacere il padrone accettano
la sua richiesta di tradimento, l’importante è non
cadere dal cuore del padrone.
Atto Quinto
Con il cuore spezzato dalla tristezza Silvio Biscioni dà
le dimissioni.
Vittima di continui tradimenti non può continuare a
governare con una maggioran-za risicata. Non è colpa
sua, non è stato sfiduciato ma tradito.
L’importante è ora abbandonare la scena per un poco di
tempo e far tirare fuori dalla padella le castagne ad un
altro, una dichiarazione di operare dietro le quinte del
partito per il bene della nazione è una mossa azzeccata.
Atto Sesto
Il Presidente della Repubblica nomina capo del governo
un galantuomo capace, stimato dai poteri forti e di
sicuro impatto positivo sui cittadini e sulla scena
internazionale. I tanti che non credono nell’importanza
di un giuramento lo danno ovviamente per venduto ai
poteri forti. Può far comodo.
Atto settimo
Biscioni prepara la strategia futura: presentarsi come
paladino dell’equità, creare un nemico, i comunisti, i
vecchi comunisti imboscati ma che per forma mentis sono
rimasti comunisti presentando come segretario uno
giovane.
Stare acquattato per qualche anno e risorgere.
Testo
trasmesso
dall'autore lo 01/12/2011