Regno delle Due Sicilie. 1. Nuovo
Ministero 2. Squadra inglese a Napoli 3. Grazie ai
condannati politici.
1. II Giornale
Ufficiale del Regno delle Due Sicilie nel suo numero dei
9 Giugno [1859] pubblica i seguenti decreti del Rè
Francesco II dati lo stesso giorno:
«Nominiamo nostro
consigliere di Stato il Ministro Segretario di Stato
cav. D. Ferdinando Troia, che lasciando il portafoglio
della Real Segreteria di Stato e ministero della
presidenza del consiglio dei Ministri, riterrà il soldo
e gli averi della carica medesima. Il nostro consigliere
di Stato D. Carlo Filangieri, duca di Taormina, principe
di Satriano, è nominato ministro segretario di Stato
presidente del consiglio de’ ministri, e ministro
segretario di Stato della guerra. Egli percepirà gli
averi annessi alla carica di ministro segretario di
Stato presidente del consiglio dei ministri. Viste le
deteriorate condizioni di salute del cav. D. Giovanni
Cassisi, nostro ministro segretario di Stato per gli
affari di Sicilia in Napoli, e prendendo in
considerazione i lunghi suoi servigi, gli accordiamo il
ritiro con gli onori, grado e soldo della carica da lui
finora esercitata. Il cav. D. Salvatore Murena nostro
ministro di Stato delle finanze è nominato presidente
della suprema corte di giustizia in luogo del cav.
Jannaccone, messo al ritiro con gli onori della carica e
pensione di giustizia a termini di legge. Il cav. Murena
conserverà gli onori, grado e soldo della carica che
lascia. Il cav. D. Ludovico Bianchim, lasciando la
direzione della nostra real segreteria di Stato e
ministero dell’interno, è nominato consultore presso la
Consulta de’ nostri reali domini di qua del Faro,
conservando il grado e il soldo di direttore. Nominiamo
Intendente generale dell’esercito col soldo personale di
ducati 3,600 annui il brigadiere D. Carlo Piccenna, e
gli accordiamo in attestato della nostra sovrana
soddisfazione pe’ suoi servigi la onorificenza di
maresciallo di campo. L’Intendente della provincia di
Bari cav. D. Salvatore Mandarini, lasciando l‘incarico
provvisoriamente affidategli con nostro real decreto del
3 dell’andante mese, è promosso dalla terza alla seconda
classe, e destinato in Salerno. Il cav. D. Paolo Cumbo,
presidente della Consulta de’ nostri reali domini al di
là del Faro, è nominato nostro ministro segretario di
Stato per gli affari di Sicilia in Napoli. Sono nominati
direttori con referenda e firma delle nostre reali
segreterie di Stato e ministeri qui appresso
rispettivamente indicati: il consultore D. Raimondo de
Liguoro, per le finanze; l’intendente D. Luigi Ajossa,
pe’ lavori pubblici; il consigliere graduato della
suprema corte di giustizia D. Achille Rosica
[1a] per l’interno.
Ciascuno di essi percepirà l’annuo soldo di ducati
3.600».
2. Lo stesso
giornale annunziò l’arrivo nelle acque del golfo di
Napoli della squadra inglese composta di 6 vascelli, e
sotto gli ordini dell’ammiraglio Fonscheuve. E in quello
del 10 si legge:
«Ieri verso le 7 p.m.
S.A.R. il conte di Aquila, vice ammiraglio della nostra
R. Marina, si condusse a bordo della fregata inglese
Eurgolus a nome di S.M. il Rè N.S. a visitarvi S.A.R. il
principe Alfredo, secondogenito di S.M. la Regina
d’Inghilterra, ed esternargli la massima compiacenza che
la Maestà sua risente di aver potuto accoglierlo nel suo
reame, ed a profferirgli quanto può la più cordiale e
larga cortesia. A questi squisiti sentimenti la R.A.S.
Britannica corrispose con le più affettuose
manifestazioni di viva riconoscenza, limitandosi a
ringraziare la Maestà del Rè di tante gentili profferte
sol perché si trova in istretta educazione».
3. Il numero
poi del 16 Giugno, oltre a molti altri decreti di grazie
e beneficenze, contiene il decreto seguente:
«Francesco II ecc.:
volendo contrassegnare con atti di clemenza il nostro
avvenimento al trono, che la Divina Provvidenza ha
affidato alle nostre cure, ci siamo determinati di fare
sperimentare gli effetti della nostra sovrana indulgenza
ai rimanenti condannati ai ferri, alla reclusione, alla
relegazione ed alla prigionia per reati di Stato
commessi negli anni 1848 e 1849 che, non vennero
contemplati ne’ decreti di grazia de’ 27 dicembre 1858 e
18 marzo ultimo. Quindi seguendo gli impulsi del nostro
reale animo, abbiamo risoluto di decretare e decretiamo
quanto segue: art. 1. E’ condonata la pena
residuale a’ condannati ai ferri, alla reclusione, alla
relegazione ed alla prigionia per reati politici
commessi negli anni 1848 e 1849 non contemplati ne’
menzionati decreti del 27 dicembre 1858 e 18 marzo 1859,
secondo i notamenti esistenti nel Ministero di Grazia e
Giustizia».
Regno delle Due
Sicilie. 1. Nomine di Ministri e Consiglieri di Stato 2.
Ordine del Rè all’esercito di terra e di mare
1. Nel
Giornale del Regno delle Due Sicilie leggiamo i decreti
seguenti:
«Francesco II ecc.
volendo che gli affari delle nostre reali segreterie e
ministeri di Stato si abbiano lo spedito corso, tanto
necessario alla prosperità della cosa pubblica ed al
benessere de’ nostri amatissimi sudditi: abbiamo
risoluto di decretare e decretiamo quanto segue:
art.1. Discarichiamo il cav. D. Salvatore Murena, il
cav. D. Francesco Scorza, ed il cav. D. Ludovico
Bianchini, dai portafogli delle reali segreterie di
Stato che provvisoriamente dirigono, de’ Lavori
Pubblici, di Grazia e Giustizia e della Polizia
generale».
«… vista la legge del
6 gennaio 1817, e l’atto sovrano del 16 agosto 1841:
abbiamo risoluto di decretare e decretiamo quanto segue:
art.1. Nominiamo nostri consiglieri di Stato: il
Duca di Taormina D. Carlo Filangieri, principe di
Satriano; il principe di Cassare D. Antonio Statella; il
duca di Serracapriola D. Nicola Maresca, che riterrà
l’attuale sua carica di vice presidente della Consulta
de’ nostri reali dominii di qua del Faro. Ci riserbiamo
di avvalerci, sempre che lo stimeremo opportuno, de’
loro lumi e della loro esperienza. La presente nomina
non porterà innovazione agli attuali loro averi.
Nominiamo nostro Ministro segretario di Stato degli
affari ecclesiastici e della pubblica istruzione, il
cav. D. Francesco Scorza, attuale direttore con
referenda e firma della stessa real segreteria di
Stato».
«… volendo che le
nostre reali segreterie e ministeri di Stato de’ Lavori
Pubblici, di Grazia e Giustizia, e della Polizia
generale, non rimangano prive di capi, e finché non
provvederemo a’ ministeri in modo definitivo, abbiamo
risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue:
art. 1. L’Intendente D. Salvatore Mandarini;
l’avvocato generale della corte suprema di giustizia D.
Cesare Galletti: ed il procuratore generale sostituto
della gran corte criminale di Napoli D. Francescantonio
Casella sono destinati a prendere provvisoriamente, e
nel rispettivo ordine sopraindicato, la firma e
referenda delle reali segreterie di Stato e ministeri
de’ Lavori Pubblici, di Grazia e Giustizia, e della
Polizia generale».
Tutti questi decreti
sono dati da Capodimonte, dove ora risiede la reale
famiglia.
2.
Lo stesso giornale reca il seguente:
«Ordine di sua Maestà allarmata di terra e di mare.
Interprete fedele della volontà espressa dall’augusto
nostro amatissimo genitore dal suo letto di dure
sofferenze, adempiamo al sacro dovere di trasmettere i
suoi ultimi addio, e i suoi ringraziamenti all’Armata di
terra, e di mare, manifestando la piena soddisfazione
sotto ogni rapporto onde era colmo il suo real animo; a
questa fedele armata, che seppe, in ogni tempo e in ogni
occasione, e per tutte le vie corrispondere
degnissimamente, con la sua disciplina e col suo valore,
alla predilezione pel grande Rè che ne fu il fondatore
ed il compagno; a quest’Armata, cui noi stessi andiam
superbi di appartenere e di averne fatto parte sin dai
nostri primissimi anni; il che ci ha dato l’agio di
conoscerla e di valutarla dappresso. Cercheremo
pertanto, con l’aiuto del Dio degli eserciti, con tutte
le nostre forze, a continuare in tutto ciò che possa
intendere al maggior incremento, vantaggio e lustro
della nostra Armata di terra e di mare, sicuri che essa
continuerà sempre a serbare fedeltà inconcussa al real
trono, e ritener così il nome che si è acquistato, e che
voglia insieme con noi innalzare all’onnipotente Iddio
preghiere per la grande anima di quel santo monarca che,
sino negli ultimi istanti di sua vita, sen sovveniva, e
Iddio pregava pel Paese e per l’Armata tutta».
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